Non posso che esprimere un giudizio negativo sul progetto di legge sull’edilizia presentato dai consiglieri del PDL abruzzese se quel che leggo sulla stampa corrisponde realmente al testo.
Si tratterebbe di un provvedimento che scardina completamente la pianificazione urbanistica e produrrebbe effetti incontrollabili nei nostri centri abitati già cresciuti negli ultimi decenni al ritmo della speculazione edilizia. Non voglio essere malevolo ma ho la sensazione che il PDL cerchi in maniera grossolana di accreditarsi con i costruttori in vista delle imminenti elezioni amministrative. La filosofia è quella del famigerato “piano casa†berlusconiano che ha suscitato all’epoca la sacrosanta indignazione di tutta la cultura urbanistica.
Da quel che si capisce si potrà aumentare i volumi degli edifici del 40% e inevitabilmente derogare a distanze e altezze previste nei Piani Regolatori con l’effetto di produrre città ancor più ingolfate, caotiche, brutte e invivibili.
Inoltre la possibilità di monetizzare gli standard urbanistici (verde, strade, parcheggi) significa che si pagheranno i comuni per reperire altrove quegli spazi che non ci saranno intorno agli interventi.
Assolutamente falso che questo genere di norme abbia qualche positiva ricaduta ambientale perché il centrodestra ha finora impedito l’approvazione di tutte le proposte da me avanzate contro il consumo di suolo.
Si configura un gigantesco regalo ai costruttori mentre ciò che entrerà nelle casse comunali sarà davvero poca cosa. Si assiste al passaggio dalla già discutibilissima urbanistica contrattata a quella che potremmo definire regalata.
Infatti laddove i comuni si siano dotati di regolamenti per gli accordi di programma minimamente decenti per ottenere deroghe al PRG si devono pagare rilevanti corrispettivi al comune. Quì si regalano in cambio di elemosine per la collettività . Inoltre con gli accordi di programma il progetto va in Consiglio Comunale e quindi si può – almeno teoricamente – verificarne l’impatto sul contesto.
Con questa legge invece avremo demo-ricostruzioni incontrollate con edifici che rinascono in formato extra-large. Un’idea dell’edilizia da favelas del terzo mondo non da città europee.
Faccio presente che provvedimenti di questo genere non hanno alcun fine sociale visto che in Abruzzo ci sono migliaia di case sfitte e quelli che ne hanno bisogno non hanno un posto fisso e un reddito per acquistarle.
Trovo  assurdo che in una Regione dove dovrebbe essere attivo il più grande cantiere del mondo si debba ricorrere a queste trovate barbariche per rilanciare l’edilizia.Â
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Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC
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GIOVEDÌ, 03 MAGGIO 2012 |
 da IL CENTRO
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Pagina 14 – Regione |
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La maggioranza presenta il suo progetto: chiediamo la collaborazione dell’opposizione |
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Pdl: legge per rilanciare l’edilizia |
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La proposta: possibili aumenti di volumetria fino al 40 per cento |
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LORENZO DOLCE |
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 PESCARA. Incentivare la razionalizzazione del patrimonio edilizio esistente, riqualificare le città , promuovere lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, tutelare l’ambiente e, soprattutto, sostenere il settore dell’edilizia, in grave sofferenza a causa della crisi economica.  Sono questi gli obiettivi del progetto di legge presentato dai consiglieri regionali di maggioranza. Il provvedimento è finalizzato all’attuazione, in Abruzzo, dell’articolo 5 del cosiddetto decreto Sviluppo Italia, varato un anno fa dal governo.  Il progetto di legge è stato presentato ieri nella sede del consiglio regionale a Pescara.  A illustrarne i contenuti sono stati alcuni dei firmatari, tra cui il presidente Nazario Pagano, l’assessore allo Sviluppo economico e vicepresidente della giunta, Alfredo Castiglione, i consiglieri Lorenzo Sospiri, Riccardo Chiavaroli,Federica Chiavaroli, Emiliano Di Matteo e Alessandra Petri. Ad aver sottoscritto l’iniziativa ci sono anche l’assessore regionale al Bilancio, Carlo Masci, e il consigliere Nicoletta Verì.  La legge, definita dai promotori come il «Prg del costruito, perché stimola i privati a recuperare le vecchie costruzioni», prevede, tra l’altro, che i comuni possano riconoscere delle misure premiali, ovvero un aumento della volumetria, fino ad un massimo del 40%, rispetto a quella esistente alla data di entrata in vigore della norma.  Parlando di una «priorità assoluta», i consiglieri di maggioranza hanno affermato che il testo sarà approvato entro giugno.  «E’ necessario l’aiuto dell’opposizione», hanno detto i firmatari del progetto di legge, «e siamo aperti a modifiche migliorative che non vadano a svuotare la norma. Se la minoranza non darà il suo contributo faremo un atto di forza e resteremo in Consiglio anche giorni pur di approvarla».  «Si tratta di una legge che dà gettito ai comuni, fa riprendere l’edilizia, riqualifica le città e non penalizza i territori», ha commentato Lorenzo Sospiri, primo firmatario del progetto di legge. «Con questa norma, le scelte resteranno in capo ai consigli comunali, che hanno il dovere di applicare il decreto Sviluppo Italia».  «Le richieste», ha aggiunto il consigliere del Pdl, «devono arrivare dai privati, perché il pubblico non ha più soldi. Il capitale privato non è il demonio».  Il vicecapogruppo del Pdl, Emiliano Di Matteo, ha parlato di una «straordinaria opportunità per i Comuni, che potranno così reperire fondi per finanziare la spesa corrente» e ha definito la legge come l’unica possibilità per «coniugare due esigenze inconciliabili: salvare il settore dell’edilizia e, contemporaneamente, tutelare l’ambiente».  Per Federica Chiavaroli è necessario «dare la priorità a questa legge, perché è concreta e immediatamente applicabile».  Una norma regionale per l’attuazione del decreto Sviluppo Italia, d’altronde, negli ultimi mesi era stata chiesta a gran voce non solo dai costruttori – il presidente dell’Ance Abruzzo, Antonio D’Intino, nel febbraio scoeso aveva sottolineato la necessità di una legge di questo tipo, «unico modo per rilanciare il settore edile» -, ma anche dalle parti sociali. |
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