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William S. Burroughs

“… il comunismo, è una formazione reattiva derivata dal capitalismo. Per questo motivo è meno flessibile e ha un potenziale di sopravvivenza più basso. I giorni del capitalismo del laissez-faire sono completamente morti e le ipotesi del comunismo ottocentesco sono altrettanto morte, perché basate sul capitalismo di laissez-faire. Mentre nei paesi capitalisti ce n’è a malapena una traccia, il comunismo sta ancora reagendo a qualcosa che è morto da più di cento anni. E il comunismo attuale si aggrappa a questi concetti sopravvissuti, rifiutando di riconoscere le contraddizioni e le carenze del sistema marxista. Il comunismo non ha alcuna capacità di cambiare. Il capitalismo è flessibile, e sta sempre cambiando, ed è cambiato incommensurabilmente. Il comunismo sembra ancora affermare che loro non stanno cambiando, stanno seguendo gli stessi principi marxisti. Noi non abbiamo principi. È un vantaggio”

“Adesso abbiamo un nuovo tipo di dominio. Nessun dominio di un uomo o dominio di un’aristocrazia o plutocrazia, ma di piccoli gruppi elevati in posizioni di potere assoluto da pressioni casuali e soggette a fattori politici ed economici che lasciano poco spazio alle decisioni. Sono rappresentanti di forze astratte che hanno raggiunto il potere attraverso la resa di sé. Il dittatore dalla volontà di ferro è una cosa del passato. Non ci saranno più Stalin, non più Hitler. I governanti di questo mondo più insicuro di tutti i mondi sono governanti per caso; piloti inetti, spaventati ai comandi di una macchina enorme che non riescono a capire, invitando gli esperti a dire loro quale pulsante spingere” (da No More Stalin, No More Hitler)

“A: lei dunque è in disaccordo con coloro come i leader hippies che consigliano alla gioventù di vivere ai margini e di attendere che il sistema si disintegri da solo?

WB; Io preferisco delle proposte concrete. Lenin o la socialdemocrazia tedesca di Kautsky avevano un programma, delle idee precise sulla società da costruire. I rivoluzionari di oggi tacciono in proposito: fanno una piccola guerra con dei piccoli mezzi, le guerriglie marginali – revolvers ed esplosivi – non hanno una presa sufficiente sulla società industriale.

A: Lei si interessa veramente di politica?

W.B.: non ho mai pensato che la politica possa risolvere qualche cosa. Quando un affare è discusso a livello politico è la morte. I sistemi si oppongono e si somigliano: io non vedo la differenza tra la polizia sovietica e la polizia zarista. Tuttavia tutti i problemi sono politici e quello della sessualità in primo luogo. Ma una vera rivoluzione deve coincidere con uno sconvolgimento totale della coscienza, ribaltando l’uso dei mezzi di comunicazione di massa che hanno provocato gran parte dell’evoluzione di questi ultimi dieci anni.

(…) A: Tra i vecchi miti da distruggere

http://dangerousminds.net/comments/william_s._burroughs_answer_to_the_sex_pistols_god_save_the_queen

 

http://www.ladeleuziana.org/wp-content/uploads/2016/12/Obsolete-Capitalism.pdf

 

 

 

W GAETANO BRESCI

bresci01Il 29 luglio 1900 l’operaio anarchico Gaetano Bresci assassinava il re Umberto I di Savoia, il sovrano che aveva insignito con la Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia il generale Bava Beccaris che il 7 maggio 1898 aveva ordinato di sparare con i cannoni contro la folla che a Milano protestava contro il rincaro del pane provocando centinaia di morti.

