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Cannabis terapeutica negata in Abruzzo: Paolucci in commissione nega evidenza

Cannabis terapeutica: D’Alfonso e Paolucci applicano una norma inesistente per disapplicare una legge in vigore. 
asinoIn Abruzzo vengono negate cure con cannabis terapeutica sulla base di una norma abrogata: un comma inesistente viene usato per disapplicare una legge in vigore. Questa mattina nell’audizione presso la commissione di vigilanza del Consiglio Regionale dell’Abruzzo ho mostrato la palese illegittimità del decreto attuativo di Paolucci e D’Alfonso. Mi aspettavo che di fronte all’evidenza l’assessore alla sanità accettasse il mio invito a revocare il provvedimento. Ho dovuto purtroppo constatare che Paoucci non solo è responsabile della mancata attuazione della legge ma ha anche la faccia tosta di negare l’evidenza. D’Alfonso invece di firmare a scatola chiusa, si legga le carte e provveda. E’ assurdo che ai pazienti vengano negate cure o che finiscano in galera – come Fabrizio Pellegrini – a causa di politici superficiali e pure arroganti. 
Con pazienza  gandhiana stamattina mi sono recato a L’Aquila per l’audizione in Commissione di Vigilanza che avevo richiesto tempo fa al Presidente Mauro Febbo che ringrazio di aver accolto.
In qualità di promotore della legge regionale sulla cannabis terapeutica, unanimemente considerata dagli esperti la più avanzata in Italia, ritenevo indispensabile far presente alcuni elementi incontrovertibili ai consiglieri regionali e all’assessore alla sanità in una sede che consentisse il confronto testi alla mano e non attraverso dichiarazioni a distanza.

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Per Marco Pannella

Sabato i compagni radicali mi avevano invitato a Teramo per ricordare Marco Pannella a un anno dalla morte. Purtroppo non potevo essere presente. Ho mandato all’amico Vincenzo Di Nanna un messaggio.

Caro Vincenzo,

Purtroppo oggi non potrò essere presente per concomitante impegno nella città di Taranto.
Mi dispiace di non poter portare il mio contributo al ricordo di Marco.
Come compagno abruzzese sono cresciuto a pane e Pannella fin da ragazzino quando andavo ad ascoltare i comizi del ‘signor Hood’ in Piazza Salotto a Pescara.
Marco era la dimostrazione vivente di quanto siano preziose le minoranze che indicano strade e aprono porte a volte affermando verità che solo successivamente diventeranno consapevolezza condivisa.
Marco e’ stato un modello di militante assai diverso dal politicante e il fatto che oggi non si riesca a distinguere la prima figura dalla seconda dà la misura della
crisi della politica e della democrazia.
Marco e’ stato un militante che gettava il proprio corpo nella lotta, convinto delle proprie idee o dell’urgenza delle problematiche che intendeva far emergere.  Il politicante galleggia tra convenienze e relazioni per costruirsi una carriera, possibilmente senza mai correre il rischio di sfidare il senso comune reazionario o i poteri costituiti.
Marco apparteneva a un’epoca assai diversa dalla presente, indissolubile era il legame tra politica e cultura.
Fare politica implicava necessariamente fare cultura. Da questo punto di vista Marco e’ stato un intellettuale politico di prima grandezza che seppe mixare gli stimoli libertari che arrivavano negli anni ’60 dal mondo anglosassone con la tradizione liberalsocialista italiana scrollando la polvere e le ragnatele con una sempre creativa attitudine al movimento.
Da comunista pur eretico spesso mi son ritrovato in disaccordo con Marco Pannella sulla politica estera, la legge elettorale o l’economia ma sempre nelle sue posizioni ho trovato materia su cui riflettere e la scintilla dell’intelligenza.
Debbo a Marco immensa riconoscenza per le parole di stima, incoraggiamento e affetto che mi ha dedicato.
Per quello che mi sarà possibile cercherò di dare il mio contributo a  una sinistra laica, liberale e libertaria. E credo che dalla lunga epopea di Marco Pannella non smetteremo mai di ricavare esempio, illuminazioni, ispirazione.
Un abbraccio a te, Rita e a tutte le compagne e i compagni di Marco

Maurizio

con marco pannella

Un’altra aggressione neofascista a Pescara: due persone al pronto soccorso

Tornato a Pescara dopo la meravigliosa manifestazione antirazzista di Milano apprendo dell’aggressione omofoba ai due ragazzi gay sulla riviera e di una nuova aggressione stanotte davanti a un locale del centro storico ai danni di due giovani finiti al pronto soccorso.

