Sulla situazione in Bielorussia mi sembra utile proporvi un’intervista a due militanti di sinistra uscita sul sito della rivista socialista americana Jacobin. L’articolo è del 14 agosto e quindi non tiene conto degli eventi successivi ma a mio parere fornisce elementi di analisi importanti su una realtà che poco si presta al tifo acritico che soprattutto sui social tende a prevalere. La situazione, in un contesto certo più drammatico, dei comunisti democratici è simile alla nostra: son troppo deboli per costituire un punto di riferimento di massa in un contesto di polarizzazione tra il governo paternalista autoritario di Lukashenko e l’opposizione neoliberista sostenuta da Usa e UE che ha buon gioco nell’esercitare la propria egemonia sul malcontento popolare. Non uso il termine “dittatura” perchè non siamo di fronte a una repressione sanguinaria ma a un governo che ha goduto per anni di vasto consenso abituato a esercitare una pesante limitazione delle libertà democratiche e sindacali. Non si può non esprimere solidarietà ai compagni del partito Un mondo giusto che fanno parte come noi del Party of the European Left che sono stretti tra la repressione governativa e un’egemonia dei neoliberisti sull’opposizione. Come sinistra radicale e comunisti democratici dovremmo sostenere gli sforzi per una democratizzazione del paese senza farci strumentalizzare dalle manovre per allargare ulteriormente la Nato a est e privatizzare un settore pubblico ancora forte.
UN’INTERVISTA CONÂ KSENIA KUNITSKAYA VITALY SHKURINÂ di Volodymyr Artiukh
Le proteste in Bielorussia sono state ampiamente dipinte come una “rivoluzione colorata” filo-occidentale o “Minsk Maidan”, ignorando le ragioni più profonde del malcontento popolare nei confronti del presidente Alexander Lukashenko. Jacobin ha parlato con militanti della sinistra in Bielorussia riguardo alle forze che stanno dietro le proteste e delle prospettive del movimento operaio organizzato che afferma la propria agenda. Continue reading In Bielorussia, la sinistra sta combattendo per porre le richieste sociali al centro delle proteste