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Stupisce e convince la Pescara dei rom del film “La palestra”

 

 

 

lapalestraNon posso che consigliare vivamente a tutt* di correre al cinema Massimo a vedere il film di Francesco e Maria Grazia. Le regioni le spiega bene questa recensione di Lalla D’Ignazio uscita su Il centro sabato. Il film rimarrà in sala fino al 26 aprile.

 Al Massimo la docu-fiction di Calandra e Liguori racconto senza ipocrisie del rapporto zingari-gaggi

 PESCARA. Un atto d’amore per Pescara, per la sua periferia di cemento ed emarginazione, per gli zingari che la abitano e la dominano, per chi la subisce e pure sa guardare oltre. Francesco Calandra e Maria Grazia Liguori regalano un mondo a due passi da casa che loro scoprono dopo averlo percorso tutta la vita e che lasciano scoprire allo spettatore con lunghi pieni sequenza pieni di parole che sembrano venir fuori da finestre e balconi e portoni di Rancitelli e San Donato, anche se a raccontare fuori campo è la voce di un rom. Accolto trionfalmente nell’anteprima di venerdì al cinema Massimo “La palestra”, la docu-fiction di Francesco Calandra e Maria Grazia Liguori prodotta dalla GarageLab sul rapporto incontro/scontro tra cultura rom e italiana nella periferia pescarese.

II film è il risultato di un progetto, partito nel 2007, di laboratorio video cui partecipano attori professionisti (con un bravissimo Giacomo Vallozza) alcuni ragazzi rom (Enrico Di Rocco, Moreno Di Rocco in rilievo) una ragazza sinta (Samira Bacci) e anche un politico nella parte del politico, Gianni Teodoro.

Nella sala del Massimo, dove la pellicola resterà fino al 26 aprile (orari: 16.45, 18.45, 21.30. Ingresso 4 euro) per l’anteprima si sono ritrovati insieme zingari (tutti maschi) e gaggi (i non zingari) pescaresi incuriositissimi, i familiari-attori di Calandra, protagonista stralunato che ricorda il Woody Allen prima maniera, e molti giovani che al riaccendersi delle luci hanno applaudito a lungo, convinti, mentre sul palco salivano Marcello Allulli ad accompagnare le emozioni del dopo immagini con il suo sax, raggiunto da Marco Di Blasio e le note struggenti della sua fisarmonica.

 Il film è tutto ambientato tra San Donato e Rancitelli (non uno spicchio dell’Adriatico compare nei 70 minuti) dove convivono, cercando di ignorarsi il più possibile, rom e gaggi. Un regista locale cerca di girare un film sull’amore tra una gaggio e una rom. Le sue aspettative e idee si infrangono su una realtà molto diversa da quella immaginata. La sua sceneggiatura viene messa in discussione dai rom stessi perché «non vera, anzi impossibile». Non senza resistenze e ingenuità, il regista decide di cambiare treno in corsa e lasciarsi trasportare in quel mondo. E così si ritrova nella palestra di Guido Rocco, ex boxeur, che insegna l’arte del ring tirando fuori dalla strada i ragazzi del quartiere. E si intrecciano le vite e i desideri di due ragazzi rom, Moreno e Enrico e di una sinta, Samira. La storia é raccontata mescolando fiction e testimonianze e affidando alla famigia del regista il compito di mettere a nudo, con grande ironia, i pregiudizi con cui ci avviciniamo alle culture differenti. Spiccano le collaborazioni artistiche del rom Arcangelo Spinelli, del rapper Andrea Cuba Kabbal, del musicista Andriea Moscianese e delle musiche di Herrnanos del Mat trio di Roma. (l.d’i.)

da IL CENTRO, SABATO, 21 APRILE 2012

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