IL PROGRAMMA DI
RIFONDAZIONE COMUNISTA
PER LA REGIONE ABRUZZO
Diversi davvero
Non è un caso che Rifondazione non sia coinvolta nell’inchiesta della magistratura e che non abbia votato le delibere incriminate. Dagli anni ‘90 abbiamo costantemente denunciato l’arbitrario trattamento di favore riservato alle cliniche private, in particolare a quelle di Angelini. Siamo stati l’unica forza politica che ha mantenuto lo stesso rigore al governo e all’opposizione scontrandosi con chi nel centrodestra e nel centrosinistra si contendeva il sostegno della sanità privata (voti, assunzioni, finanziamenti e - ora ne abbiamo conferma - anche tangenti). Durante la giunta Falconio - Del Colle (assessore alla sanità passato poi con Forza Italia) ci opponemmo a un Piano Sanitario che regalava accreditamenti e posti letto ai privati e non prevedeva controlli incisivi. Già allora ci rivolgemmo alla magistratura per fornire elementi sulla moltiplicazione dei ricoveri in determinate cliniche sulla base dell’analisi delle schede di dimissione. Durante la giunta Pace criticammo duramente la “cartolarizzazione” (almeno 100 milioni di euro regalati alla sanità privata) e lo strano ruolo affidato alla FIRA nel campo della sanità e nella gestione dei finanziamenti alle imprese (truffa da 16 milioni di euro alla Regione sui fondi Docup per finanziamenti erogati a società fantasma).
L’esperienza di governo regionale è stata segnata da un costante scontro con Del Turco e gli altri indagati su questi ed altri temi. Esprimemmo immediatamente la nostra contrarietà per il recupero di un personaggio come Masciarelli, ci opponemmo a tutti i nuovi accreditamenti a cliniche private incomprensibili nel mentre si discuteva di tagli di spesa, e fummo gli unici a non votare la seconda “cartolarizzazione”. In tutti i passaggi abbiamo formulato proposte e emendamenti intervenendo sul Piano sanitario, quello di rientro e la legge sull’accreditamento. C’era chi taceva, chi votava, chi dormiva.
Quando ci sono cose poco chiare o discutibili Rifondazione non ha mai chiuso gli occhi o fatto finta di non vedere. Nel marzo 2007 abbiamo presentato un’interrogazione al Presidente della Regione e all’assessore alla sanità in merito alla super-utilizzazione di posti letto presso le cliniche del gruppo Angelini. Nel gennaio 2008 non abbiamo votato la delibera Deutsche Bank che avrebbe regalato altri 14 milioni al gruppo Angelini. Far parte di una coalizione non implica rinunciare alle battaglie che per noi si combattono sempre all’ interno delle istituzioni e fuori con i cittadini, i lavoratori, i movimenti. Dicono che siamo il partito del no. Sanitopoli dimostra il contrario.
Diamo fastidio perchè siamo una voce scomoda fuori dal coro. Per questo vorrebbero cancellarci nelle istituzioni e nel paese. Perchè siamo diversi davvero.
Il centrodestra e sanitopoli.
L’Abruzzo torna al voto dopo i clamorosi arresti di luglio. Il centrodestra è sicuro di beneficiare dell’indignazione derivante dall’inchiesta giudiziaria. Il paradosso abruzzese è che il centrodestra è coinvolto in Sanitopoli fino alla cima dei capelli. Risultano indagati l’ex-presidente Pace, l’on. Aracu, Domenici, ex- assessore alla sanità della precedente giunta regionale di centrodestra, e altri personaggi che avevano nominato ai vertici della FIRA e della ASL di Chieti.
E’ negli anni del governo regionale di centrodestra che venne messo a punto il sistema che ruotava intorno alla FIRA di Masciarelli, arrestato e rinviato a giudizio anche per l’inchiesta sui fondi Docup. Secondo i magistrati, l’associazione a delinquere costituita da personaggi del centrodestra ha poi passato il testimone alla nuova associazione, sempre per delinquere, capitanata da Del Turco per il tramite del pluri-indagato Masciarelli.
Se siete scandalizzati da Sanitopoli, e non vi va giù il fatto che qualcuno si arricchisca con i soldi delle vostre tasse, fareste bene a ripensarci prima di votare centrodestra! Se ve la siete presa con Del Turco non è il caso di votare centrodestra. L’ex-governatore della Puglia Fitto, per il quale i magistrati avevano richiesto l’arresto per corruzione, falso e illecito finanziamento proprio in relazione a un’inchiesta sulle cliniche private, è stato promosso da Berlusconi alla carica di deputato e oggi fa il ministro.
Liberare l’Abruzzo.
La questione morale in Abruzzo è un’emergenza e coinvolge, purtroppo, settori ampi del centrodestra e del PD. Lo diciamo da anni e i fatti sono andati oltre le nostre stesse previsioni. Gran parte delle inchieste (Montesilvano, FIRA, sanità, acqua) riguardano questioni sulle quali Rifondazione ha dato battaglia.
Corruzione, intreccio affari-politica, pratiche clientelari e malcostume amministrativo costituiscono il problema dei problemi della politica abruzzese. Non c’è futuro per la nostra Regione se non si rompe questa cappa asfissiante. La questione morale è anche una questione sociale, perchè sottrae e sperpera risorse pubbliche, provoca l’aumento della pressione fiscale, distorce i processi decisionali e la vita democratica, saccheggia l’ambiente, rende inefficienti i servizi e la pubblica amministrazione, penalizza merito, intelligenze, competenze.
