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“Se sei una di quelle persone che dicono ‘Adoro i Pink Floyd, ma non sopporto la politica di Roger’, faresti bene ad andartene a fanculo al bar in questo momento”, è l’annuncio che apre i concerti di Roger Waters.
Roger Waters ha compiuto 80 anni e gli auguri sono davvero sentiti.
Nella sua lunghissima carriera artistica, con i Pink Floyd e da solista, è stato parte fondamentale della colonna sonora della nostra vita.
Ma è anche uno dei musicisti più politicamente coscienti e attivi della storia del rock e non si può non apprezzarlo per le prese di posizione coraggiose e controcorrente.
Il suo costante impegno nella campagna per la liberazione di Julian Assange ha contribuito a rompere il muro del silenzio e la colpevole “distrazione” dei media mainstream. “Non ho dimenticato Julian Assange. La sua detenzione è un oltraggio mostruoso. Dall’estate del 1789 a Parigi siamo risoluti nel rigettare il diritto divino dei re. Oggi resistiamo contro l’immenso ricco e moralmente corrotto impero degli Stati Uniti d’America e i suoi accoliti di Whitehall. Noi restiamo fuori queste camere stringendo le nostre penne al petto. Affrontiamo questo dilemma. La penna è più potente della spada e quindi il nostro amico Julian Assange sarà libero. Se non oggi, domani e vivremo per amare e combattere un altro giorno”, ha scritto in un video nel 2021.
DIFFAMAZIONE E CENSURA
Le prese di posizione anticapitaliste, antifasciste e antimperialiste di Roger Waters sono rarissime tra le rockstar del suo livello dai tempi di John Lennon. Per questo si è cercato di colpirne la reputazione con accuse assurde come quella di antisemitismo per la sua costante solidarietà con il popolo palestinese.
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L’FBI DETIENE 21 MILIONI DI CAMPIONI E CONTINUANO AD AUMENTARE
La Cina e gli Stati Uniti stanno raccogliendo la stessa percentuale dei profili DNA delle loro popolazioni – e l’FBI vuole raddoppiare il proprio budget per ottenere ancora di più. USA criticano Cina ma fanno la stessa cosa. Lo racconta Ken Klippenstein sul sito di giornalismo investigativo The Intercept.Â
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Vi propongo la traduzione di uno storico discorso di Sankara alla prima Conferenza Internazionale Silva per la Protezione degli Alberi e le Foreste a Parigi, 14 febbraio 1986. Sullo stesso tema segnalo sul sito de il Manifesto un suo discorso del 1985. Per Sankara bisognava coniugare ecologia e antimperialismo/anticapitalismo. Un discorso attualissimo mentre discutiamo di come contrastare la catastrofe ecologica e il cambiamento climatico, come ha notato Black Agenda Report.
La mia patria, il Burkina Faso, è indiscutibilmente uno dei pochi paesi del pianeta che ha il diritto di autodefinirsi e di considerarsi il concentrato di tutti i mali naturali che l’umanità ancora conosce alla fine del XX secolo.
Eppure, questa realtà, gli otto milioni di Burkinabè l’hanno dolorosamente interiorizzata da 23 anni. Hanno visto morire madri, padri, figlie e figli, decimati a centinaia dalla fame, dalla carestia, dalle malattie e dall’ignoranza. Con le lacrime agli occhi guardarono gli stagni e i fiumi prosciugarsi. Dal 1973, hanno visto l’ambiente degradarsi, gli alberi morire e il deserto invaderli a passi da gigante. L’avanzamento del deserto nel Sahel è stimato di 7 km all’anno.
Solo questa realtà permette di comprendere e accettare la legittima rivolta che è nata, è maturata a lungo e finalmente è scoppiata, in modo organizzato, la notte del 4 agosto 1983, sotto forma di una Rivoluzione democratica e popolare in Burkina Faso. Continue reading Thomas Sankara: L’imperialismo è il piromane delle nostre foreste e savane (1986)
Rudolf Hilferding è noto per il classico “Il capitale finanziario” (1910) che fu un riferimento fondamentale per tutti i marxisti dell’epoca da Kautsky a Rosa Luxemburg, Trotsky, Bucharin e Lenin. Un libro fondamentale – allora acclamato come “il quarto libro del Capitale” – riedito fortunatamente in Italia nel 2011 da Mimesis Edizioni. Sono meno note le polemiche successive con la Terza Internazionale e il socialismo in URSS (segnalo articolo su Jacobin). Vi propongo questo articolo del 1940. Morì nel 1941 prigioniero della Gestapo.