(…) «L’infame gesto del re ha due conseguenze immediate: da un lato, ispira un anonimo musicista a comporre la canzone sulla sabauda marmaglia e sul feroce monarchico Bava che gli affamati col piombo sfamò. Dall’altro, convince Gaetano Bresci ad acquistare una pistola Harrington & Richardson calibro 32 e a cominciare l’allenamento da tirannicida.
Prima di lui, altri due uomini hanno tentato di far fuori Umberto I: sono Giovanni Passannante e Pietro Acciarito. Entrambi ci hanno provato con un coltello e sono finiti all’ergastolo in un manicomio criminale. Forse per questo Gaetano preferisce affidarsi alle pallottole e alla mira. O forse sa che il re, da allora, indossa una robusta corazza in tutte le sue apparizioni pubbliche, come quella prevista per la fine di luglio a Monza, in occasione di un saggio di ginnastica.
Il 17 maggio 1900, quando si imbarca per Le Havre, Gaetano ha un ottimo stipendio, un cottage a West Hoboken, una figlia di un anno e una giovane moglie che non sa di essere di nuovo incinta.
Arriva a Monza passando per Parigi, Genova, Prato, Milano. Il 29 luglio indossa il suo vestito più bello e se ne va a spasso per la città, la macchina fotografica sempre al collo, come un turista americano. Mangia cinque gelati al Caffè del Vapore, forse per raffreddarsi il sangue, o perché sa che potrebbero essere gli ultimi della sua vita. Poi si mescola alla folla che accoglie l’arrivo del sovrano e alle 22 e 25 gli spara nel petto i tre colpi fatali.
La leggenda vuole che Gaetano Bresci cercò di allontanarsi come se niente fosse, per poi lasciarsi ammanettare da un carabiniere senza opporre resistenza. A una donna del popolo che gli gridava “Hai ucciso Umberto, hai ucciso Umberto”, rispose senza scomporsi: “Non ho ucciso Umberto. Ho ucciso un re”.
L’epilogo della storia è talmente scontato che potreste anche tirare a indovinarlo: un processo irregolare, la condanna all’ergastolo, il suicidio in cella e i medici, chiamati a constatare il decesso, che annotano sul referto “lo strano odore di putrefazione emanato dal cadavere, come se fosse morto da alcuni giorni”» (da Wu Ming, Sul tuo capo quel sangue cadrà)

Purtroppo in quasi tutte le città italiane ci sono ancora vie, strade, corsi e piazze che ricordano quello che era stato soprannominato il “re mitraglia” ma ci si dimentica di onorare Gaetano Bresci come eroe della nostra democrazia.

Eppure fu proprio il suo gesto a far comprendere a una classe dirigente borghese che era ora di riconoscere la legittimità dei movimenti operai e popolari. Continue reading W GAETANO BRESCI

La metà di tutte le plastiche mai esistite è stata prodotta negli ultimi 13 anni

plastica1

Ho tradotto un articolo di  SARAH ZHANG da The Atlantic assai illuminante. Nonostante decenni di dibattito sull’ecologia il modo di produzione capitalistico riproduce su scala globale la contraddizione ecologica. 

La produzione di plastica sta crescendo rapidamente ma solo il 9% di esso viene riciclato.

Nel 2014, gli scienziati hanno trovato un nuovo tipo di “pietra” sulle spiagge delle Hawaii. Era fatta di sabbia, detriti organici, roccia vulcanica, tutti mischiati insieme con plastica fusa. Così hanno proposto il nome “plastiglomerato” e hanno suggerito che, poiché la plastica dura praticamente per sempre, queste pietre potrebbero essere un marcatore dell’antropocene nel rock record. In futuro, il nostro tempo potrebbe essere definito dal nostro uso di materie plastiche.

Quello che non è particolarmente difficile da immaginare, data l’ubiquità delle materie plastiche. Ora, per la prima volta, i ricercatori hanno pubblicato una contabilità completa, pubblica e approfondita di tutta la plastica che è mai stata fatta in tutto il mondo. Il numero è così grande da sfidare la comprensione umana: 8.300 milioni di tonnellate dal 1950. Di queste, 6.400 milioni di tonnellate hanno superato la loro utilità e sono diventate spazzatura; il 79 per cento di questi rifiuti si trova in discariche o nell’ambiente naturale, il 12 per cento è stato incenerito e solo il 9 per cento è stato riciclato. Continue reading La metà di tutte le plastiche mai esistite è stata prodotta negli ultimi 13 anni

Gilles Deleuze: cosa vuol dire non essere di sinistra?

gilles-deleuze-etre-de-gaucheCome te la cavi fra il tuo senso civico, di persona di sinistra, che vota… e il tuo divenire rivoluzionario? E cos’è per te essere di sinistra?