Non è possibile affrontare i problemi dell’economia, della sanità, dell’ambiente, della formazione, della riforma della pubblica amministrazione se non si promuove una netta discontinuità nei programmi, nelle regole e nei comportamenti rispetto al passato. Non è stato facile determinare le condizioni per l’unità del centrosinistra perchè molte sono state, soprattutto nel PD, le resistenze al cambiamento. Abbiamo posto il tema delle liste pulite e dell’esclusione dalle candidature di persone coinvolte nei recenti scandali che hanno umiliato la nostra Regione (sanità, acqua, ecc.).
Ci presentiamo uniti a sostegno della candidatura a presidente di CARLO COSTANTINI, con il quale abbiamo condiviso in Abruzzo tante battaglie per la trasparenza e la legalità e, soprattutto, con un programma di rinnovamento. Senza queste condizioni non avremmo accettato una convergenza unitaria, ma proprio perchè ci teniamo alle nostre battaglie di sinistra coerente non abbiamo voluto regalare una vittoria sicura a una destra che a livello nazionale sta già facendo molti danni.
Una sconfitta della destra in Abruzzo sarebbe un bel segnale per tutti i movimenti di opposizione al governo Berlusconi, uno stop alla sua politica di attacco alla scuola, ai servizi pubblici (fino alla recente proposta di privatizzazione degli ospedali pubblici), ai diritti dei lavoratori, ai principi costituzionali. Il terremoto causato dalle inchieste giudiziarie offre all’Abruzzo l’occasione per liberarsi di una politica subalterna agli interessi forti e incapace di dare risposte ai bisogni sociali perchè troppo impegnata nel riprodurre i propri serbatoi di consenso clientelare.
C’è bisogno di politica pulita e di proposte concrete in grado di permettere all’Abruzzo di fronteggiare la crisi economica, il federalismo fiscale, estendere i diritti sociali, difendere l’ambiente e la qualità della vita, produrre innovazione. In queste elezioni possiamo battere lo schieramento berlusconiano, ma soprattutto provare a cambiare la politica. Il voto a Rifondazione Comunista è il voto utile a sinistra.
1. Meno privilegi, più democrazia
La necessità di risultare credibili dopo lo scandalo sanità ha finalmente spinto verso una profonda autoriforma la politica. Purtroppo nel recente passato ci siamo quasi sempre ritrovati soli nel fare certe battaglie. Per restituire credibilità all’istituzione regionale bisogna abolire privilegi oggi giustamente percepiti come intollerabili dalla cittadinanza.
Le indennità e i vitalizi di consiglieri e assessori regionali sono assolutamente spropositati, anche se paragonati a categorie come i docenti universitari o i medici primari. Si tratta di una battaglia storica di Rifondazione che finalmente è diventata parte del programma della coalizione che sostiene Carlo Costantini presidente.
Prevediamo una drastica riduzione delle indennità e dei vitalizi di Consiglieri ed Assessori e un taglio dei costi complessivi della politica regionale compresi Enti/Agenzie/Aziende regionali e/o partecipate. Il primo antidoto contro corruzione, sprechi e clientelismo è la trasparenza delle istituzioni e la partecipazione popolare, in sintesi il rafforzamento della democrazia. E abbiamo già fatto approvare in Consiglio Regionale, nel corso dell’ultima seduta, una riforma storica.
La Regione Abruzzo, grazie a Rifondazione, è la prima in Italia ad aver istituito l’anagrafe pubblica degli eletti (su internet). I cittadini avranno la possibilità di conoscere con facilità non soltanto l’attività svolta dai vari enti, ma anche tutti i dati inerenti l’attività degli eletti, e avranno accesso ad atti e informazioni. Occorre dare ad ognuno la possibilità di conoscere l’operato di ogni singolo consigliere e assessore regionale. Quante volte sono presenti e assenti. Come e se lavorano. Se sono assenteisti o quante volte e come votano, in consiglio o nelle commissioni, le loro interrogazioni, interpellanze, mozioni, ordini del giorno, prese di parola.
E ancora: quali le loro situazioni patrimoniali, immobiliari, finanziarie, fiscali, societarie, i loro incarichi remunerati, chi li ha finanziati in campagna elettorale, ecc. Ovviamente la norma riguarda anche tutto ciò che concerne le nomine, gli incarichi e consulenze esterne, le società interamente pubbliche e quelle partecipate, insomma la pubblica amministrazione tutta. Sarà possibile seguire su internet anche i lavori consiliari attraverso pubblicizzazione delle sedute e degli argomenti in discussione nelle Commissioni e in Consiglio con archiviazione fruibile, attraverso resoconto stenografico e audio video. Si tratta di uno strumento della democrazia diretta che pone il candidato e l’eletto sotto la lente dell’elettore, in modo che questi possa conoscerlo, seguirlo nella sua attività politica, monitorare le sue scelte e anche i suoi interessi. Tutte informazioni indispensabili a garantire al cittadino un voto consapevole. Adesso bisognerà battersi perchè quanto previsto nella norma sia effettivamente realizzato.
Altro elemento essenziale è la trasmissione radiotelevisiva, attraverso le emittenti locali, delle sedute del Consiglio. Una vera riforma della politica necessità di nuovi spazi di democrazia, controllo e partecipazione. Per questo è fondamentale procedere subito all’attuazione dell’art. 14 dello Statuto regionale con la promozione della legge regionale sulla partecipazione che preveda la possibilità da parte dei cittadini di concorrere alle scelte amministrative, di inviare richieste e proposte, di partecipare alle commissioni, ecc. e da parte delle istituzioni di fare giunte aperte, di prevedere incontri pubblici di confronto diretto tra cittadini ed eletti, ecc. E’ nostro impegno rendere effettiva la possibilità di richiedere referendum regionali.