In questo caso gli aggressori oltre ad autodefinirsi razzisti hanno ostentato saluti romani e inneggiato al duce.
ingresso dello Scumm

ingresso dello Scumm

Il circolo Arci Scumm in via delle Caserme davanti al quale è avvenuta l’aggressione è già stato oggetto di altre incursioni di questi neofascisti.

Non è la prima volta che accade in giro per la nostra città. Sovente gli aggrediti non denunciano.
Non è tollerabile che a Pescara circolino uno o più gruppi di squadristi dediti alle aggressioni violente.
Le forze dell’ordine e la magistratura hanno il dovere di individuarli, punirli e affidarli alle cure di qualche assistente sociale o psichiatra.
Questi episodi se non affrontati con decisione possono condurre a tragedie. Ricordo il rifugiato nigeriano ammazzato a Fermo, i due assassinati a pugni a Chieti.
La nostra Repubblica è fondata sulla Costituzione nata dalla Resistenza.
E’ compito delle istituzioni garantire la convivenza civile e la sicurezza dei cittadini.
Invito il sindaco a chiedere immediatamente la convocazione del tavolo per l’ordine e la sicurezza mettendo al centro la questione.
Pescara ha una lunga tradizione di tolleranza e confronto sempre tenuto sul piano del rispetto e della nonviolenza.

Cittadine e cittadini hanno il diritto di poter vivere la città senza dover temere per la propria incolumità.

Alle persone aggredite va la solidarietà di Rifondazione Comunista.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-Se

antifascisti

Jonathan Demme, il cugino di Bobby

CousinBobby_640.640x360-e13541425456951È morto Jonathan Demme. Uno dei miei eroi culturali. Più di un regista. Un compagno con la macchina da presa, un’intellettuale organico della working class globale, mai retorico ma sempre antirazzista e anticolonialista, bianco ma afroamericano come qualsiasi cosa buona abbia prodotto l’America nell’ultimo secolo, il miglior dj del cinema contemporaneo.

“Qualcosa di travolgente” negli anni ’80 è stato per me un manifesto: tutti gli anni sono buoni per ribellarsi, tutte le culture debbono mescolarsi, ritmo e consapevolezza, etica e estetica. E una vecchia canzone ribelle degli anni ’60 come Wild Thing poteva essere riproposta in nuove versioni reggae o latine. Si campa una volta sola e tanto vale non smettere mai di essere Loco de amor come cantava David Byrne. La libertà e la buona vita come Melanie Griffith che ti incrocia per strada bisogna conquistarsele, difenderle e soprattutto non lasciarsele scappare. Il primo film che io ricordi fu il magnifico Stop Making Sense, il live dei Talking Heads, la band che ci ha aperto la testa. In prima fila nella lotta contro l’apartheid con l’esplosivo Sun City degli Artists United Against Apartheid, l’alternativa militante a We are the world, per il boicottaggio del regime criminale sudafricano sostenuto da USA e UK.

D’altronde tra i suoi capolavori preferiti c’era il film che le Pantere proiettavano nelle loro scuole di liberazione, La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo di cui divenne amico come di Monicelli e Bertolucci. E che dire dei suoi doc militanti. Il bellissimo The Agronomist, omaggio all’amico haitiano assassinato Jean Dominique, fondatore di cineclub, agronomo dalla parte dei contadini sfruttati, che con la sua radio trasmetteva democrazia e liberazione nonostante le minacce dei signori della morte.

Cousin Bobby, dedicato a suo cugino reverendo amico delle Pantere nere che si riunivano nella sua parrocchia. Uno che non ha mai smesso di lottare. Negli anni ’90 è ancora instancabile organizzatore di comunità, strappa alle droghe pesanti i ragazzi, guida cortei per chiedere a chi governa nell’interesse dei ricchi di sistemare le strade e mettere un semaforo nel quartiere. Come le Black Panthers. Lo ritroveremo come attore nel ruolo di padre di Tom Hanks in Philadelphia. Quando il malato di aids condannato a morte spiega l’opera ascoltando la voce della Callas cade qualsiasi barriera omofoba. Bruce Springsteen che cammina tra gli homeless prodotti dal reaganismo è puro neorealismo. L’America bianca è cannibale, assassina, genocida come Anthony Hopkins nel Silenzio degli innocenti, ma fortuna che c’è l’altra, quella raccontata dal vecchio hippie Neil Young.

