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Boris Kagarlitsky: Ucraina orientale, la logica di una rivolta (2014)

In effetti, la reputazione della Russia di Putin in Occidente non è niente di straordinario, addirittura peggiore di quella dell’Unione Sovietica di Breznev. Ma ciò a cui stiamo assistendo è del tutto fuori dai limiti del consueto. Non c’era niente che gli somigliasse né durante la Guerra Fredda, né durante il conflitto ceceno, né durante lo scontro tra Russia e Georgia. Non dovremmo nemmeno menzionare l’azione di Eltsin nel bombardare il parlamento russo; a quel tempo, l’Occidente liberale applaudiva.

A Mosca ci si aspettavano critiche dopo l’annessione della Crimea.

 Ma e’ successo più di un mese fa e da allora le autorità del  Cremlino non hanno fatto nulla di nuovo. Più volte al giorno ripetono, come un mantra, parole secondo cui rispettano l’integrita territoriale dell’Ucraina; che non hanno intenzione di annettere nessun altro; che hanno chiesto all’Occidente di elaborare con loro un approccio comune alla crisi, ma le critiche non sono cessate. Nel frattempo, quanto più assurde sono state le dichiarazioni rilasciate dagli attuali governanti di Kiev, tanto più avidamente e con gioia queste sono state accolte. Solo dopo la firma dell’accordo di Ginevra del 17 aprile tra Ucraina, Russia e Occidente si è verificato un certo ammorbidimento: i funzionari europei hanno scoperto all’improvviso che in Ucraina era “necessario trattare con gruppi che non rispondono né a Kiev né a Mosca”, e hanno riconosciuto che “mancavano prove chiare” dell’ingerenza di Mosca. Ma in ogni caso si è avvertito che se le autorita russe non si fossero comportate bene, presto forse ci sarebbero state prove del genere. Continue reading Boris Kagarlitsky: Ucraina orientale, la logica di una rivolta (2014)

ALFRED DE ZAYAS: La Responsabilità di Proteggere la popolazione armena del Nagorno Karabakh

Alfred de Zayas è professore di diritto presso la Scuola di diplomazia di Ginevra ed è stato esperto indipendente delle Nazioni Unite sull’ordine internazionale nel periodo 2012-2018. È autore di dodici libri tra cui “ Building a Just World Order ” (2021), “Countering Mainstream Narratives” 2022 e “The Human Rights Industry” (Clarity Press, 2021). Vi propongo un suo articolo da Counterpunch. 

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BUON COMPLEANNO AL COMPAGNO ROGER WATERS!

“Se sei una di quelle persone che dicono ‘Adoro i Pink Floyd, ma non sopporto la politica di Roger’, faresti bene ad andartene a fanculo al bar in questo momento”, è l’annuncio che apre i concerti di Roger Waters.
Roger Waters ha compiuto 80 anni e gli auguri sono davvero sentiti.
Nella sua lunghissima carriera artistica, con i Pink Floyd e da solista, è stato parte fondamentale della colonna sonora della nostra vita.
Ma è anche uno dei musicisti più politicamente coscienti e attivi della storia del rock e non si può non apprezzarlo per le prese di posizione coraggiose e controcorrente.
Il suo costante impegno nella campagna per la liberazione di Julian Assange ha contribuito a rompere il muro del silenzio e la colpevole “distrazione” dei media mainstream. “Non ho dimenticato Julian Assange. La sua detenzione è un oltraggio mostruoso. Dall’estate del 1789 a Parigi siamo risoluti nel rigettare il diritto divino dei re. Oggi resistiamo contro l’immenso ricco e moralmente corrotto impero degli Stati Uniti d’America e i suoi accoliti di Whitehall. Noi restiamo fuori queste camere stringendo le nostre penne al petto. Affrontiamo questo dilemma. La penna è più potente della spada e quindi il nostro amico Julian Assange sarà  libero. Se non oggi, domani e vivremo per amare e combattere un altro giorno”, ha scritto in un video nel 2021.
DIFFAMAZIONE E CENSURA
Le prese di posizione anticapitaliste, antifasciste e antimperialiste di Roger Waters sono rarissime tra le rockstar del suo livello dai tempi di John Lennon. Per questo si è cercato di colpirne la reputazione con accuse assurde come quella di antisemitismo per la sua costante solidarietà  con il popolo palestinese.

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THE INTERCEPT: L’FBI RACCOGLIE DNA A UN RITMO CHE RIVALEGGIA CON QUELLO DELLA CINA

L’FBI DETIENE 21 MILIONI DI CAMPIONI E CONTINUANO AD AUMENTARE

La Cina e gli Stati Uniti stanno raccogliendo la stessa percentuale dei profili DNA delle loro popolazioni – e l’FBI vuole raddoppiare il proprio budget per ottenere ancora di più. USA criticano Cina ma fanno la stessa cosa. Lo racconta  sul sito di giornalismo investigativo The Intercept. 

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Thomas Sankara: L’imperialismo è il piromane delle nostre foreste e savane (1986)

Vi propongo la traduzione di uno storico discorso di Sankara alla prima  Conferenza Internazionale Silva per la Protezione degli Alberi e le Foreste a Parigi, 14 febbraio 1986. Sullo stesso tema segnalo sul sito de il Manifesto un suo discorso del 1985. Per Sankara bisognava coniugare ecologia e antimperialismo/anticapitalismo. Un discorso attualissimo mentre discutiamo di come contrastare la catastrofe ecologica e il cambiamento climatico, come ha notato Black Agenda Report.

La mia patria, il Burkina Faso, è indiscutibilmente uno dei pochi paesi del pianeta che ha il diritto di autodefinirsi e di considerarsi il concentrato di tutti i mali naturali che l’umanità  ancora conosce alla fine del XX secolo.

Eppure, questa realtà, gli otto milioni di Burkinabè l’hanno dolorosamente interiorizzata da 23 anni. Hanno visto morire madri, padri, figlie e figli, decimati a centinaia dalla fame, dalla carestia, dalle malattie e dall’ignoranza. Con le lacrime agli occhi guardarono gli stagni e i fiumi prosciugarsi. Dal 1973, hanno visto l’ambiente degradarsi, gli alberi morire e il deserto invaderli a passi da gigante. L’avanzamento del deserto nel Sahel è stimato di 7 km all’anno.

Solo questa realtà permette di comprendere e accettare la legittima rivolta che è nata, è maturata a lungo e finalmente è scoppiata, in modo organizzato, la notte del 4 agosto 1983, sotto forma di una Rivoluzione democratica e popolare in Burkina Faso. Continue reading Thomas Sankara: L’imperialismo è il piromane delle nostre foreste e savane (1986)