Forse potresti informare Sch. di alcune mie opinioni concernenti la critica di Stalin.
1. La fuga dalla barbarie del capitalismo può essa stessa avere ancora caratteristiche barbariche. Il primo periodo di governo proletario può avere caratteristiche disumane a causa del fatto che il proletariato, come Marx lo descrive, è tenuto in soggezione bestiale dalla borghesia. La rivoluzione scatena contemporaneamente meravigliose virtù e vizi anacronistici. La liberazione da questi vizi ha bisogno di più tempo rispetto alla rivoluzione. La seconda volta (in Cina) sarà già piuttosto facile, e lo stesso vale per i paesi meno arretrati, dove l’accumulazione originaria del capitale è più avanzata.
2. Una delle gravi conseguenze dello Stalinismo è l’atrofia della dialettica. Senza la conoscenza della dialettica, tali transizioni come quella da Stalin come motore, a Stalin come freno non sono comprensibili. Né lo è la negazione del partito attraverso l’apparato statale. Né le trasformazioni di lotte tra diversi punti di vista in lotte per il potere. Né la trasformazione della tecnica di idealizzare e mitizzare un leader al fine di conquistare le vaste masse arretrate in un motivo per la distanza e la paralisi delle masse.
3. Gli storici devono lavorare sulla valutazione storica di Stalin. La liquidazione dello stalinismo può avere successo solo se il partito mobilita la saggezza delle masse su scala gigantesca. Questa si pone sulla strada diretta al comunismo.
4. Il (doloroso) passaggio dal culto di Stalin a una rinuncia della preghiera.
(…)Brecht aveva sempre avuto riserve private su Stalin, che non aveva mai espresso pubblicamente per il timore di indebolire la lotta contro il fascismo; come è avvenuto con molti comunisti, fece i conti con la scossa delle rivelazioni di Khrushev interpretando lo stalinismo come perversione non dialettica del marxismo. Questo atteggiamento è coerente con la sua posizione su questioni di estetica nel suo conflitto con la linea culturale SED.
Sch. è Albert Schreiner.
NOTA:
Ho tradotto questo testo dall’antologia Brecht On Art And Politics. Per contestualizzare storicamente l’atteggiamento verso Stalin e l’URSS dei comunisti degli anni ’30, ’40 e ’50 consiglio le illuminanti pagine di Eric Hobsbawm. Dà l’idea della posizione critica di Brecht verso lo stalinismo la poesia ‘La soluzione‘ che scrisse dopo la rivolta degli edili a Berlino nel 1953 ma fu pubblicata solo nel 1959. La morte per infarto nell’agosto del 1956 interruppe l’interlocuzione con altri militanti e intellettuali che proponevano la destalinizzazione della DDR e degli altri paesi del socialismo di stato. Nella piattaforma del gruppo di Wolfgang Harich si riferiva che “Nei nostri frequenti colloqui con lui abbiamo appreso l’amarezza e la delusione con cui guardava alle condizioni attuali della DDR” (citazione da Labor Notes, aprile 1957). Stephen Parker, autore di Stephen Parker, autore di Bertolt Brecht: A Literary Life , ha studiato anche gli archivi riservati della DDR: “Ho maturato una visione molto diversa di Brecht nel dopoguerra, in contrasto con la presentazione di Brecht come autore classico socialista sviluppata dal governo della SED [Partito di Unità Socialista, il partito stalinista al potere nella Germania Est] dopo la sua morte”(…) “C’erano molti modi in cui Brecht era un eretico piuttosto che un seguace della dottrina del partito del realismo socialista. Penso che sia chiaro che nel 1938 Brecht aveva una visione molto diversa sui Processi di Mosca rispetto alla posizione che aveva assunto all’inizio del 1936. Era dell’opinione che lo stalinismo fosse diventato un fenomeno reazionario e che Stalin si stesse comportando più come un monarca che come il leader della rivoluzione marxista-leninista. Brecht non avrebbe mai reso pubbliche queste questioni perché sentiva che c’era una lealtà superiore, vale a dire, verso il primo stato socialista formato dalla rivoluzione dei lavoratori. Brecht non riusciva a vedere nessun’altra forza che gli avrebbe consentito un giorno di tornare nel suo paese dall’esilio se non l’Armata Rossa. Le azioni dell’Armata Rossa rimasero per lui un punto di riferimento molto importante fino al 1945, quindi non penso sia difficile vedere come Brecht abbia cercato di mantenere la sua lealtà al primo e unico stato socialista che poteva combattere il fascismo”.
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