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Solidarietà con il Cox 18. Firma la petizione

la giunta di destra di Milano ha sgomberato il centro sociale Cox 18 (Conchetta) di Milano: http://www.carmillaonline.com/archives/2009/01/002916.html#002916

Invito tutti/e a sottoscrivere l’appello a sostegno del Cox: http://www.petitiononline.com/cox18/petition.html

Vi propongo due articoli sulla storia del Conchetta pubblicati sul Manifesto:

33 ANNI DI STORIA
All’avanguardia sempre, dal web al cyberpunk
di Marco Philopat

Il centro sociale di via Conchetta, situato su un’area di proprietà comunale, fu occupato nel 1976 da studenti e lavoratori libertari della sanità con l’apporto di giovani appartenenti a diverse esperienze aggregative che da secoli sono spontaneamente nate nello storico quartiere Ticinese. Nell’estate del 1988 entrarono, allargando l’occupazione negli adiacenti locali che anni prima ospitavano un famoso ristorante, ragazzi più giovani provenienti dalla scena punk locale, poi studenti di sociologia e informatica, abitanti e frequentatori della zona e infine alcuni tifosi della curva sud del Milan. Uno spettro di individualità davvero originale che da subito si fece conoscere in città per le sue proposte culturali a tutti i livelli. Sgomberato nel gennaio 1989 e rioccupato nel settembre successivo, Cox 18, grazie alle numerose mobilitazioni, ottenne allora una delibera comunale che destinava tutta l’area all’utilizzo sociale e lasciava di fatto all’associazione degli occupanti, che nel frattempo era stata costituita, l’usufrutto temporaneo dello stabile, almeno fino alla conclusione di un regolare processo civile.
Nel corso degli anni Cox 18 è diventato un centro culturale di importanza internazionale, producendo un’incredibile mole di iniziative che non ha paragoni con qualsiasi altra situazione istituzionale o privata in città e forse in Italia. Cox 18 è stata, ed è tuttora, attivissima nell’ambito dell’editoria, della musica, delle arti visive e di ogni altro campo della comunicazione.
Nel 1991 nei locali del centro si è trasferita la storica libreria dei movimenti e della controcultura, la Calusca City Lights, gestita da Primo Moroni. Per tutti gli anni Novanta, da qui sono partiti diversi fondamentali dibattiti di ricerca intellettuale e politica, in qualche caso sono stati filoni di ricerca molto innovativi, per non dire profetici. Tra gli altri ricordiamo quello sul revisionismo storico, animato da Pierpaolo Poggio dalla Fondazione Micheletti di Brescia, il dibattito sul postfordismo, guidato da Sergio Bologna, la questione legata all’utilizzo sociale delle nuove tecnologie, le reti e il cyberpunk portato avanti dal gruppo della rivista Decoder. Le prime sperimentazioni in Italia di Internet sono state promosse all’interno dei locali di Cox 18 e molteplici riviste di elaborazione socio-politica, quali Primo Maggio, Derive&Approdi e Altre Ragioni, sono nate al suo interno. Nel 1998 Primo Moroni muore lasciando nei locali del centro decine di migliaia di volumi che rappresentano la più vasta raccolta di pubblicazioni sulla storia del movimento operaio ed extraparlamentare italiano dal dopoguerra in avanti. Pochi mesi dopo nasce l’Archivio Primo Moroni che andrà a ingrossarsi con nuove e preziose donazioni.
Durante quest’ultimo decennio Cox 18 ha continuato a proporre iniziative a trecentosessanta gradi ospitando artisti di ogni genere e da ogni dove e mantenendo la peculiarità di un centro polivalente, autogestito da un’assemblea aperta e formata da militanti che lavorano a titolo gratuito per donare ricchezza culturale a una città grigia e sempre più omologata. Nel giugno scorso una delibera comunale dava mandato agli avvocati demaniali di provvedere alla ricognizione legale per individuare chi avesse diritto all’usufrutto dei locali. L’udienza preliminare si è svolta martedì scorso, ma subito rinviata al giugno prossimo.
Ora lo sgombero improvviso! «Vergogna! Vergogna!» Gridavano stamattina le centinaia di persone accorse davanti al portone di Cox 18. «È illegale! È illegale!» Uno sgombero illegale ordinato dal paladino della legalità di Milano, il vicesindaco Riccardo De Corato. Infatti due giorni fa è stato proprio lui a scrivere un’interrogazione parlamentare al ministero degli interni in cui, tra l’altro, si chiede: «Se si intendano assumere iniziative con riferimento alla decina di centri sociali presenti a Milano che, secondo l’interrogante, alimentano violenza, provocano disordini, e che occupano abusivamente aree pubbliche o private, anche da svariati decenni». Ma come abbiamo visto Cox 18 non è propriamente un’occupazione, piuttosto una situazione di stallo giudiziario. Lo sgombero non è legale e lo hanno dimostrato ampiamente gli imbarazzi dei dirigenti della polizia che guidavano gli agenti in tenuta antisommossa. Sono poi accorsi due rappresentanti del demanio che, confrontandosi con gli avvocati di Cox 18, hanno dovuto constatare le evidenti contraddizioni. Conclusione: attualmente lo sgombero è congelato, anche perché ci vuole proprio un bel coraggio a cancellare una grossa fetta di memoria e di attualità della popolazione milanese, a partire dall’Archivio Primo Moroni e da quei suoi volumi di rilevante importanza storica.
Gli interessi di «pulizia etnica» del vicesindaco si sono sovrapposti a quelli di carattere economico in vista dell’Expo 2015 (l’area di Cox 18 è molto appetibile vista la sua strategica posizione nel cuore del luna park notturno milanese). Per iniziare questa nuova campagna repressiva hanno voluto colpire il centro sociale più amato dalla città.