Contro la disinformazione e l’eccessiva burocratizzazione proponiamo la redazione di una mappa annuale regionale di tutte le opportunità e i contributi concessi dalla regione e dai suoi enti strumentali, sportello unico regionale per tutte le richieste di informazioni e consulenza, bura gratis on-line, sito internet specifico per bandi, avvisi, contributi e gestione di fondi. Ci batteremo per l’abrogazione di tutte le leggi regionali che prevedono contributi specifici e finanziamenti per opere pubbliche a pioggia e promuoviamo piani triennali di interventi per superare l’atavica tendenza allo spreco clientelare. Proponiamo l’istituzione di un servizio che renda comprensibile, e quindi accessibile a tutti, il bilancio regionale (come nella Regione Lazio).
Vanno introdotte in tutti i campi norme sulla trasparenza, sulla netta separazione tra funzione politica e funzione di gestione, promuovendo la partecipazione volontaria dei cittadini negli organi di controllo e gestione, inserendo criteri di valutazione di efficienza e trasparenza dei servizi e degli uffici da parte dei cittadini/utenti.
Non c’è riforma della politica senza la messa in discussione del suo carattere monosessuato. Per questo è fondamentale promuovere il diritto paritario tra i sessi all’accesso alla vita politica anche attraverso la proposta di legge sulla “pari rappresentanza tra uomini e donne” e la previsione che nella composizione della Giunta nessun sesso possa superare il 70%. Proponiamo una riforma della legge elettorale con l’introduzione della doppia preferenza di genere (e ovviamente l’abolizione del listino). Si tratta di una proposta che avevamo avanzato nella precedente consiliatura, ma che fu ostacolata anche da autorevoli esponenti del centrosinistra. Ora è stata rilanciata anche da Veltroni a livello nazionale e, quindi, in caso di vittoria del centrosinistra non dovrebbe trovare ostacoli. Con l’approvazione di queste riforme la regione Abruzzo farà finalmente notizia sul piano nazionale per qualcosa di positivo e non per scandali, arresti, sprechi e ruberie.
2. Riorganizzazione del sistema sanitario regionale
E’ nel sistema sanitario regionale che sono scoppiati i recenti scandali ed è dal sistema sanitario regionale che si verifica il maggior drenaggio delle risorse pubbliche a danno di tutti gli altri settori della vita regionale. Il contenimento della spesa non può essere perseguito penalizzando il diritto dei cittadini alla salute, ma eliminando tutte le distorsioni che hanno alimentato sprechi e ruberie. La spesa sanitaria va indirizzata sulla base degli effettivi bisogni della popolazione dando finalmente centralità a una programmazione fondata sui dati.
C’è bisogno in Consiglio Regionale di forze, come Rifondazione, che si sono sempre battute contro le logiche clientelari e la corruzione e che abbiano il coraggio e la determinazione di portare avanti una politica di reale cambiamento che può esservi soltanto smantellando i meccanismi truffaldini che hanno condotto all’attuale disastro.
E’ necessaria una profonda riforma della sanità regionale che deve essere elaborata nel quadro di un dibattito pubblico che si svolga alla luce del sole. In primo luogo occorre intervenire drasticamente nel rapporto tra pubblico e privato. E’ assolutamente opportuno che le convenzioni a contenuto generale con le cliniche private siano risolte per legge, salvo adottare successivamente nuove convenzioni per specifiche prestazioni cui le strutture pubbliche non possano far fronte e che viceversa siano disponibili presso le strutture private (in caso di stretta necessità). E’ inutile dire che un intervento di questo genere costituisce forse il principale strumento, almeno nella nostra realtà regionale, per la moralizzazione della politica e dell’amministrazione regionale.
Riteniamo necessarie una serie di misure:
- Sviluppo dei servizi territoriali ed eliminazione delle lunghe liste d’attesa: attivando i distretti sanitari di base, uniformemente distribuiti sul territorio, in grado di erogare tutte le prestazioni diagnostiche (risonanza magnetica, TAC, ECO, ECG, etc…) nonché le prestazioni specialistiche e di laboratorio ed attivando un’efficiente rete di assistenza domiciliare integrata per malati cronici, anziani e disabili.
- Istituzione di un elenco regionale delle malattie che possono realmente beneficiare delle cure riabilitative, depennando tutte le altre, con recupero di risorse ed efficienza.
- Rapporto sanità pubblica-cliniche private, controlli e sanzioni: occorre una chiara definizione della funzione, del ruolo, dell’entità, della distribuzione territoriale dei servizi e della specialistica da richiedere come compartecipazione ai privati nell’erogazione delle prestazioni per conto del sistema sanitario regionale. Occorre inoltre l’introduzione di efficaci sistemi sanzionatori e di controllo (compresa la revoca dell’accreditamento per chi è responsabile di comportamenti fraudolenti).
- Creazione di una rete ospedaliera pubblica di eccellenza: i maggiori ospedali vanno dotati di risorse umane, competenze e tecnologie di avanguardia, attribuendo compiti di diagnosi e cura delle patologie di minore complessità ed impegno agli ospedali intermedi integrati con la rete dei piccoli ospedali riconvertiti.
- Necessità della programmazione in sanità: ricollocamento in posizione centrale dell’Osservatorio Epidemiologico regionale, per supportare una programmazione basata su reali bisogni di salute dei cittadini per sottrarre le scelte tecniche all’arbitrarietà attuale.
- Razionalizzazione e potenziamento della rete d’urgenza/emergenza: investimenti per la piena funzionalità dei pronto soccorso, attivazione dell’osservazione breve per ridurre i ricoveri impropri, revisione del sistema di pagamento dei tickets in pronto soccorso.
- Intervenire per la revisione del sistema di pagamento detto “a prestazione” o DRG, modalità che ha prodotto una abnorme eccedenza di ricoveri (indispensabile la ritariffazione).
