La notizia che lo stato di New York ha legalizzato i matrimoni tra persone dello stesso sesso mi ha fatto ritornare in mente un bel libro fotografico con note di Allen Ginsberg e una breve prefazione di William. S. Burroughs. Scritto nel pieno della restaurazione reaganiana* il testo del vecchio rivoluzionario beat mi sembra il miglior commento dopo una notte di festeggiamenti nelle strade di New York. Un piccolo saggio di fede rivoluzionaria nell’epoca del cinismo e della rassegnazione.
Anybody who says there have been no real changes effected by the cultural revolution should look at this book. Gay is now a household word. Well, it wasn’t fifty years ago, when I was a Kid. In those days a Hispanic was a Mezican, a Black a nigger, and a gay person was a fucking queer. The idea that Mezicans, niggers, and fucking queers had any rights at all was simply ridicolous. Oh sure, people knew it happened…have my doubts about Greg and Brad who run the antique store, but so long as Greg and Brad keep shut up about it, it’s all right. You know, gentleman’s agreement. But when they start shoving it in our face, well…
So they did show it in people’s faces and they won. All it took to get underway was one stand by one intrepid band who said, We will not take this crap any longer! I refer to the heroes of Stonewall who were the first to raise the banner of freedom and who led the way for the gay parade to follow. Time marches on…the gay parade marches on.
William S. Burroughs
Lawrence, Kansas 1984
prefazione a Gay Day: The Golden Age del Christopher Street Parade 1974-1983
* Questa visione del mondo tollerante, da Beat generation o da <<anni `60>>, ha provocato in una destra intossicata una reazione di <<negazione>> (come si dice nel linguaggio di Alcolisti Anonimi) della realtà e ne ha rafforzato la codipendenza da leggi repressive, stato di polizia incipiente, uso della pena di morte a fini demagogici, demagogia sessuale, censura dell’arte, ira di televangelisti monoteisti fondamentalisti circa-fascisti, razzismo e omofobia. Questa controreazione sembra una conseguenza dell’aggravarsi del divario tra classi ricche e classi povere, della crescita di una vasta sottoclasse umiliata, dell’aumento di potere e lusso per i ricchi che controllano la politica e per i loro maggiordomi nei media. Prescrizione: più arte, meditazione, stili di vita di relativa penuria, evitare il consumo vistoso che sta portando a estinzione il pianeta.
Credo che le generazioni più giovani siano state attratte dall’esuberanza, dall’ottimismo libertario, dallo humor erotico, dalla franchezza, energia continua, invenzione e amicizia collaborativa di quei poeti e cantanti da Burroughs a Bob Dylan sino ai giovani Beck e Geoffrey Manaugh. Avevamo un gran lavoro da fare, e lo facciamo, cercando di salvare e guarire lo spirito dell’America.
Allen Ginsberg, The beat generation (1996)
sul rapporto tra Pasolini e i beats ho scritto un articolo qualche anno fa: http://www.maurizioacerbo.it/blogs/?p=858
[…] scrisse William Burroughs nell’introduzione a un bel libro fotografico sulla Christopher Street Parade negli anni ‘70-’80 […]