L’ambivalenza di un America che non ha mai ammesso l’Olocausto che ha commesso verso nativi e africani come spiegava Bobby accompagnando il cugino regista nei luoghi in cui con la pantera Isahiah aveva sfidato il potere bianco restituendo umanità  a quelli che furono repressi come fanatici e criminali. Colonna sonora hip hop scarno e potente, immagini di repertorio.

Quel prete arrestato con le Pantere all’epoca dei riots e dell’operazione Cointelpro deve essere stato una figura di riferimento per il più giovane cugino che nei primi anni ’70 alla scuola di Roger Corman aveva imparato l’arte di essere indipendenti e popolari. “Ogni film deve avere il più possibile azione, umorismo, un po’ di sesso e una buona dose di impegno sociale possibilmente orientato a sinistra”.

Come diceva il filosofo: “non crediate che si debba esser tristi per essere dei militanti, anche quando la cosa che si combatte è abominevole. È ciò che lega il desiderio alla realtà a possedere una forza rivoluzionaria”. Grazie Jonathan, non sai quanto hanno cambiato la mia vita quei titoli di coda con Sister Carol.

Inchiesta Pescaraporto: un’intercettazione smentisce D’Alfonso. Il pluri-prescritto e pluri-indagato si dimetta

dalfonsomiliaIl di nuovo prescritto e pluri-indagato Presidente D’Alfonso si dimetta, intercettazione inequivocabile. 

L’intercettazione in cui D’Alfonso dà indicazione al suo braccio destro Claudio Ruffini di recarsi allo studio dell’avvocato Milia smentisce clamorosamente le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Regione Abruzzo nella sua conferenza stampa di sabato relativa all’ennesima inchiesta che lo riguarda.

Al contrario di quanto dichiarato dal Presidente – da quanto emerge sulla stampa – è evidente che la riunione presso lo studio del suo avvocato penalista-imprenditore a cui hanno partecipato i due suoi massimi collaboratori, Dezio e Ruffini, era proprio volta a sbloccare il progetto della società Pescaraporto.

D’Alfonso dunque ha mentito sapendo di mentire in conferenza stampa: ha detto di non aver aiutato Milia mentre dall’intercettazione emerge chiaramente il suo ruolo attivo.

Come ho già ampiamente spiegato quel progetto edilizio di tre palazzi da 21 metri sul mare ha ricevuto un tale trattamento di favore che dopo aver ottenuto un permesso illegittimo che sono riuscito a far annullare dal TAR è stato sbloccato dal governo Renzi inserendo una norma ad hoc nel maxi-emendamento alla legge di stabilità 2016 (relatrice al Senato era casualmente l’attuale sottosegretaria alla giustizia Federica Chiavaroli pescarese). Poi dopo la riunione a cui D’Alfonso ha spedito il suo braccio destro in Regione e la sua longa manus al vertice del Comune è stato miracolosamente sbloccato anche lo stop del Genio civile.

toto dalfonsoNella stessa giornata apprendiamo che ancora una volta il presidente renziano della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso si è avvalso della prescrizione invece di fare chiarezza in sede giudiziaria in un procedimento in cui era coinvolto insieme all’amico Toto e altri personaggi dell’Anas e del Ministero (anche questa inchiesta anticipata da una battaglia di Rifondazione).

Questa volta spero che nessuno voglia presentarlo come assolto: prescrizione non è assoluzione. E come sostenevano i ‘probiviri’ del PD al tempo del caso Penati chi intende ricoprire cariche pubbliche e ruoli politici ha il dovere di non avvalersi della prescrizione.

La Regione Abruzzo non può essere ostaggio di un personaggio come D’Alfonso e della sua corte dei miracoli.

Chiediamo le dimissioni di D’Alfonso e invitiamo il PD e i suoi alleati a uscire dal silenzio complice.

Il problema prima che giudiziario è politico. Essere garantisti non significa far finta di non vedere che i comportamenti di D’Alfonso sono incompatibili con il ruolo che ricopre.  

Maurizio Acerbo, segreteria nazionale PRC-Se

P.S.: quando ieri ho scritto un post e rilasciato un’intervista a Il Centro ironizzando sulla conferenza stampa del Presidente non sapevo dell’intercettazione ma quanto dichiarato esce ampiamente confermato.

dalfonsomilia

una domanda sorge spontanea: ma la parcella all’avvocato l’ha pagata?