- Nuove regole per le nomine dei Direttori Generali delle ASL che vanno responsabilizzati, come tutti i tutti i livelli apicali con criteri di valutazione strettissimi centrati su qualità ed esiti di salute, non solo sui budget.
- Introduzione di un sistema di concorsi che sottragga definitivamente le nomine dei primari al controllo della politica.
- Potenziamento dei servizi relativi alla prevenzione e alla salute mentale.
Il susseguirsi di scandali relativi alla sanità in molte regioni italiane dovrebbero far riflettere tutti coloro che hanno sostenuto le pseudo-riforme fondate sull’aziendalizzazione della sanità non a caso cominciate con il ministro De Lorenzo. Per esempio è evidente che il potere assoluto di manager monocratici, come i direttori generali delle ASL, nominati discrezionalmente dai politici non ha rappresentato certo un veicolo di efficienza e rigore. I manager sono molto potenti e fuori controllo nell’azienda, estremamente deboli verso i politici che li hanno sponsorizzati. Rifondazione propone a livello nazionale da anni di superare l’attuale assetto normativo e organizzativo recuperando i caratteri democratici che devono essere propri del Servizio Sanitario Nazionale.
Unica voce fuori dal coro abbiamo per anni denunciato anche le conseguenze del federalismo e della fascinazione bipartisan per la sanità privata, in realtà un privato a spese del pubblico, con il proliferare di cliniche convenzionate, anzi sovvenzionate. Il pubblico paga, i privati guadagnano (talmente tanto da poter distribuire tangenti a destra e manca).
3. Difendi la tua terra.
L’Abruzzo è stato per troppo tempo saccheggiato e sfigurato dall’ignoranza delle classi dirigenti e dall’intreccio tra affari e politica. In Abruzzo si vive una situazione paradossale: eravamo la Regione Verde d’Europa e ora viviamo in piena emergenza ambientale. Discariche tossiche (circa 500 siti inquinati oltre alla mega-discarica di Bussi), falde acquifere e fiumi inquinati, cementificazione selvaggia, cave ovunque… ed ora avanzano minacciosi il Centro Oli di Ortona e la scelta del governo Berlusconi di trasformarci in “regione petrolifera” (35% del territorio regionale), un pericolo mortale per un’economia che ha tra i suoi punti di forza l’agricoltura di qualità e il turismo.
L’Abruzzo ha bisogno di una svolta per fermare il consumo di suolo e tutelare il paesaggio, salvaguardare la costa e le nostre spiagge (la costa abruzzese è la più cementificata d’Italia), bonificare i siti inquinati e risanare i fiumi, punire severamente gli inquinatori e far funzionare i depuratori (l’Abruzzo ha il record dei depuratori che non funzionano), promuovere il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, la raccolta differenziata, la mobilità sostenibile (piste ciclabili, trasporto pubblico ecologico).
L’Abruzzo è la seconda regione in Italia (dopo il Veneto) per dotazione di infrastrutture viarie extraurbane, d’altra parte si è assistito a un progressivo smantellamento della rete ferroviaria riducendo le percorrenze ed eliminando alcune tratte. Va aperta una vertenza con il governo e Trenitalia per sviluppare e riqualificare la rete del ferro (Pescara-Roma, Metropolitana di costa e Treno dei parchi) come esigenza sociale (pendolari) e ambientale.
La nostra Regione ha una vocazione turistica evidente, da tutti riconosciuta. Ma il turismo di qualità vuole un territorio e un ambiente tutelati nei loro valori paesaggistici e culturali. Gli investimenti di Stato e Regione su Parchi e Riserve, che coprono un terzo dell’Abruzzo, sono assolutamente insufficienti a dare impulso all’economia locale delle zone montane. La restante parte del territorio, altrettanto bella, è abbandonata a se stessa, in preda a uno sviluppo edilizio dissennato. Occorrono una nuova legge urbanistica e un Piano Paesistico rigoroso che tutelino tutto il territorio regionale, che fermino l’edificazione selvaggia delle campagne e della costa e sottraggano le città alla speculazione edilizia, promuovendo la riqualificazione degli attuali perimetri urbanizzati.
Dal 1983 l’Abruzzo attende un Piano regionale per le attività estrattive come prescrive la legge nazionale, in assenza del quale si sono moltiplicate le cave. Va immediatamente bloccato qualsiasi ampliamento o nuova autorizzazione fino all’approvazione del Piano. Va rivisto il Piano demaniale/marittimo regionale per fermare la cementificazione delle nostre spiagge e garantire la fruibilità e la visibilità del mare.
L’Abruzzo è ricco di acqua che va difesa dai privatizzatori e da quelli che la gestiscono con affarismo, incompetenza e clientele. Un governo regionale di centrosinistra ha la possibilità di rendere inefficaci le norme volute dal governo Berlusconi di privatizzazione dei servizi idrici, ma deve anche riformare radicalmente enti e società di gestione raccogliendo le indicazioni provenienti dai movimenti e dalle associazioni.
Difendiamo i beni comuni, la bellezza, la qualità della vita, il futuro. La Regione Verde ha bisogno di una politica pulita.
4. L’alternativa agli inceneritori
Se era per Del Turco in Abruzzo sarebbe stata avviata la realizzazione di almeno tre inceneritori (Chiodi si dichiarò favorevole). Fortunatamente c’era Rifondazione che ha imposto un Piano Regionale innovativo che va ulteriormente sviluppato. Innanzitutto puntiamo sulla raccolta differenziata che è ancora insufficiente (20%) e su incentivi/sanzioni ai Comuni per generalizzare implementare la raccolta “porta porta”. Non diciamo solo no agli inceneritori, business che fa gola agli stessi soggetti che nel passato hanno fatto affari con le discariche, ma Rifondazione ha formulato anche proposte concrete, praticabili, alternative. La programmazione di settore deve orientarsi verso la rapida messa in opera di un sistema di impianti dedicati in via prioritaria al recupero di materia, favorendo le filiere brevi.
