Dalla storica rivista progressista USA Dissent ho tradotto questo intervento di Anatol Lieven, autore (con John Hulsman) di Ethical Realism: A Vision for America’s Role in the World . Lieven lo avevo letto su The Nation nel novembre 2021 profetizzare la guerra in Ucraina con un articolo lucido Ukraine: the most dangerous problem in the world. In Italia sarebbe accusato di essere filo-Putin. Buona lettura.Â
Gli stati e gli interessi degli stati definiti dalle istituzioni statali sono centrali in ogni varietà di realismo negli affari internazionali. Una concentrazione sugli interessi dello stato consente al leader o all’analista di distinguere tra ciò che l’establishment di un altro paese vede come suoi interessi secondari e vitali, in altre parole, quegli interessi su cui sarà disposto a scendere a compromessi e quelli su cui non scenderà mai a compromessi, e per cui in ultima istanza è pronto a combattere.
Comprendere come l’establishment di un altro stato vede gli interessi vitali del proprio paese richiede uno studio intenso, che porta all’empatia, qualcosa che il grande pensatore realista Hans Morgenthau ha dichiarato essere un dovere etico fondamentale dello statista. Questo non significa necessariamente simpatia, né per gli interessi stessi né per il modo in cui vengono difesi. Significa, tuttavia, che uno statista che possiede questa capacità di empatia metterà in discussione gli interessi vitali di un altro stato, e quindi rischierà la guerra, se è sicuro di due cose: primo, che farlo è veramente essenziale, politicamente e moralmente ; e in secondo luogo, che questa sfida ha una ragionevole probabilità di raggiungere il suo obiettivo.
L’etica realista trova la sua più chiara espressione nella distinzione di Max Weber (in La politica come vocazione) tra un’etica della convinzione o del sentimento (Gesinnungsethik) e quella della responsabilità delle conseguenze ( Verantwortungsethik ). Weber ha affermato che la prima può essere appropriata per un privato (come il pacifista sincero), ma un funzionario pubblico o un rappresentante eletto ha il dovere di considerare i risultati più ampi delle proprie azioni: in primo luogo per il proprio paese, ma anche – come grandi realisti come Morgenthau e Reinhold Niebuhr insegnarono per la pace internazionale e l’interesse generale dell’umanità .
Considerazioni realistiche ci danno importanti spunti per quanto riguarda la Russia e l’Ucraina. Ogni funzionario statunitense con una profonda conoscenza della Russia (come gli ex ambasciatori George F. Kennan, Jack F. Matlock Jr., Thomas Pickering e William J. Burns) e ogni realista statunitense intelligente (come John Mearsheimer e Stephen Walt), comprendeva che, per l’establishment russo, impedire all’Ucraina di aderire a un’alleanza militare ostile è un interesse vitale per il quale poteva essere pronto a entrare in guerra. Collegate a questo sono altre due questioni di vitale importanza per la Russia: mantenere la base navale russa a Sebastopoli e mantenere un ruolo chiave per la lingua russa in Ucraina.
Dire questo non giustifica le azioni di Putin nei confronti dell’Ucraina. Sono state gravemente immorali, per non dire disastrose per gli interessi della Russia. Tuttavia, prima di intraprendere il progetto di trasformare l’Ucraina in un alleato, l’establishment statunitense avrebbe dovuto riconoscere che la guerra era un risultato molto probabile.
Si può qui fare un confronto legittimo con la Dottrina Monroe americana, che continua in forma modificata fino ad oggi. I governi centroamericani hanno il diritto perfettamente legittimo di cercare investimenti cinesi. Se, tuttavia, avessero cercato un’alleanza militare con la Cina, loro – e il governo cinese – avrebbero dovuto farlo nella piena consapevolezza che gli Stati Uniti avrebbero mobilitato le proprie risorse e avrebbero agito con estrema spietatezza per rovesciare quei governi e bloccare quell’alleanza, con conseguente non solo terribile sofferenza umana, ma il probabile fallimento del progetto di alleanza. (in realtà gli USA hanno promosso colpi di stato anche in assenza di alleanze militari, ndt).
Come sarebbe andata se l’establishment statunitense fosse stato guidato da un approccio realista nel caso dell’Ucraina? In primo luogo, si sarebbe dovuto valutare se gli Stati Uniti fossero davvero preparati a combattere per difendere l’Ucraina. Questo punto riguarda la distinzione realista tra interessi vitali e secondari. Poiché l’Ucraina non è mai stata un interesse vitale degli Stati Uniti per il quale gli Stati Uniti sono pronti a entrare in guerra con la Russia, la proposta di adesione alla NATO per l’Ucraina è sempre stata vacua e politicamente e moralmente irresponsabile.
In secondo luogo, se gli Stati Uniti volevano corrispondere ai desideri degli ucraini che il loro paese si sviluppasse in direzione occidentale, dovevano anche rispettare l’opinione (non solo di Mosca ma di molti ucraini, almeno fino a questa guerra) che questo processo doveva essere combinato con il mantenimento di relazioni strette e amichevoli con la Russia. In altre parole, l’offerta di adesione alla NATO avrebbe dovuto essere abbandonata a favore della riforma economica e politica e gli accordi commerciali tra Occidente e Ucraina avrebbero dovuto essere elaborati in modo tale da consentire la continuazione del commercio con la Russia.
Un approccio etico realista alla guerra oggi impone la ricerca di un accordo di pace che salvaguardi la sovranità ucraina e la sua capacità di spostarsi verso l’Occidente, dando al contempo alla Russia abbastanza in termini territoriali per consentire a Putin di rivendicare la vittoria e porre fine alla guerra. Per l’Ucraina tentare di riconquistare le aree che la Russia detiene dal 2014 significherebbe una guerra senza fine, con possibilità di successo solo molto limitate; mentre gli Stati Uniti sono profondamente riluttanti a combattere per l’Ucraina, una continuazione indefinita della guerra corre il serio rischio di un’escalation di un conflitto internazionale, con risultati potenzialmente catastrofici per l’Ucraina, gli Stati Uniti e l’umanità nel suo insieme.
Nessuno dovrebbe fingere che si tratti di problemi facili da risolvere, né politicamente né moralmente. Ma come scrisse una volta Morgenthau: “Non abbiamo scelta tra il potere e il bene comune. Agire con successo, cioè secondo le regole dell’arte politica, è saggezza politica. Sapere con disperazione che l’atto politico è inevitabilmente malvagio, e agire comunque, è coraggio morale. Scegliere tra diversi espedienti quello meno malvagio è il giudizio moraleâ€.
articolo originale:Â https://www.dissentmagazine.org/article/the-ethics-of-realism
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