E’ vergognoso il silenzio del ceto politico abruzzese del PDL sui referendum, in particolare quelli relativi all’acqua.
Ricordo che il Consiglio Regionale aveva votato all’unanimità un mio emendamento al Documento di Programmazione in cui ci si pronunciava inequivocabilmente per la gestione pubblica dei servizi idrici.
La dice lunga sulla subalternità ai vertici romani di questa inadeguata classe dirigente che a pochi giorni dai referendum nessun consigliere o assessore regionale abbia avuto la dignità di esporsi a sostegno dei quesiti referendari.
Mentre presidenti di centrodestra come Cappellacci, Zaia e Cota dichiarano apertamente che voteranno per il sì (cioè contro la privatizzazione dell’acqua) Chiodi tace e acconsente.
E’ evidente che a fronte degli ordini che arrivano da Roma gli esponenti regionali, provinciali e comunali del centrodestra hanno paura di far arrabbiare i loro protettori.
Come recita l’adagio popolare “chi tace acconsenteâ€.
In tutta Italia sindaci, consiglieri comunali, provinciali, regionali, presidenti, persino parlamentari del centrodestra assumono pubblicamente una posizione per il SI ai referendum. In Abruzzo silenzio di tomba.
E’ l’ennesima dimostrazione purtroppo che questi signori antepongono sistematicamente la loro carriera agli interessi del territorio e si venderebbero pure la Maiella e il Gran Sasso pur di non indispettire i vari Letta, Gasparri, Quagliariello, Verdini, Matteoli.
E’ successo col post-terremoto e la sanità e si conferma con l’acqua.
Se Ferrara e Belpietro si auto-definiscono “liberi servi”, quelli del PDL abruzzese appaiono servi e basta.
Spero in questi ultimissimi giorni di poter assistere a qualche sussulto di dignità e di coerenza e di leggere qualche dichiarazione di voto per il Sì di esponenti del centrodestra abruzzese.
 Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC – Federazione della Sinistra
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