In queste ore in cui l’abbassamento della temperatura è assai pericoloso il pensiero non può non andare alle persone senza tetto. Sappiamo che Comune e volontariato si sono organizzati per l’emergenza (il numero diretto del Comune per segnalare persone che dormono in strada o sono in evidente stato di difficoltà è il 349.7856242). Speriamo che tutti coloro che ne hanno bisogno trovino ricovero e nessuno rimanga per strada al gelo.
Però non possiamo non denunciare che ancora una volta è incomprensibile il perchè non si trovi una soluzione dignitosa e definitiva come, tra l’altro, promesso dall’amministrazione comunale di Pescara.
Era stato assunto l’impegno dall’allora assessore Diodati di realizzare un DORMITORIOÂ nei locali del rilevato ferroviario e/o della stazione. Era il 2015 e si dichiarava che…Â si va verso la realizzazione di un dormitorio comunale
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A prescindere dal freddo è comunque vergognoso nel 2017 che la gente dorma nelle auto, per strada o tra ruderi.
Ci sono migliaia di metri quadrati liberi e facciamo dormire per strada la gente?
Ricordiamo che negli spazi del rilevato ferroviario affidati dalle ferrovie all’associazione On The Road ci sono ampi spazi che potrebbero essere adibiti a dormitorio. Perchè il progetto non si concretizza mentre si spendono soldi per opere di dubbia utilità ?
Si sono programmati 1 miliardo e 500 milioni di euro per progetti del Masterplan ma la solidarietà sociale non è stata per nulla presa in considerazione dalla Regione.
Noi continuiamo a ritenere che la solidarietà sia l’infrastruttura più importante e che quelle risorse potevano essere destinate in parte per fare fronte all’emergenza abitativa e sociale.
Oppure potevano e possono essere individuati fondi nella programmazione dei fondi europei.
Invitiamo per l’ennesima volta Comune, Provincia e Regione a provvedere.
Si può rimodulare per esempio il piano degli investimenti per opere pubbliche del Comune e con un programma definito sistemare questo benedetto dormitorio in stazione entro pochi mesi?
la Regione è ovunque si parli di appalti ma per il resto latita
Maurizio Acerbo, ex-consigliere comunale PRC-SEÂ
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Corrado Di Sante, segretario provinciale PRC-SE
P.S.: la nuova assessora comunale alle politiche sociali Antonella Allegrino sul Messaggero annuncia grandi programmi che non possiamo che salutare positivamente. Nel frattempo però si può finalmente concretizzare sto cavolo di dormitorio presso la stazione di cui si parla da anni?
E’ noto che la rivoluzione russa cominciò in febbraio. Meno nota la storia del sergente Timofey Kirpichnikov, “il primo soldato della rivoluzione”. Fu lui a sparare il primo colpo che dette inizio alla rivoluzione che segnò la fine dello zarismo. Il sergente del reggimento Wolhynia fu protagonista della ribellione nel reggimento rifiutando di eseguire il comando di reprimere le proteste popolari a Pietrogrado. Invece di sparare sul popolo Timofey Kirpichnikov sparò e uccise il suo comandante , il capitano Lashkevich. Circa 600 soldati del suo reggimento si unirono ai dimostranti e successivamente altri reggimenti si rifiutarono di sparare.
Con la vittoria della rivoluzione democratica di febbraio giustamente Kirpichnikov fu decorato e ricevette il titolo di “primo soldato della rivoluzione” dal governo provvisorio.
Quando nell’aprile 1917 il governo provvisorio liberale cominciò a suscitare nuove proteste, Kirpichnikov organizzò manifestazioni in suo sostegno. Doveva anche lui essere deluso se nell’agosto 1917 sostenne il poi fallito sollevamento reazionario del generale Kornilov contro il governo provvisorio.
Di certo i bolscevichi non gli piacevano e infatti nei giorni della rivoluzione di Ottobre si schierò a difesa del governo provvisorio di Kerensky.
Essendo anti-bolscevico nel novembre 1917 fuggì da Pietrogrado per unirsi ai volontari dell’esercito bianco sul fiume Don e orgogliosamente si presentò lì rivendicando che lui era “il primo soldatod ella rivoluzione” e che voleva combattere contro i bolscevichi.
I Bianchi lo fucilarono immediatamente (come fecero con molti altri sostenitori del governo provvisorio liberali socialdemocratici che tentarono di unirsi a loro). Â Il suo cadavere fu lasciato a marcire in un fosso lungo la strada.
Una vicenda che dà l’idea della complessità del contesto in cui si sviluppò il processo rivoluzionario che sconvolse la Russia nel corso del 1917.  Quando si parla della lunga e sanguinosa guerra civile che seguì alla rivoluzione d’Ottobre non bisognerebbe mai dimenticare storie come questa.
