Il mare non c’è più, le dune sono sparite, i veleni avanzano, il fiume è diventato una belva selvaggia, ma pochi protestano. Gli abruzzesi sono abituati a tacere da secoli. La loro è una “regione camomilla”, utilmente nascosta in una zona d’ombra dei media. Il dossier di un’azienda multinazionale la descrive così: “facilità di penetrazione, costi d’insediamento minimi, zero conflittualità sociale”. Soprattutto, “poche obiezioni ecologiche”. Sembra il Congo, invece è Italia.
Tranquilli non è un comunicato di Acerbo o del WWF. A scriverlo è Paolo Rumiz in un bel reportage pubblicato oggi su Repubblica. Se ci chiamava potevamo fornirgli un pò di nomi e cognomi, qualche dato in più, qualche circostanza più nitida (l’idea di nominare un commissario straordinario non fu di Del Turco, ma di D’Alfonso e De Dominicis, per esempio). Ma il risultato è comunque encomiabile. Siamo lieti di appartenere alla categoria dei “pochi che protestano” e da anni, subendo attacchi dai “moderati” di centrodestra e centrosinistra nonchè l’ostracismo della stampa locale.
Ultimamente si assiste sempre più spesso a un fenomeno strano. la stampa nazionale si occupa degli argomenti scomodi della nostra Regione assai più di quella locale.
C’è da interrogarsi sul perchè di cotanta latitanza dell’informazione a Pescara e in Abruzzo. A mio modesto parere la ragione sta nel fatto che anche l’ambiente giornalistico è assuefatto al peggio e neanche lo vede. Inoltre credo di poter dire che chi avrebbe il dovere di informare è troppo “vicino” a chi sta al potere.
se andate sul sito www.rifondazionepescara.net cliccando sull’argomento Pescara trovate qualche annata di comunicati su questi temi.
Â
Â
Â
[…] La nostra regione non fa eccezione, anzi. […]