Vanno messe in atto politiche incisive per la riduzione della produzione di rifiuti. Su due assi: green procurement e controllo delle attività ad alto impatto dal punto di vista della produzione di rifiuti.
E’ indispensabile la promozione di un sistema impiantistico decentrato per il trattamento dei rifiuti compostabili, cogestito dal mondo dell’agricoltura e l’ammodernamento degli impianti centralizzati (uno per ciascuno dei 4 ATO) per il trattamento a freddo dei rifiuti non riciclabili o non differenziati.
E’ necessaria una rigorosa verifica delle attività industriali alle quali è stato consentito l’impiego di CDR quale combustibile (per esempio i cementifici). Dopo anni di gestione fallimentare del settore va attuato un rigoroso controllo delle attività dei futuri ATO, mediante indicatori di obiettivo e sostegno delle competenze, e la riforma dell’Osservatorio regionale rifiuti: da organismo tecnico a sede di indirizzo partecipativo (che veda dunque la partecipazione dei cittadini, delle loro associazioni e delle categorie interessate). Possiamo evitare di respirare le diossine degli inceneritori e creare tanti posti di lavoro.
5. Un programma per il lavoro
La priorità delle priorità rimane purtroppo quella degli incidenti e delle morti sul lavoro. Vanno emanate celermente le delibere attuative del Piano Sanitario in materia di azioni positive per garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. La crisi in atto aggrava la già drammatica situazione occupazionale (intreccio di disoccupazione e precarietà) e richiede un intervento incisivo ed efficace della politica regionale. Neanche gli americani credono più che il mercato risolva tutti i problemi!
L’eccessivo livello dell’imposizione fiscale della Regione, causato dalla voragine della spesa sanitaria e dal persistere di sprechi clientelari, rappresenta un ostacolo all’insediamento di nuove imprese. Va perseguita la riduzione entro il 2010 delle addizionali sulle aliquote fiscali per rilanciare l’economia (finalizzando la riduzione alla creazione di occupazione stabile) e pesare meno sui redditi di lavoratori e pensionati. La lotta contro la precarizzazione del lavoro è l’asse della politica di Rifondazione.
Va approvata una nuova legge quadro regionale che incentivi l’occupazione a tempo indeterminato di lavoratori/lavoratrici (contrastando, con disincentivi, il ricorso al lavoro precario e temporaneo), con particolare attenzione alle “fasce deboli” del mercato del lavoro (donne, giovani, disoccupati e inoccupati di lunga durata), affiancata da una iniziativa indirizzata a prosciugare definitivamente il bacino residuo di LSU con soluzioni di occupazione stabile.
Va perseguita la stabilizzazione dei precari della regione (le norme approvate nell’ultimo consiglio regionale non comprendono purtroppo tutte le figure di lavoro precario che operano presso ASL, ARTA, ecc. e quindi va reso omogeneo il provvedimento, escludendo ovviamente i “portaborse”). La precarietà va contrastata anche nel settore pubblico dove le esternalizzazioni dei servizi dilagano garantendo lauti guadagni sulla pelle di lavoratori senza diritti.
Vanno ridefinite e rifinanziate le leggi regionali per la promozione di nuova imprenditoria femminile e giovanile e va approvata una legge quadro che incentivi gli investimenti pubblici e privati finalizzati ad attività di valorizzazione e conservazione dei beni culturali e ambientali. Fondamentale è una legge regionale di promozione e sostegno per l’Università, l’innovazione tecnologica e la ricerca (che fino a oggi hanno ricevuto meno soldi delle sagre), anche al fine di evitare la “fuga di cervelli” offrendo maggiori prospettive ai giovani ricercatori.
Bisogna puntare alla qualificazione dei Centri per l’impiego, al fine del potenziamento delle funzioni attinenti alle politiche attive del lavoro, in stretta connessione con la formazione professionale. Va contrastato il lavoro nero favorendone l’emersione e la regolarizzazione. C’è bisogno di elaborare una politica industriale che favorisca la crescita del tessuto economico intorno ai poli esistenti e vanno aboliti finalmente i Consorzi ASI attribuendo le competenze agli enti locali. Piccole imprese, commercio e artigianato (che attende una seria legge di riforma del settore) necessitano di politiche volte a favorire l’accesso al credito e del rafforzamento del sistema dei confidi e delle cooperative di garanzia.
Va sviluppata una politica di sostegno alle nuove forme di lavoro autonomo e al sempre più largo “popolo delle partite IVA”. Secondo la vulgata Rifondazione non difende i lavoratori autonomi, ma si dimentica che - per esempio - siamo l’unico partito che si è sempre opposto allo sproporzionato proliferare senza regole della grande distribuzione la cui densità in Abruzzo è da primato nazionale (382 mq per 1.000 abitanti / media nazionale 205 mq). Le norme contenute nella legge approvata nel luglio 2008 positive sul terreno dei diritti dei lavoratori sono frutto di un duro confronto, ma vanno rese ancor più incisive sul piano della moratoria a nuovi insediamenti e concretizzate in interventi a sostegno della piccola distribuzione, per non desertificare i piccoli centri e le città, promuovendo la sinergia tra commercio, turismo, artigianato e agricoltura tipici.