Avrebbe dovuto suscitare un coro di sdegno sui nostri media e nella nostra stampa così sensibile e “liberale” la notizia che nell’Ucraina governata dai “democratici” sostenuti da Usa e Unione Europea venga censurata una serie tv dedicata al celebre capolavoro di Michail Bulgakov  Il maestro e margherita.  Eppure il 2016 è l’anno in cui ricorrono il 125° anniversario della nascita di Mikhail Bulgakov e  il 50° della prima pubblicazione de Il Maestro e Margherita sulla rivista letteraria Moskva. Gli intellettuali e giornalisti “liberali” del nostro paese non si sono indignati per la messa al bando del Partito comunista e persino dei canti e dei simboli comunisti in Ucraina e nemmeno per la riabilitazione dei filo-nazisti antisemiti che combatterono al fianco delle truppe hitleriane. E’ tale la distrazione che non ha fatto notizia dalle nostre parti il fatto che in questi giorni il Consiglio Nazionale per la Programmazione della Televisione e Radio dell’Ucraina ha pubblicato un elenco di film e serie televisive la cui proiezione/trasmissione in Ucraina è stata vietata dall’Agenzia del Film di Stato. Nel 2014-2016 l’Agenzia ha negato la registrazione dello stato e ha annullato le licenze di proiezione per oltre 500 film e serie televisive in lingua russa.
Il 10 dicembre 2016, forse per festeggiare il doppio anniversario, l’Agenzia di Stato ucraina ha provveduto ad aggiungere alla famigerata lista nera la serie televisiva Il Maestro e Margherita, diretta da Vladimir Bortko. Qualcuno chiederà al Ministero della Cultura ucraino di fornire spiegazioni? La russofobia dei “democratici” ucraini è tale che paiono aver dimenticato che Bulgakov era nato a Kiev e non era nemmeno comunista. E’ noto che negli anni venti e trenta Bulgakov fu oggetto di feroci critiche da parte di letterati e intellettuali bolscevichi (tra cui Mejerchol’d e Majakovskij), le sue opere teatrali sovente censurate e nei suoi scritti ironizzava sulla società sovietica*. Continue reading Il Maestro e Margherita vietato in Ucraina. Serie tv dedicata al capolavoro di Bulgakov censurata dai “democratici”
Vari pseudo-progressisti hanno polemizzato con la sindaca leghista di un comune toscano tempo fa perchè aveva accusato di comunismo la celebre canzone di John Lennon Imagine( leggi articolo).
La giovane sindaca inorridiva perchè un coro di bambini aveva cantato l’inno comunista in una scuola.
Aveva davvero ragione Jerry Rubin: «I giornali di destra con la loro stupidità spesso sono i nostri migliori alleati».
Vanno ringraziati questi esponenti delle destre per l’omaggio involontario al compagno John Lennon, probabilmente la rockstar che più di ogni altra ha gettato il proprio corpo nella lotta negli anni ’60 e ’70 (sempre consigliabile la visione del film USAvsJohnLennon).
Effettivamente Lennon voleva proprio scrivere un “manifesto comunista”.
In un tweet Pablo Iglesias di Podemos cita Hobsbawm che spiega “il significato del talento rivoluzionario con la metafora della boa” e allega la foto di una pagina dalla celebre raccolta di saggi dello storico comunista britannico “I rivoluzionari“. Trattandosi di un libro che ho letto tante volte fin da piccino ricordavo una metafora diversa, anche più consona al decennio – i sixties – alla fine del quale fu scritto il saggio. Infatti la traduzione italiana è diversa da quella spagnola e invece della boa ricorre alla metafora del surfista che è poi quella che effettivamente aveva usato Hobsbawm nel testo originale inglese delle sue Riflessioni sull’anarchismo. Vi ripropongo il brano di Hobsbawm in italiano:
…la maggior parte delle grandi rivoluzioni che ci son state e hanno trionfato, sono cominciate come «improvvisazioni» piuttosto che come risultato di un piano. Talvolta si sono sviluppate in modo rapido e inaspettato da quelle che sembravano normali manifestazioni di massa, talvolta dalla resistenza alle azioni dei nemici, talvolta in altro modo – ma raramente o forse mai – presero la forma che i movimenti rivoluzionari organizzati si aspettavano, anche quando questi avevano predetto che la rivoluzione era imminente. Ecco perchè la prova della grandezza dei rivoluzionari è sempre stata la loro capacità di scoprire le caratteristiche nuove e inaspettate delle situazioni rivoluzionarie e di adattarvi le proprie tattiche.Come un «surfer» il rivoluzionario non crea le onde su cui si muove, ma si limita a tenersi in equilibrio su di esse. A differenza del «surfer» – e qui sta la differenza tra un rivoluzionario serio e la prassi anarchica – prima o poi smette di correre sull’onda e deve controllare la sua direzione e il suo movimento.