RESISTENZE
Zone autonome da difendere

di Ivan Della Mea

 

Ohi vita ohi vita mia. Torre Alta di Ponte del Giglio (Lucca): sveglia alle 6; alle 7.30 raggiungo la casa di una famiglia olandese: marito, moglie, 3 figlie; Frans il marito deve accompagnare le figlie, 3 bimbe e un bambone: io. Mi scarica alla stazione di Lucca. 8.32: treno per Sesto Fiorentino: un effessespendolare, un abominio ferroviario, con sedili a schifo, pieni di macchie di varia umanità: dal vomito alla merda nulla c’è che ci si perda olè. E io con quello ci pendolo da tre anni perché, genio e sregolatezza, a 66 anni ho deciso di fare il pendolare: la madre dei pirla è sempre gravida e io, in corsa per i 69, pirla mi vivo. Tra Montecatini Terme e Montecatini Centro mi arrivano 3 essemmesse, tutt’e tre da Milano: «Sgomberato dalla pula il Centro sociale Conchetta Cox». Penso a Primo Moroni, penso all’Archivio Primo Moroni, penso alla Libreria Calusca che lì in Conchetta sta. Telefono: no, la libreria non è stata toccata per ora. Buona lì. Lo sgombero del Centro era previsto. Ora non fa più caso di prevederlo. D’altronde. Insomma. Cioè. Cittadini e compagni. Si sapeva. Milano 2015. Milano Expo. La Moratti. Coi centri sociali? Per favore, ma quando mai? Mai. Centri sociali, bah, roba di sinistri, di sciamannati, di punk e punx, estremisti anarcoidi, giudabestia assortiti, emarginati indigeni ed extra, intellettuali da scoppio, profeti e praticanti di tutti i sessi e tutti liberi ma liberi davvero, alternativi globali con una libreria proprio lì, bella comoda dove è possibile leggere il senso umano e politico del suo essere centro vivo di qualsiasi cultura contro, fortissimamente contro il potere, ogni potere. Roba da Primo Moroni che libero e libertario e liberatore fu.
Ebbi modo di parlarne spesso col Primo sia del Conchetta Cox sia di altri centri sociali. «Siamo insopportabili» mi disse un giorno all’Arcicorvettocheincormistà «lo siamo fisicamente, biologicamente proprio per la nostra capacità e la nostra volontà di proporci e di proporre un livello diverso di aggregazione sociale in cui è garantita la libera espressione individuale in un quadro collettivo, senza remore, massima apertura, solo limite durissimo la lotta a oltranza contro le droghe pesanti. È la nostra una zona temporaneamente autonoma, una Taz-Temporary Autonomous Zone e si deve lavorare per far sì che i tempi di questa autonomia siano determinati da noi, se così non sarà dovremo lottare per difendere a oltranza quanto stiamo facendo e cioè un lavoro di primaria importanza sociale ricco di stimoli aggregativi che si strutturano e crescono sulla cultura della comprensione, della tolleranza, della convivenza. E ha un senso la libreria con vicino il bar e il bar con la libreria vicina: si integrano anche perché, insieme, bar e libreria concordiamo le iniziative da fare, letture, presentazioni, musica, video, dibattiti eccetera».
A questo penso sul treno. Con malinconia. Con rabbia.
E penso, non posso farne a meno. Penso che una sinistra, tutta la sinistra dovrebbe scendere in piazza con grandissima forza, a oltranza, per difendere un posto, uno spazio che è e sempre è stato e sempre io così l’ho vissuto un posto della sinistra anche estrema anche anarchica ma pur sempre sinistra. Una sinistra critica, spesso, ma anche per questo di vitale importanza. Sia chiaro a tutti che l’omogeneizzazione, l’appiattimento benpensante della Moratti e della sua giunta è veleno non soltanto per i centri sociali, per tutta Milano e, dunque, c’è molto da difendere e da subito.
Lotta dura senza paura.

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