Gilles Deleuze – Sì. Guarda penso che non esista un governo di sinistra. Anche qui non ci si deve meravigliare. Il nostro governo che dovrebbe essere di sinistra non lo è. Non è che i governi siano tutti uguali. Quello che si può sperare nel migliore dei casi è un governo favorevole a certe esigenze o istanze della sinistra. Ma un governo di sinistra non esiste, perché la sinistra non è questione di governo. Se mi si chiede come definire la sinistra, essere di sinistra, direi due cose. Ci sono due modi, E anche qui…è innanzitutto una questione di percezione. C’è una questione di percezione: cosa vuol dire non essere di sinistra? È un po’ come un indirizzo postale. Partire da sé, la via dove ci si trova, la città, lo Stato, gli altri Stati e sempre più lontano. Si comincia da sé nella misura in cui si è privilegiati, vivendo in paesi ricchi, ci si chiede: come fare perché la situazione tenga?

È chiaro che ci sono dei pericoli, che tutto questo non può durare, che è demenziale. Bene, ma come fare perché duri? Si dice : «I cinesi sono lontani, ma come fare perché l’Europa duri ancora».

Essere di sinistra è il contrario. È percepire…si dice che i giapponesi percepiscano così. Non percepiscono come noi, ma percepiscono prima di tutto la circonferenza. Dunque direbbero: il mondo, il continente, mettiamo l’Europa, la Francia, la rue Bizerte…io. È un fenomeno di percezione.

Si percepisce innanzi tutto l’orizzonte, si percepisce all’orizzonte.

Continue reading Gilles Deleuze: cosa vuol dire non essere di sinistra?

Il giorno che ho conosciuto Giorgio Caproni

[Ho conosciuto Giorgio Caproni nel 1989. Io, Giulia, Andrea Gil Eno, Paolo Pablo Sax Sponsilli, Sandro Magos stavamo intervistando Lawrence Ferlinghetti a margine di un convegno internazionale di poeti. Arrivò un anziano signore, dal passo elegante, che strinse la mano a Monsieur Ferlinghetti e si presentò come Giorgio Caproni. I due parlarono in francese. Poi si salutarono. Quella di Caproni per me fu un’apparizione, la sua figura era circondata da un’aura di umiltà e stile, pura luce. Ferlinghetti ci disse che Caproni era un grande poeta e che stava studiando l’italiano, la lingua dei suoi genitori per poter assaporare i testi dei poeti come Caproni. Nessuno di noi che avevamo letto fino al più underground degli autori americani conosceva Caproni. Quel giorno mi resi conto che si può essere molto “alternativi” rimanendo dei veri colonizzati. Andai nelle settimane successive a cercare libri di Caproni. L’anno dopo Marka, una rivista marchigiana, apriva un numero bellissimo con testi di Agamben, Weil, Benjamin, Perrone, Deleuze e Debord con Show di Caproni. La stavo risfogliando proprio ieri prima di andare a salutare mio nipote Mattia che è uno degli studenti che oggi sta facendo esame di stato (che magica coincidenza!). Da allora Caproni mi fa compagnia e quando leggo una poesia rivedo sempre quel signore anziano, magro e distinto che dopo aver salutato Ferlinghetti scompariva in un ascensore]

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Giorgio Caproni

SHOW

Guardateli bene in faccia.
Guardateli.
Alla televisione,
magari, in luogo
di guardar la partita.

Son loro, i <<governanti>>.
Le nostre <<guide>>.
I <<tutori>>
- eletti – della nostra vita.
Guardateli.

Ripugnanti.

Sordidi fautori
dell’<<ordine>>, il limo
del loro animo tinge
di pus la sicumera
dei lineamenti.

Sono
(ben pasciuti) i nostri
illibati Ministri.

Sono i Senatori.
I sinistri
- i provvidi! – Sindacalisti.

<<Lottano>> per il bene
del Paese.
Contro i Terroristi
e la Camorra.

Loro,
che dentro son più tristi
dei più tristi eversori.

Arrampichini.

Arrivisti.

In nome del Popolo
arraffano (Avanti!
Sempre Avanti!),
capitali – si fabbricano
ville.

Investono
all’estero, mentre <<auspicano>>
(Dio, quanto <<auspicano>>)
pace e giustizia.

Loro,
i veri seviziatori
della Giustizia in nome
(sempre, sempre in nome!)
del Dollaro e dell’Oro.

Guardateli, i grandi attori:
i guitti.

Degni
- tutti – dei loro elettori.
Proteggono i Valori
(in Borsa!) e le Istituzioni …

Ma cosa si nasconde
dietro le invereconde
Maschere?

Il Male
che dicono di combattere? …

Toglieteceli davanti.

Per sempre.

Tutti quanti.