Le potenzialità turistiche dell’Abruzzo sono ancora sotto-utilizzate: un pur indispensabile aumento delle risorse a sostegno del turismo non è sufficiente senza un corposo lavoro di riordino della legislazione e senza una profonda ridefinizione del settore a partire dal ruolo del sistema organizzativo pubblico. In un’epoca segnata dalla precarietà è urgente l’istituzione di un Reddito sociale regionale che preveda misure di sostegno economico e di accesso ai servizi e ai trasporti per le fasce più povere della popolazione e per i giovani lavoratori (nei periodi di non-lavoro) in stretta correlazione con progetti mirati di formazione professionale funzionale all’inserimento lavorativo, recupero scolastico e sostegno agli studi. Per il resto soltanto la ripresa del conflitto di classe, che comincia a profilarsi con le scadenze proposte da CGIL e sindacati di base, può consentire di affrontare una crisi che colpirà famiglie che già non arrivano alla fine del mese e un mondo del lavoro precarizzato su cui incombe la batosta della recessione e dei licenziamenti.
Sono proprio i bassi salari, le pensioni striminzite, i lavori precari, i licenziamenti più facili, a costituire l’essenza del liberismo che oggi celebra il suo fallimento invocando il soccorso dello Stato. Una redistribuzione del reddito a beneficio del lavoro è la strada per ridare fiato all’economia reale.
6. Agricoltura
Nell’ambito di quanto previsto Piano di Sviluppo Rurale (PSR) occorre promuovere e sviluppare le produzione tipiche e di qualità del nostro territorio, con particolare attenzione all’agricoltura biologica e a basso impatto ambientale e sviluppare progetti territoriali virtuosi, promuovendo la filiera corta a tutela dell’agricoltore e del cittadino consumatore, realizzando anche i mercati a km 0. Dopo l’approvazione della legge da noi proposta nella scorsa legislatura che vieta, per via cautelativa, le coltivazioni Ogm sul nostro territorio, la nostra regione deve ora adottare una legge specifica sulla tutela della biodiversità che implementi quanto già predisposto dal PSR.
Ci impegniamo ad attivarci per rafforzare il turismo ambientale tramite progetti locali di sviluppo rurale che comprendano la tutela del territorio, la salvaguardia della biodiversità locale, la valorizzazione del paesaggio agricolo, l’agricoltura biologica, l’edilizia ambientale.
Rifondazione ritiene urgente dare una soluzione reale alla chiusura dei zuccherifici, abbandonando le velleità di progetti di centrali a biomasse che non tutelano ne l’occupazione ne il territorio e tanto meno gli agricoltori. Bisogna inoltre riformare gli enti regionali e locali che si occupano di agricoltura a partire dai numerosi ed esosi Consorzi di bonifica.
7. Diritti sociali, casa, migranti
Politiche sociali. Va data piena attuazione al Piano Sociale Regionale 2007-2009. Vanno utilizzati i fondi comunitari per aumentare le risorse a disposizione per le politiche sociali. Va elaborato un Piano Socio-sanitario che affronti il tema dell’integrazione sociosanitaria sul territorio con l’attivazione di un fondo regionale per la non autosufficienza che razionalizzi gli interventi sanitari e sociali rivolti alle persone non autosufficienti (alimentato anche con il coinvolgimento delle fondazioni bancarie).
Provvedimenti legislativi da approvare: legge regionale che introduca una spesa sociale minima pro capite destinata a finanziare i Livelli Essenziali di Assistenza a valere sui bilanci di Regione ed Enti Locali; legge quadro regionale sulla socio assistenza che determini i diritti e le opportunità dei cittadini abruzzesi, che attui la riforma delle IPAB, faccia chiarezza sulle tipologie di gestione dei servizi sociali da parte degli Enti Locali ed introduca requisiti strutturali e gestionali dei servizi sociali alla stregua di quanto già realizzato in campo sanitario; legge regionale sul sistema dell’affidamento dei servizi alla persona che faccia finalmente chiarezza sulle modalità in cui i gli Enti Locali affidano i servizi a cooperative ed associazioni e che tuteli realmente il lavoro degli operatori del sociale.
La strategia di riforma deve prevedere la coincidenza tra Ambiti Territoriali Sociali e Distretti Sanitari, maggiori controlli sui livelli e sulla qualità di spesa sociale dei Comuni, la razionalizzazione degli interventi sociali attuati con i vari strumenti di programmazione regionale con l’eliminazione di sprechi e sovrapposizioni (interventi simili per categorie svantaggiate previsti con il Piano di Sviluppo Rurale, POR, Piano Sociale Regionale, proliferazione di Osservatori che osservano tutti gli stessi fenomeni). E’ indispensabile un Piano nidi che dia piena attuazione agli obiettivi di Lisbona ed elimini la vergognosa carenza di strutture per l’infanzia nell’intera Regione.
La casa è un diritto, ma non si direbbe. E’ necessario avviare una stagione di rilancio della politica della casa. La crescita edilizia degli ultimi anni non ha risolto i problemi come spesso accade al libero mercato. Più case si costruiscono e meno ce ne sono per chi ne ha più bisogno.
Ad un mercato della casa (proprietà e affitto) sempre più inaccessibile, si è accompagna l’assoluta insufficienza di interventi nel campo dell’edilizia residenziale pubblica, rivolta ai cittadini meno abbienti. Va predisposto un Piano per favorire l’accesso alla residenzialità per le famiglie a basso reddito, per i giovani, per gli immigrati e gli studenti. Una strategia diversificata che cerchi di corrispondere ai differenti bisogni presenti nella società.
