Credo che noi tutti siamo stati qui invitati non solo per onorare, ma per rivivere, rivedere e riabilitare la reputazione di Gabriele D’Annunzio. Povero D’Annunzio! Deve rivoltarsi nella tomba! Amici, romantici, compaesani! Io sono venuto per seppellire Cesare non per glorificarlo! Sono venuto per seppellire nuovamente l’eroica confusione istrionica e per raccontare del poeta romantico ed impetuoso, che fu anche un grande seduttore, secondo la tradizione di Byron.
Il rivisitare D’Annunzio oggi è un esercizio di nostalgia per un’epoca, per un periodo di tempo, per un romanticismo e persino per un’innocenza che non possiamo più avere in un mondo che vive di mode sognanti. c’è una sorta di nostalgia oggi per una sorta di nazionalismo eroico con tutte le sue glorie tramite le quali tutti i popoli del mondo guidati da uomini come D’Annunzio sfociano in una sorta di fascismo eroico che tutt’oggi si manifesta coprendosi di nuove azioni. Un neofascismo incipiente, oggi, in molti paesi, compreso il mio, che è inadatto invece per la rivalutazione di D’Annunzio. Infatti l’argomento è andato così oltre che quasi nessuno, presente in questa conferenza, può affrontare e confrontare i principali temi nazional-neofascisti e sciovinisti della vita e del pensiero di D’Annunzio.
Nessuna femminista ha sfidato e denunciato il grande e impetuoso seduttore! Alcuni poeti e critici lo hanno fatto menzionando la sua politica, ma subito si sono rivolti ad interessi estetici più rassicuranti. E lasciamo che si vada avanti così. Questo atteggiamento oggi non è proprio solo di questa conferenza. In tutto il mondo scrittori e critici evitano gli argomenti politici. L’ho visto in Francia, in Inghilterra e soprattutto negli Stati Uniti. Stiamo diventando subornatori con le mani sugli occhi, le orecchie e la bocca.
Non sento, non vedo, non parlo!
Noi siamo “orecchietti” perchè abbiamo ascoltato troppo. E andiamo avanti così.
E’ possibile che voi pensiate che per la mia ricostruzione di D’Annunzio io abbia il vantaggio dell’ignoranza perchè non vado in profondità nelle sue opere. Ma io ho il vantaggio del marinaio in lontananza che vede solo le sagome delle navi da guerra all’orizzonte e dal loro profilo può subito dire se sono navi nemiche. Egli non è abbastanza vicino da essere colto di sorpresa dai cannoni!
Secondo me, considerando il tutto sotto un punto di vista americano, D’Annunzio sembra avere lo stesso profilo sia come grande poeta che come neofascista. Commuoviamoci ancora con i contadini e i cantori!
Tuttavia, quando rileggo la più bella poesia di D’Annunzio, La pioggia nel pineto, ritraggo tutto quanto, mi contraddico. Nonostante tutto, infatti, D’Annunzio è un grande poeta, ora e allora.
intervento di Lawrence Ferlinghetti al convegno “D’Annunzio e i poeti d’oggi” (Pescara, 11-12-13 dicembre 1989) pubblicato sulla rivista Oggi e domani n.12, dicembre 1990.
Per una singolare coincidenza Gabriele D’Annunzio e Jack Kerouac erano nati entrambi il 12 marzo. Forse anche per questo nella celebre intervista alcolica della Pivano per la tv italiana Kerouac rispose alla domanda su quali poeti italiani lo avessero influenzato: “not Dante, not Leopardi, not Petrarca…maybe D’Annunzio” :
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