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Antonio Spina: lettera al Centro sul porto di Pescara

portoRicevo e volentieri socializzo la lettera inviata dall’amico Antonio Spina al quotidiano Il Centro sulle questioni relative al Porto. Noto che sulla questione dell’insabbiamento del porto parlano molto soprattutto coloro che sostennero la validità di un progetto disastroso che in pochi contestammo.

Ricordo che l’opera fu realizzata senza valutazione di impatto ambientale. Noi ovviamente fummo accusati di essere i soliti ambientalisti del no (un esercizio di memoria). Buona lettura!

 

Avrei da fare qualche osservazione sull’articolo odierno a firma di Marco Camplone  con  Luciano D’Alfonso sul porto di Pescara,

 Innanzitutto mi fa piacere che D’Alfonso riconosca che il problema esisteva da anni (“E’ esploso negli ultimi mesi, ma i segnali inquietanti e fortissimi c’erano da anni. Purtroppo non sono stati ascoltati.”).

Appunto. Undici anni fa, nel 2000, il Comitato, di cui ero il portavoce, si prodigò con relazioni, articoli, fotografie storiche e dell’epoca, lettere aperte e non, polemiche anche, per far capire a chi di dovere quale era la soluzione migliore (l’ex Sindaco Carlo Pace, l’on. Nino Sospiri, soprattutto, e, ultimo ma non meno importante, l’ex Sindaco Luciano D’alfonso; naturalmente tutti e tre con i loro apparati politici e non). E per indurli a investire la loro autorità nella soluzione del problema-porto  il Comitato presentò anche una bozza di soluzione di un illustre esperto, l’arch. Alberto Polacco, che andò inascoltata, prima della costruzione della banchina di levante. Offerta su un piatto d’argento, senza ulteriori richieste.

Eppure nella sua relazione, quella mia del febbraio 2000 possiamo tralasciarla, c’erano i prodromi  della situazione attuale. Scriveva allora l’arch. Polacco “…Il paradosso è che il modello del porto … è normalmente documentato nei testi scientifici quale caso ove è stato necessario impiegare sistemi artificiali di trasferimento della sabbia, in quanto l’accumulo di materiale nella zona di sopraflutto a lungo andare ha finito per interrare anche l’area navigabile che si voleva protetta dall’insabbiamento!… (e inoltre, sotto l’aspetto mercantile, il nuovo porto si presentava così)…Il  Conto Nazionale dei Trasporti 1998 in riferimento al movimento merci-passeggeri…(dice che)… le due regioni insieme,Abruzzo e Molise, coprono lo 0,54% del traffico merci complessivo nazionale e lo 0,39% del traffico passeggeri, (grazie soprattutto al traffico Termoli-Isole Tremiti),… L’immagine che emerge attraverso questi brevi cenni è quella di una estrema condizione di debolezza del sistema portuale abruzzese… (dovuta a cause internazionali e cause locali)…E secondo il Quadro di Riferimento Regionale n.84 del 1994:”. . In quest’ottica va chiarito il ruolo di Giulianova come porto peschereccio, di Pescara come porto passeggeri e, con il nuovo Marina, per diporto nautico. Mentre per il movimento merci, fermo restando che la portualità commerciale deve inserirsi nel più ampio contesto nazionale, ed in particolare adriatico, le vocazioni sembrano indicare gli scali meridionali di Ortona e Punta Penna (Vasto), sia per le opere esistenti ed in fase di progettazione e/o attuazione, sia in quanto su di essi gravitano le aree industriali maggiormente suscettibili di esprimere domanda di servizi portuali […]”.

La conseguente bozza di Progetto, che è inutile qui allegare perché superata dalle costruzioni successive (banchina di levante, appunto, e Ponte sul Mare) indicava una soluzione che era un po’ come dire: facciamo il passo giusto secondo la gamba. Inutile correre dietro a quel progetto  (nuovo porto  composto da diga foranea e banchina di levante). Non abbiamo avuto ascolto. E adesso i risultati sono sotto gli occhi di tutti quelli che hanno seguito la storia.

L’ex Sindaco D’Alfonso ha fatto la sua parte; anzi non l’ha fatta. Inutile, secondo me, che invochi adesso l’Autorità Portuale di Ancona, che è già piccola di per sé lien. L’on. Nino Sospiri si impegnò per avere la Direzione Marittima a Pescara per l’Abruzzo (e per il progetto di porto sbagliato !). Adesso almeno questa ci è rimasta di buono. E’ più che sufficiente per gestire i porti di Giulianova, Pescara, Ortona, Vasto  insieme con i Comuni e con la Regione Abruzzo, che è però ferma al Quadro Riferimento Regionale n. 84 del 1994.

In quanto alla draga, è vero che negli anni passati era fissa (escavava minimo 15.000 mc. all’anno, a Pescara), ma erano altri tempi. Oggi, per evitare emergenze e lungaggini, è meglio ricorrere all’affitto. I costi, tutto sommato, non sono superiori.

Ma, draga fissa o no, i problemi sono a monte e a valle. A monte, perché l’autorità del bacino fluviale Aterno-Pescara, che esiste da 4 o 5 anni, finora ha concluso poco. Possibile che non si poteva attingere alle risorse locali: Istituto Idrografico, che ne è l’istituzione, e l’Ordine dei geologi d’Abruzzo e anche l’Ordine degli Ingegneri ? Se non si può dragare il bacino portuale vecchio e l’avamporto è perché a monte il fiume è inquinato. E’ là che bisogna intervenire. E le competenze ci sono, anche se è un lavoro di lunga lena, ma fattibile. La Thatcher non ha forse fatto ritornare i salmoni nel Tamigi ?

E poi a  valle, cioè all’imboccatura del porto, perché le secche hanno superato le previsioni più pessimistiche (basta guardare sotto i trabocchi). In più il fiume ci ha messo il suo fango.

Adesso cosa fare ? Dice D’Alfonso: “…Sommessamente mi permetto di suggerire la definizione… del Piano Regolatore Portuale…”, concepito durante la sua Sindacatura. Che ha aspetti discutibili, su cui adesso è meglio sorvolare, e un difetto grande, che è quello economico. Figuriamoci se adesso il governo e il ministro Tremonti tirano fuori i 60 o 100 milioni di euro (punti di vista) per quel Piano Regolatore Portuale di Pescara, quando ha negato 10 milioni qualche tempo fa al porto di Genova!
E inoltre quel Piano Regolatore, anche se costasse solo 60 milioni, da solo l’impressione di voler coprire le magagne del nuovo porto appena finito (2005).

Noi pensiamo che si  potrebbe “ritoccare”  il porto, quello attuale, senza far soffrire ancora inutilmente la città e in attesa di veder meglio definito il Quadro Riferimento Regionale . Forse servirebbe solo qualche milione di euro. Ma è il Governatore che deve decidere.

Con i migliori saluti anche al Sindaco D’Alfonso

Antonio Spina

Ex portavoce del Comitato PortodiPescara

 

Per il resto, chi si appassiona alla Storia del Porto può visitare il blog: www.portodipescara.blogspot.it

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