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Pane amaro, un documentario da vedere

trescaStamattina ho visto su Rai Tre questo documentario bellissimo. Ne consiglio la visione e la diffusione. Andrebbe proiettato ovunque. Soprattutto in Abruzzo dove un working class hero come Carlo Tresca meriterebbe maggiore popolarità. Per disintossicarsi dai virus razzisti è bene conoscere la storia dell’emigrazione italiana. E’ balsamico scoprire il contributo dei proletari italiani alla storia della lotta di classe (e quindi alle conquiste sociali e democratiche)negli States. L’equazione italo-americani uguale mafia, pizza ecc.(che è una tipica tipizzazione razzista) ha oscurato la memoria della working class italiana emigrata negli States. Ho ripensato a mio nonno Zopito che emigrò a 13 anni, orfano e analfabeta, negli States con nel cappello un indirizzo e tornò dopo tanti anni in Italia mastro e socialista. 

 

 

PANE AMARO (la presentazione dal sito di Rai Storia)
“Il più grande linciaggio nella storia degli Stati Uniti avviene a New Orleans nel 1891. Le vittime sono 11 immigrati italiani. Fra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale, altri 28 immigrati italiani sono vittime di linciaggi.”

Cosi comincia “Pane amaro”, il film documentario del giornalista e regista italoamericano Gianfranco Norelli, che rievoca ed esamina alcuni fra gli eventi piu’drammatici e meno conosciuti nella storia di oltre cinque milioni di immigrati italiani negli Stati Uniti,  arrivati fra il 1880 e la seconda guerra mondiale.

Anche in questo film, come nella sua inchiesta “Il segreto di Mussolini” sulla misteriosa morte in manicomio della presunta prima moglie e del primo figlio maschio del duce, già trasmessa da “La Grande Storia” e da numerose reti europee, Norelli usa uno stile investigativo e incalzante, un linguaggio asciutto e diretto basato su una ricerca estesa e meticolosa. Emigrato lui stesso a New York 27 anni fa e formatosi come documentarista negli Stati Uniti, Norelli ha prodotto documentari per la BBC, la televisione pubblica americana PBS, la National Geographic e la RAI, vincendo numerosi premi a festival internazionali.

 

Il racconto  di “Pane amaro”  comincia alla fine dell’Ottocento, con l’arrivo di decine di migliaia di italiani nel sud agricolo degli Stati Uniti, dove rimpiazzano gli schiavi neri nelle piantagioni di cotone e di canna da zucchero. In una società basata sulla segregazione razziale, gli italiani vengono definiti “un popolo di mezzo”,  ne’ bianchi ne’ neri, e sono soggetti a discriminazioni ed abusi. Un sospetto o una spiata, portano spesso non ad un processo e al carcere, ma alla giustizia sommaria del linciaggio.

 

All’inizio del Novecento arriva a New York l’ondata più numerosa di immigrati italiani.  Nel 1906 sbarca ad Ellis Island una media di 980 italiani al giorno. Il totale per quell’anno tocca un record che non verrà mai superato: 358 mila. Molti americani la considerano un’ invasione da parte di un popolo culturalmente, moralmente e geneticamente inferiore. Il razzismo anti-italiano si diffonde. Gli opinionisti americani   dipingono gli italiani come un’orda subumana e incontrollabile. Le loro condizioni di vita e di lavoro riflettono il loro status di cittadini di seconda categoria. Negli anni venti viene varata una legge che riduce l’immigrazione dall’Italia quasi a zero.

In quella grande ondata d’immigrazione appena finita, è arrivata dall’Italia anche una vasta gamma di militanti politici rivoluzionari. La seconda parte di “Pane amaro” (in onda il 5 febbraio) descrive il complesso arco dell’impegno sindacale ma anche della violenza politica di matrice italiana:

“Il 16 settembre 1920, un minuto dopo mezzogiorno, mentre migliaia di impiegati escono dagli uffici per andare a pranzo, una bomba esplode al centro di Wall Street. Trentanove persone vengono  uccise e centinaia rimangono ferite. E’ il più sanguinoso attentato terroristico nella storia della città di New York dopo l’attacco alle torri gemelle dell’ 11 settembre 2001. Ne è responsabile un gruppo clandestino di anarchici italiani in America”.

“Pane amaro”  esplora i retroscena di quell’attentato e il legame fra chi mise la bomba e la vicenda di Sacco e Vanzetti. E’ un racconto con aspetti poco conosciuti, che lega una lunga serie di episodi di violenza politica alla storia della vasta comunità anarchica italiana della città di Paterson in New Jersey. Paterson era il centro dell’industria tessile americana dove oltre 25 mila operai lavoravano in condizioni particolarmente dure.  Da Paterson era partito Gaetano Bresci, che aveva ucciso il re d’Italia Umberto I e gli anarchici che avrebbero assassinato il presidente degli Stati Uniti McKinley e numerosi  leader europei. 

Il racconto di “Pane Amaro” si conclude con la vicenda dell’internamento di oltre 2.000  immigrati italiani durante la seconda guerra mondiale. Circa 600 mila italiani che vivevano da anni negli Stati Uniti, ma che non erano mai diventati cittadini americani,  vengono dichiarati “stranieri nemici” e sono sottoposti a una serie di severi controlli e restrizioni. Quelli che infrangono i divieti vengono sommariamente internati per periodi fino a 11 settimane, spesso senza che ne siano informati i familiari. Molte famiglie vengono divise fra chi è cittadino americano e chi non lo è. L’amara ironia è che durante la seconda guerra mondiale gli italoamericani sono fra tutti gli immigrati quelli che si arruolano nelle forze armate americane in maggior numero: oltre mezzo milione.

Gianfranco Norelli racconta questa avvincente epopea degli italiani d’America attraverso un ricco intreccio di rari filmati, foto d’epoca, documenti originali e interviste con storici e italoamericani la cui vita e’ stata profondamente influenzata dagli eventi narrati. “Pane Amaro” ci fa riflettere sul significato profondo dell’ emigrazione, un’esperienza conosciuta direttamente da tante famiglie italiane. E’ una riflessione necessaria in un momento in cui l’Italia è diventata la meta di migliaia di immigranti da ogni angolo della terra.

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