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LE APERTURE DOMENICALI AMMAZZANO I PANIFICATORI ABRUZZESI

FornaioSono abituato alle battaglie solitarie, ma ogni tanto fa piacere ricevere qualche segnale di incoraggiamento. Come noto sto conducendo in Consiglio regionale, insieme al compagno Saia, una battaglia per la riduzione delle aperture domenicali e più in generale per limitare il dilagare della grande distribuzione. Come sempre si registrano alti e bassi anche perchè il quadro delle forze in campo è decisamente a nostro sfavore. Qualche punto l’abbiamo incassato, per esempio con la norma che obbliga alla chiusura infrasettimanale in caso di apertura festiva che però a causa di un subemendamento del centrodestra è stata impugnata dal Governo oppure con la riduzione del numero complessivo da 44 a 38. Un risultato strappato con giorni di ostruzionismo sulla finanziaria regionale. Si tratta comunque di un numero spropositato di aperture in una regione, tra l’altro, che grazie all’ignoranza e alle connivenze del ceto politico registra la più alta densità di grande distribuzione di Italia e di Europa. Mentre noi ci battiamo per cercare di attirare l’attenzione sull’impatto socio-economico nonchè urbanistico e ambientale di questa subalternità bipartisan della politica abruzzese nei confronti dei centri commerciali ovviamente la grande distribuzione esercita fortissime pressioni sulla politica al fine di ottenere l’abolizione delle nostre parziali conquiste. Proprio ieri le strutture dell’area di Città S.Angelo si sono riunite per chiedere di aumentare le aperture trovando nell’amministrazione comunale una sponda (trovate l’articolo da Il Centro quì sotto).

E’ a me evidente da tempo che è indispensabile costruire un’ampia coalizione di forze e sensibilità sul territorio per contrastare una lobby potentissima. Per questo mi fa molto piacere condividere con voi questa lettera che ho ricevuto dal Presidente dei panificatori della Confesercenti abruzzese. Racconta molto bene quale sia l’impatto su quel comparto di aziende locali del numero così eccessivo di aperture domenicali. Buona lettura!

Al presidente della Regione Abruzzo

GIOVANNI CHIODI 

Al vicepresidente vicario

ALFREDO CASTIGLIONE

Al presidente della IV Commissione

NICOLA ARGIRO’

Al consigliere

MAURIZIO ACERBO

 

Oggetto: lavoro domenicale disagevole

 

Illustrissimi,

              da molto tempo i panificatori artigiani dell’Abruzzo stanno subendo, da parte delle istituzioni regionali, dolorose ingiustizie. I fatti dimostrano che l’Amministrazione  non pensa a tutelare le nostre attività, piccole ma significative nel tessuto economico-produttivo di questa terra,  e che si preoccupa solo di agevolare l’attività della grande distribuzione.  A  nostro evidente danno.

In qualità  di panificatore e rappresentante sindacale di questa categoria,  vorrei  ricordarvi la realtà  del nostro comparto e  la crisi  che  stiamo attraversando:  una situazione, analoga a quella di tutte  le piccole  realtà  produttive e commerciali d’Abruzzo, che  sono poi le garanti del mantenimento di una parte importante dell’identità della regione.  

La panificazione  è un’attività un pò particolare,  che si svolge soprattutto di notte, per poter  produrre  il  pane che il consumatore acquista fresco la mattina; è un prodotto  tipico regionale, come anche i dolci e le pizze che escono dai nostri forni. In Abruzzo vi  sono  circa 600 aziende di panificazione artigiana, quasi tutte a dimensione famigliare, anche se molte di esse impiegano qualche collaboratore. Secondo una media calcolata dalla nostra associazione, possiamo considerare la presenza di sei persone per ogni azienda. Forse siamo pochi, ma siamo comunque la garanzia  della continuazione di un prodotto tipico, al quale la gente abruzzese è abituata e affezionata.

Da alcuni anni, tuttavia, la panificazione artigiana è sempre più in affanno, a causa soprattutto dell’invadenza della grande distribuzione, che opera con aperture domenicali e vendite a prezzi lontani dalla realtà del mercato, mettendo in atto una vera e propria  concorrenza sleale. Sempre più spesso sono anche messi in commercio prodotti che i consumatori considerano freschi ma che tali non sono, come è il caso di precotti o surgelati (il supermercato provvede alla  sola cottura finale) provenienti da altre realtà nazionali  o anche europee.  Tutto ciò ha provocato una contrazione delle vendite  di pane,  nelle  nostre aziende e nei piccoli negozi del commercio da noi forniti, che si può valutare intorno al 50 per cento, con punte anche superiori il fine settimana.  Qualche politico ci ha detto: state aperti anche voi la domenica. Allora vi chiedo: perché le pubbliche amministrazioni non cominciano con il dare l’esempio, tenendo aperti i loro uffici anche il sabato  e la domenica?  Fare i conti sulla pelle degli altri è facile e comodo.

Come abbiamo più volte ribadito, la domenica rappresenta, per chi fa il nostro mestiere, una pausa che permette quel giusto riposo che a nessun altro è negato; un giorno da dedicare alla propria famiglia,  ai propri figli, al recupero di energie duramente impegnate da un lavoro che inizia quando la maggior parte della gente va a dormire.  

