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ROSARNO E’ ANCHE IN ABRUZZO: CONTRO IL LAVORO NERO IN AGRICOLTURA

“Chi accetta il male passivamente è

 responsabile quanto chi lo commette”

(Martin Luther King)

Questa mattina ho presentato con una conferenza stampa a Pescara il progetto di legge regionale “Disposizioni in materia di contrasto al lavoro non regolare in agricoltura” .

Il progetto di legge intende disciplinare il contrasto del lavoro nero e irregolare in agricoltura, per quanto di competenza della Regione, e favorire l’emersione.

Con la nostra proposta di legge intendiamo riempire un vuoto normativo che caratterizza la normativa nazionale e regionale prendendo ad esempio la Regione Puglia, l’unica regione meridionale che negli ultimi anni si è dotata di una strategia di contrasto non a caso premiata dall’Unione Europea.

Il progetto di legge prevede l’obbligo del rispetto delle norme contrattuali pena la revoca dei finanziamenti pubblici . Introduce l’indice di congruità, già vigente in tutti i paesi europei, come condizione per accedere ai contributi di qualsiasi genere ( l’indice di congruità definisce il numero di lavoratori necessario per la produzione dichiarata da una determinata azienda). Prevediamo l’obbligo per i soggetti beneficiari di finanziamenti pubblici di comunicare l’avvio di un rapporto di lavoro il giorno antecedente l’inizio effettivo del rapporto. Inoltre la Regione ha il compito di promuovere protocolli tra le amministrazioni pubbliche e e istituisce l’Osservatorio Regionale sul lavoro non regolare con relativa banca dati.

La rivolta dei lavoratori migranti a Rosarno ha posto finalmente all’attenzione dell’opinione pubblica le drammatiche condizioni di vita e lavoro che subiscono decine di migliaia di lavoratori immigrati nel nostro paese. Tali condizioni di sfruttamento della manodopera bracciantile extracomunitaria sono incompatibili con la permanenza dello stato di diritto.

La recente inchiesta “Lavoro Pulito” condotta dall’Arma dei carabinieri e dalla Procura della Repubblica di Pescara ha disvelato che realtà di questo genere sono presenti  purtroppo anche la nostra Regione, dove operava un’organizzazione che ha gestito secondo gli inquirenti l’ingresso di 1.500 immigrati costringendoli a lavorare anche per 2-4 euro a giornata.

ROSARNO E’ ANCHE IN ABRUZZO e la politica e le istituzioni non possono far finta di non vedere. Ci ha stupito l’assenza di reazioni da parte della politica regionale di fronte alle vicende rese note dagli inquirenti.

Dovere della Regione è dotarsi di una strategia e di strumenti per combattere il lavoro nero e il caporalato.  Lo sfruttamento del lavoro nero lede gravemente i diritti costituzionalmente garantiti dei lavoratori, distorce il mercato del lavoro e altera la concorrenza tra le imprese.

Non vi può essere alcuna tolleranza nei confronti di caporalato, lavoro schiavistico, dei salari da fame, privazione di diritti.

Confidiamo che il presidente della Commissione Agricoltura ponga in tempi brevi all’ordine del giorno la nostra proposta sulla quale chiamiamo al confronto tutte le forze politiche e sociali abruzzesi.

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