Il concetto di “capitalismo di stato” difficilmente può superare il test di una seria analisi economica. Una volta che lo stato diventa il proprietario esclusivo di tutti i mezzi di produzione, il funzionamento di un’economia capitalista è reso impossibile dalla distruzione del meccanismo che fa circolare la linfa vitale di un tale sistema. Un’economia capitalista è un’economia di mercato. I prezzi, che risultano dalla concorrenza tra proprietari capitalisti (è questa concorrenza che “in ultima istanza” dà origine alla legge del valore), determinano cosa e quanto viene prodotto, quale frazione del profitto viene accumulata, e in quale particolare rami di produzione si verifica questo accumulo. Determinano anche come in un’economia, che deve continuamente superare le crisi, si ristabiliscano rapporti proporzionati tra i vari rami della produzione, sia nel caso della riproduzione semplice che di quella allargata.
Un’economia capitalistica è governata dalle leggi del mercato (analizzato da Marx) e l’autonomia di queste leggi costituisce il sintomo decisivo del sistema di produzione capitalistico. Un’economia statale, invece, elimina proprio l’autonomia delle leggi economiche. Non rappresenta un mercato ma un’economia di consumatori. Non è più il prezzo, ma piuttosto una commissione statale per la pianificazione che ora determina cosa viene prodotto e come. Formalmente prezzi e salari esistono ancora, ma la loro funzione non è più la stessa; non determinano più il processo di produzione che è ora controllato da un potere centrale che fissa prezzi e salari. Prezzi e salari diventano mezzi di distribuzione che determinano la quota che l’individuo riceve sulla somma totale dei prodotti che il potere centrale mette a disposizione della società. Costituiscono ormai una forma tecnica di distribuzione più semplice dell’assegnazione individuale diretta di prodotti non più classificabili come merci. I prezzi sono diventati simboli di distribuzione e non costituiscono più un fattore regolatore dell’economia. Pur mantenendo la forma, è avvenuta una completa trasformazione della funzione. Continue reading Rudolf Hilferding: Capitalismo di Stato o Economia Totalitaria di Stato (1940)
Mario Tronti è uno degli intellettuali che più ha influenzato la mia vita. L’ho letto e studiato ininterrottamente da quando avevo quindici anni. Ho scritto un piccolo omaggio ripreso dagli amici di Kulturjam. Vi propongo un’intervista che Antonio Peduzzi fece a Mario Tronti che uscì sul quotidiano il manifesto il 27 dicembre 1996.Â
Due riformismi tra “Operai e capitale”
Dal cuore delle lotte di fabbrica rileggevamo il Marx dei Gundrisse, laboratorio di scienza operaia
“OPERAI e capitale”, Einaudi 1966: trent’anni fa. Recentemente sono diventati pubblici i verbali delle riunioni in cui, nella casa editrice, si discuteva della pubblicazione del libro. E dunque risulta che Norberto Bobbio era contrario, mentre da parte sua Italo Calvino si diceva “contrario non al libro, ma alla sua pubblicazione”. A tre decenni di distanza da quella riunione del cui contenuto non conosceva nulla, Mario Tronti ha commentato, scherzosamente, le parole di Calvino: “Uno un libro lo scrive per tenerselo, non per pubblicarlo”.
Per dar conto del clima di quell’epoca, cioè di una fase assai precisa dell’operaismo italiano, abbiamo intervistato Mario Tronti. Anche perché la pubblicazione di Operai e capitale coincide con la chiusura di Classe operaia. Sulla definizione di quella fase, sulle prospettive teoriche e politiche che allora venivano pensate e agite, Tronti è attualmente impegnato. Sta infatti lavorando sulla pubblicazione di materiali rimasti ancora inediti di Classe operaia, che dovrebbe essere accompagnata da una sua analisi di quella fase dell’operaismo italiano.
Continue reading “Due riformismi tra Operai e capitale”. Intervista a Mario Tronti di Antonio Peduzzi (1996)
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