A questo quadro, già difficile, vanno aggiunti altri fattori che incidono negativamente sui bilanci delle nostre aziende: gli aumenti di materie prime, energia, e trasporti; lo sfruttamento da parte della grande distribuzione che impone, ai panificatori che la forniscono,  il reso  del pane  e il pagamento  della fornitura a 90 giorni dalla presentazione della fattura.

In poche parole, il caos di un mercato “liberalizzato” in una sola direzione e la totale disattenzione del mondo politico ai nostri problemi ci sta mettendo nell’angolo. Si salvano solo gli abusivi, che trascurano le norme in materia  di igiene e sicurezza, ingannano il fisco, non corrispondono la giusta retribuzione ai collaboratori, ignorano i canoni della corretta lavorazione  che garantiscono la tipicità del prodotto.

La situazione che stiamo vivendo, e che non riguarda solo il nostro comparto, è un aspetto di una crisi voluta dai grossi gruppi mondiali, che minaccia di provocare la fine  delle piccole attività.  Provate a immaginare che cosa accadrebbe se un giorno le piccole attività non ci fossero più e l’intero monopolio del commercio alimentare andasse in mano alla grande distribuzione.

Come cambierebbero il nostro sistema economico-produttivo, le nostre tradizioni, la nostra stessa società, della quale le piccole imprese della panificazione artigiana sono un aspetto caratterizzante?  E ancora: non vi pare che questo vostro atteggiamento di disinteresse nei nostri confronti vada in direzione contraria a quella volontà di valorizzazione del nostro territorio e delle sue risorse, così spesso declamata ma sempre rimasta nelle parole?

La panificazione artigiana abruzzese sta attraversando una crisi assai difficile e ho ritenuto corretto e doveroso richiamare ancora una volta la Vostra attenzione su una situazione grave che potrebbe portare alla dichiarazione dello stato di agitazione della categoria. 

Vi ringrazio per la Vostra attenzione e resto a Vostra disposizione per tutti  i chiarimenti  in materia  che Vi potessero interessare.   

Distinti  saluti 

Vinceslao  Ruccolo

Presidente panificatori

Confesercenti regionale

 

 

SABATO, 12 MARZO 2011                        

 

 

                                                                          

Città Sant’Angelo. I gruppi commerciali aspettano la nuove modifiche della Regione         

Chiusure domenicali, calendario fermo              

CITTA’ SANT’ANGELO. Rinviare la conferenza dei servizi sulle aperture domenicali, ora prevista a Pescara per il 15 marzo. Si è conclusa così la riunione tenuta a Città Sant’Angelo tra le strutture commerciali del territorio su quali domeniche di apertura rinunciare. Le deroghe alla chiusura festiva, infatti, sono diminuite, da 40 più 4 a 34 più 4, dopo l’ultimo emendamento alla legge regionale sul commercio. Il fatto che la commissione Commercio della Regione stia discutendo una nuova modifica al provvedimento ha spinto a elaborare un documento per chiedere il rinvio. Presenti i rappresentanti di Centro commerciale Pescara Nord, Iper, Pittarello, Carabetta, Brico Io, Outlet Village, Sanità e Acaa: tutti d’accordo nel giudicare «inaccettabile» la situazione di incertezza che da mesi si trascina sulle aperture domenicali. «A fine 2010 c’è stato un cambiamento dell’ultimo minuto», spiega il sindaco Gabriele Florindi. «In Regione non capiscono che ad ogni azione c’è una reazione: ora le attività commerciali potrebbero impugnare una mia eventuale nuova ordinanza». «Gli emendamenti», sostiene l’assessore al Commercio Fernando Fabbiani, «non dovrebbero stravolgere le leggi». Giampiero Lanzarotti, del management di Iper evidenzia il danno di questa politica alla pianificazione delle promozioni: «Siamo uno dei settori che danno più posti di lavoro in Italia in questo momento di crisi. Il commercio viene invece visto come il nemico: non possiamo pagare le scaramucce dei partiti». Preoccupano anche le ricadute sui posti di lavoro: «Come Iper, se le domeniche saranno ridotte saremo costretti a rivedere l’aspetto occupazionale. Non è un ricatto, ma abbiamo fatto una programmazione promozionale a inizio anno e adesso dovremo rivederla. C’è almeno una buona notizia: recuperiamo il 17 marzo». La festa dell’Unità d’Italia, infatti, è stata lasciata dalla Regione alla discrezionalità dei sindaci. «Io avrei voluto i negozi chiusi anche a Città Sant’Angelo», sottolinea Florindi, «ma i Comuni vicini decideranno per l’apertura e non me la sento di creare questo danno alle attività». «Il 17 marzo noi resteremo chiusi», osserva Sandro Boeso, gruppo Pittarello: «perché abbiamo già dato la comunicazione al personale basandoci sul fatto che il Comune di San Giovanni Teatino, dove abbiamo un altro punto vendita, ha deciso per la chiusura».

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