Vanno investite risorse nella edilizia residenziale pubblica (la cui normativa va riformata) e va promossa la realizzazione di abitazioni in locazione a canone agevolato e housing sociale (con strumenti finanziari di intervento e sostegno pubblico e anche con interventi nel campo della normativa urbanistica). Abbiamo predisposto un pacchetto di misure che incentivino i proprietari verso le locazioni a canone concordato e di interventi a sostegno di chi non riesce a pagare il mutuo per l’acquisto della prima casa. Vanno previsti strumenti per verificare che la case in edilizia convenzionata siano realmente pagate in base ai parametri regionali, senza migliorie obbligatorie. Fondamentale è il coinvolgimento delle fondazioni bancarie nel campo delle politiche abitative.
I migranti. La condizione di decine di migliaia di lavoratori migranti richiede una legge per la promozione e la tutela dell’esercizio dei diritti civili e sociali e la piena uguaglianza dei cittadini stranieri immigrati. Nell’ambito delle strutture di osservatorio occorre prevedere un punto di vista specifico sull’immigrazione e la promozione di programmi e progetti per qualificare l’accoglienza. Va inoltre potenziato il lavoro di mediazione culturale nelle scuole pubbliche, unica soluzione dignitosa e democratica per colmare il gap linguistico tra studenti provenienti da diversi paesi, e promosso il multiculturalismo.
Diritti dei detenuti e carceri. I politicanti non si occupano della condizione carceraria, tranne quando c’è qualche indagato eccellente colpito da un provvedimento di custodia cautelare. Dopo la processione degli onorevoli pseudo-garantisti in visita a Del Turco i riflettori sono stati spenti su quel mondo e la politica è tornata a disinteressarsene. Rifondazione ha sempre sostenuto che le istituzioni regionali debbano fare di più per dare sostanza al dettato della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.
Vanno rafforzati percorsi di affiancamento - in primo luogo attraverso il protagonismo degli enti e delle comunità locali - per far sì che il carcere non resti un luogo disperato ed abbandonato. Ricordiamo che Rifondazione Comunista aveva proposto in Consiglio Regionale un disegno di legge per l’istituzione anche in Abruzzo del Garante per i diritti dei detenuti, già istituito in altre regioni italiane (Lazio, Sicilia, Toscana, Umbria, Campania, Puglia e Lombardia). La nostra proposta di legge purtroppo è stata approvata soltanto in commissione, ma non ha trovato poi sostegno convinto per muovere ulteriori passi. La riproporremo nel nuovo consiglio regionale.
8. Cultura
Scontiamo un ritardo nel considerare la cultura come risorsa ed energia del tessuto sociale e produttivo di una comunità. La politica spesso si limita a gestire l’esistente, erogando in maniera più o meno discrezionale, clientelare o a pioggia i contributi, mentre gli operatori culturali si limitano al ruolo subalterno di richiedenti un “posto a tavola”. In realtà l’investimento pubblico nazionale, regionale e locale sulle attività culturali abruzzesi si aggira intorno ai 20 milioni di euro annui, cifra dignitosa, anche se non sufficiente, alla quale però non sembra corrispondere un altrettanto adeguato sviluppo in termini di offerta culturale, occupazione e diversificazione.
Insomma uno dei primi problemi che la politica abruzzese deve affrontare è la riqualificazione della spesa in modo da diversificare l’offerta, promuovere la formazione di nuovo pubblico soprattutto giovane e valorizzare le competenze e le professionalità acquisite dando dignità al lavoro nello spettacolo. La frammentazione e polverizzazione dei contributi, l’assenza di monitoraggio e controllo, il perpetrarsi dello status quo non possono che cristallizzare e deprivare complessivamente la cultura impedendo che nuove energie, nuovi linguaggi e nuovi attori si affermino e che le situazioni già consolidate si ridinamizzino.
C’è bisogno, quindi, di una riforma della politica culturale in grado di dare prospettiva e lungo respiro alla “risorsa cultura”.
Queste alcune delle nostre proposte:
- Attivazione di un Osservatorio regionale come strumento prezioso ed efficace in grado di orientare i processi decisionali di politica culturale e offrire la necessaria informazione e trasparenza verso l’esterno.
- Attuazione di strategie di marketing territoriale con la costituzione di una Film Commission pubblica regionale attraverso l’apporto fondamentale delle Fondazioni bancarie e delle associazioni esistenti sul territorio, per attrarre produzioni cinematografiche nazionali ed internazionali e promuovere le produzioni regionali e le maestranze locali. Il nostro territorio ricco di bellezze paesaggistiche e culturali notevoli, e vicino a Roma ha grandi potenzialità ancora inespresse su tale settore di intervento.
- Riforma normativa del sistema spettacolo con: una programmazione culturale triennale, il fondo unico regionale per lo spettacolo; la diversificazione delle modalità di finanziamento (diretto, triennale e annuale) a seconda della solidità e delle capacità degli operatori; le valutazioni dei progetti culturali in base ad indicatori oggettivi; il rispetto dei contratti collettivi di lavoro; il sostegno all’innovazione, alla ricerca e alla sperimentazione con un’attenzione particolare verso le nuove generazioni; le agevolazioni e le facilitazioni per l’accesso al credito e l’investimento infrastrutturale.
- Utilizzo del patrimonio storico, artistico, paesaggistico e culturale come risorsa di sviluppo economico e occupazionale anche in termini di turismo e di consumo enogastronomico con la promozione di progetti di comunicazione internazionale del patrimonio culturale abruzzese.
- Promozione di efficaci sinergie tra i territori attraverso convenzioni e accordi di programma coordinati regionalmente in grado di attivare finanziamenti nazionali ed europei, favorendo partnenariati con l’est europeo e i paesi del Mediterraneo.
- Incentivi allo sviluppo di reti e consorzi di operatori culturali e investimenti per la ricerca e la sperimentazione, l’interdisciplinareità e la multimedialità.
