Venti anni fa occupammo le università italiane. Fu una bella storia. Merita di essere ricordata. Per cominciare vi propongo un articolo di Luca di Assalti , all’epoca Onda Rossa Posse. La loro irruzione sul palco della manifestazione nazionale della pantera (a Piazza del popolo) fu davvero epica. Poco prima dei tipi suonavano “la canzone del maggio” di De Andrè (bellissima, ma figlia di un altro ciclo di lotte). …buona lettura!
Senti il ritmo della Pantera
Nella notte nera nera s’è svegliata una pantera… …
batti il tuo tempo per fottere il potere!
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Il 90 tenne fede alla sua fama e fu un anno da
paura. Ci divertimmo e “la pantera†lasciò la sua impronta per molti anni a seguire. I centri sociali entrarono nelle
università e gli universitari si riversarono poi nei centri sociali. A guardare indietro credo si possa dire che attraverso
quel movimento entrammo nel mondo nuovo come lo conosciamo adesso. Sono passati venti anni. Il 15 gennaio fu
occupata “La Sapienzaâ€. La mattina di quel giorno venne presa “Lettere†durante un’assemblea affollata ed eccitante,
al termine della quale un gruppo di persone entrò nella stanza di Achille Tartaro, preside della facoltà , per chiedere le
chiavi dell’ingresso come atto simbolico e il fax dell’istituto come strumento per comunicare con il mondo. Dopo
alcuni minuti di tensione Tartaro non poté che accogliere le richieste. Riguardo il fax chiese sornione:“Ma lo sapete
usare?â€. “Lo sappiamo usare, lo sappiamo usare…e vogliamo pure la fotocopiatriceâ€. A pensarci ora viene da ridere a
quello scambio di battute. Eravamo giovani e desiderosi. La tecnologia come la conosciamo adesso iniziò a esplodere
allora. Prendemmo possesso degli edifici e dei mezzi di comunicazione per rispondere alla razzia del bene pubblico
che oggi è chiara a tutti nel furto dei diritti e più in generale nel furto di futuro di cui è oppresso questo paese. La
Pantera lottò, come era nella sua natura, seguendo una legge primordiale più grande della legge a cui avremmo
dovuto obbedire e che ci voleva docili e con la testa china. Uno striscione gigantesco pendeva dal tetto di geologia e
diceva: “Si può fareâ€. Decine di migliaia di persone ci provarono. E questo non si può cancellare. Tenemmo in mano
tutte le università italiane per due mesi, con feste continue di giorno e cortei che uscivano dai cancelli di notte. Con
centinaia di assemblee per rispondere alla classica trappola del: “allora fate voi una propostaâ€. Ma la nostra proposta
era già dentro la protesta. Non ci furono “violenzeâ€, fu un movimento che lavorò su nuovi linguaggi di
comunicazione. Naturalmente non fu ascoltato. Eppure lasciò la sua impronta di speranza, un richiamo di libertà che
viene da lontano e che riecheggia in ogni rivolta che scoppia dentro questo mondo meschino e razzista. C’erano
centomila persone alla manifestazione nazionale a Piazza del Popolo quando il Rap prese il potere per alcuni intensi
minuti. Quel ritmo battente veniva dai fratelli neri, dai discendenti degli schiavi che si erano alzati nei ghetti per
trasformare la loro vita di perdenti emarginati in un’opera d’arte. E questo era il messaggio che portava con sé la
Pantera. Urlavamo al microfono “Batti il tuo tempoâ€. E sta sicuro fratello, sta sicura sorella, che lo battiamo ancora.
fonte: www.assalti-frontali.com
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Quì trovate il video su Onda Rossa Posse: http://www.youtube.com/watch?v=sPN5GaCVHuE&feature=related
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