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Obbligo d’istruzione nell’apprendistato? No, grazie!

  Nel corso del consiglio regionale di martedì scorso abbiamo cercato con numerosi emendamenti e relativi interventi di porre all’attenzione della maggioranza alcuni punti critici della legge sull’apprendistato. Dispiace che l’assessore Gatti abbia scelto una linea di chiusura rispetto a proposte che avrebbero consentito di migliorare il testo ponendo in essere regole a tutela dei giovani lavoratori e soprattutto volte ad evitare furbizie da parte di imprenditori spregiudicati. Teniamo a precisare che le nostre proposte nascevano da un’analisi comparata delle leggi regionali in vigore. Comunque la questione rimane aperta perchè l’assessore si è dichiarato favorevole a una risoluzione (contenente i punti da noi proposti) che fornisca alla giunta gli indirizzi per le delibere attuative. Verificheremo se alle parole corrisponderanno i fatti.
 
Ci preme sottolineare l’aspetto peggiore della legge cioè l’introduzione della tipologia di apprendistato più controversa che non a caso altre regioni hanno evitato di inserire. Ci riferiamo all’estensione della possibilità di assolvimento dell’obbligo d’istruzione nei percorsi di apprendistato. Fortunatamente l’ansia da prestazione dell’assessore ha condotto all’approvazione di una norma comunque inapplicabile. Infatti l’obbligo di istruzione riguarda la fascia tra i 14 e i 16 anni e quindi contrasta con la legge approvata dal parlamento nel 2007 che ha elevato a 16 anni l’età dei minori per l’accesso al lavoro e quindi anche alle attività di apprendistato (che è pur sempre un contratto di lavoro). Senza l’abrogazione di questa previsione da parte del parlamento, è quindi impossibile accedere all’apprendistato a 14 anni e assolvere l’obbligo di istruzione in quel percorso. Ci ha davvero stupito la superficialità con cui il Consiglio Regionale ha approvato una norma palesemente pensata per svuotare di sostanza l’innalzamento dell’obbligo di istruzione e anticipare probabilmente future norme del governo Berlusconi.
 
La legge Gatti ripropone un vecchio doppio canale di sapore classista che divide gli studenti precocemente, sulla base delle condizioni soggettive di partenza, tra chi accede a percorsi di istruzione, e chi, più svantaggiato, è destinato ad un rapido inserimento nel mondo del lavoro. Sinceramente abbiamo trovato involontariamente lugubre il trionfalismo con cui il relatore di maggioranza ha celebrato le virtù di una legge uabruzzotile per combattere la “dispersione scolastica” mentre la Gelmini taglia miliardi di euro alla scuola pubblica, riduce drasticamente il numero degli insegnanti producendo un dilagante sovraffollamento delle classi. Secondo il “buonsenso” berlusconiano è inutile spendere risorse e impegno per sostenere gli studenti con maggiori difficoltà, meglio che a 14 anni vadano direttamente a imparare un mestiere! L’elevamento dell’obbligo di istruzione per gli studenti fino a 16 anni di età è una delle poche riforme degne di questo nome degli ultimi anni e risponde all’esigenza di fornire una più solida formazione culturale di base come garanzia di pari opportunità per tutti. La Regione Abruzzo, dimostrando un eccesso di zelo berlusconiano, ha scelto di schierarsi dalla parte di chi vuole smontare la riforma prima ancora che cominci a funzionare.
 
Maurizio Acerbo, consigliere regionale Rifondazione Comunista
 
Antonio Saia, consigliere regionale PdCI
 

P.S.: il titolo di questo comunicato l’ho ” rubato” (secondo gli insegnamenti di Debord e Burroughs) da una dichiarazione della capogruppo del PD

in Commissione Istruzione della Camera. Proprio negli scorsi giorni infatti c’è stato un tentativo di blitz maldestro per consentire l’apprendistato durante l’età dell’obbligo. Peccato che il gruppo PD in Regione non si sia accorto della gravità della questione.

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