- Attivazione di politiche di trasparenza, facilità di accesso alle informazioni e messa in rete delle proposte culturali della regione con: servizi di informazione più accessibili attraverso la costituzione di uno sportello regionale informativo; regolamenti, bandi e criteri chiari; tutoraggio alla progettazione comunitaria; elaborazione di un catalogo semestrale delle manifestazioni e degli eventi culturali regionali.
- Promozione di interventi di sostegno per la formazione e l’imprenditoria culturale, editoriale e comunicativa a partire dalle giovani generazioni con: istituzione di corsi di formazione sulle nuove professioni e mestieri del terzo settore e sull’utilizzo delle nuove tecnologie: operatore culturale, animatore giovanile, webdesigner, grafico, tecnico del suono, organizzatore di eventi.
- Istituzione di bandi ad hoc per promuovere interventi di recupero e riconversione degli spazi pubblici in disuso a favore di attività aggregative, sociali, culturali e artistiche;
- Riqualificazione e valorizzazione delle biblioteche pubbliche a partire dai Centri Servizi Culturali come luoghi di libero e gratuito accesso alla cultura e alla conoscenza (sviluppo di internet, laboratori didattici, aggiornamento archivi e telematizzazione).
9. Difendere la scuola pubblica: azioni concrete contro i tagli della Gelmini
Il movimento di massa contro la “riforma” della scuola necessita di essere supportato dalla Regione e dagli enti locali. La Regione, associandosi a quelle che lo hanno già annunciato, deve predisporre il ricorso alla Corte Costituzionale impugnando le norme del ministro Gelmini che sottraggono ingenti risorse alla scuola pubblica senza rispettare la ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni. Un ruolo positivo può essere esercitato, di concerto con Province e Comuni, per contrastare la volontà del governo Berlusconi di ridurre fortemente la diffusione dei servizi scolastici sul territorio (in una Regione come l’Abruzzo l’effetto sarebbe devastante su centinaia di piccoli comuni).
Se vince Chiodi non potrà certo contrapporsi al suo governo.
10. Giovani e saperi
Giovani. La disoccupazione e i lavori atipici e precari (interinali, a progetto, a chiamata …) sono oggi le prospettive e le aspettative non più solo delle giovani generazioni. Oggi, la precarietà investe l’intero sistema di vita: alloggi, accesso ai servizi essenziali, trasporti, cittadinanza, per questo è necessaria l’introduzione del reddito sociale regionale per garantire continuità di reddito e di versamenti contributivi ai precari (finanziabile anche attraverso le ammende comminate alle imprese che disattendono le normative fiscali e sulla sicurezza del lavoro). Questa misura deve essere affiancata inoltre da un pacchetto di servizi gratuiti o agevolati (trasporti, casa, beni e servizi culturali, accesso al credito).
Bisogna inoltre sviluppare il senso di cittadinanza attiva e di protagonismo delle giovani generazioni attraverso politiche attive regionali e sinergie con gli enti locali. A tale proposito proponiamo:
- la creazione di nuovi strumenti legislativi (legge sull’associazionismo di promozione sociale, legge sull’associazionismo giovanile con un fondo per le politiche giovanili);
- la creazione e promozione di un circuito di luoghi di socializzazione e aggregazione in grado di promuovere il protagonismo dei giovani e sviluppare la loro creatività;
- il sostegno a progetti contro la xenofobia e il razzismo in grado di sviluppare una coscienza multiculturale nelle giovani generazioni;
- sostegni e incentivi per lo sviluppo delle reti a banda larga e wifi, soprattutto nei luoghi frequentati dai giovani (parchi pubblici, biblioteche, scuole, università, ecc.), rifinanziamento degli investimenti per colmare il digital divide come le agevolazioni per l’acquisto di computer e promozione e sviluppo di reti e sistemi open-suorce nelle scuole e nella pubblica amministrazione;
- la promozione e la valorizzazione delle attività di cooperazione internazionale e servizio civile nazionale e internazionale.
Saperi. Il sistema universitario regionale formato da tre Università e un Osservatorio astronomico copre tutti i settori della formazione e della ricerca, costituendo per il futuro della Regione un motore strategico per la ricerca e l’innovazione, per questo deve essere supportato da adeguate politiche regionali e corrispondenti investimenti. Il mondo universitario abruzzese deve sentire la Regione vicina, amica, pronta a sostenerne le iniziative, le esigenze, i programmi.
Il diritto allo studio (case per studenti, mense universitaria, borse di studio, centri di assistenza per l’avvio alle Facoltà universitarie) deve diventare sempre più un diritto esigibile e non solo sulla carta. La vera emergenza regionale per la popolazione universitaria abruzzese è sicuramente rappresentata dall’esiguità delle case-alloggio. Per questo bisogna investire per costruire almeno uno studentato per ogni centro universitario.
Inoltre occorre:
- promuovere una legge regionale per la ricerca, l’università e l’innovazione per evitare la drammatica fuga dei cervelli;
- istituire nuove borse di studio e il patto etico (borse di studio gratuite extraregionali con l’impegno dello studente a tornare in Abruzzo una volta “formato”);
- garantire la qualità del lavoro nell’ambito della Scuola e della formazione come condizione di base per valorizzare e accrescere le risorse in campo;
- favorire l’innovazione dei saperi attraverso il finanziamento di progetti promossi da giovani ricercatori;
- favorire la diffusione dei saperi attraverso il finanziamento di strumenti quali banche dati e sistemi informativi efficienti, reti collaborative e luoghi di incubazione delle idee;
- favorire lo sviluppo del sistema imprenditoriale sulla base di: innovazione di processo e di prodotto, sviluppo dell’occupazione in settori innovativi, promozione della qualità dell’ambiente e del territorio.
In conclusione: per battere Chiodi ci vuole il martello…