Nomine in Abruzzo: i prossimi saranno EmilioÂ
 Fede o Belpietro?Era stata annunciata una rivoluzione meritocratica e invece ci troviamo di fronte alla solita riproposizione di uno stile “partitocratico”.
Già in passato il centrodestra si era segnalato per l’occupazione dei vertici dei parchi con criteri “politici” e di partito.
In passato era la tessera di AN il passepartout, ora pare la vicinanza alla corte dei mmiracoli berlusconiana.
I Parchi sono una grande opportunità e risorsa per l’Abruzzo, ma necessitano di una gestione in grado di valorizzarne tutte le potenzialità .
Non mi pare che la qualifica di giornalista berlusconiano sia tra i titoli scientifici per dirigere un Parco Nazionale, nè mi pare che nelle dichiarazioni apparse sulla stampa del nuovo commissario si possano intravedere particolari attitudini.
Spero che il presidente Chiodi non sia complice di questa scelta infelice e mi aspetto, come abruzzese, che non subisca questa imposizione romana.
Per ora Diaconale è stato nominato commissario straordinario del Parco nazionale Gran Sasso-Monti della Laga.
La nomina a presidente necessita del consenso della Regione Abruzzo e Chiodi ha il dovere di chiedere al governo di indicare personalità competenti e dal curriculum adeguato.
Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC
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The song remains the same
intervista al commissario Diaconale:
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MERCOLEDÃŒ, 04 MARZO 2009Â
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Diaconale, un giornalista alla guida del Parco
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di Dino Venturoni Â
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«Ho forti radici abruzzesi. Il Gran Sasso-Laga è sconosciuto, lo valorizzerò»   Â
Voluto dal premier diventerà presidente con l’ok di Chiodi   Â
TERAMO. Da ieri mattina è ufficiale: il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha firmato il decreto di nomina di Arturo Diaconale a commissario straordinario del Parco nazionale Gran Sasso-Monti della Laga. Un giornalista romano caro a Berlusconi, dunque, guiderà provvisoriamente una delle aree protette più grandi d’Italia, e lui per primo sa che la sua designazione scatenerà (anzi, ha già scatenato) malumori e polemiche. I ben informati, peraltro, lo danno commissario solo di passaggio: sarà lui, pare certo, il futuro presidente del Gran Sasso-Laga.
Se sul commissario la competenza è solo del ministro, la nomina del presidente di un Parco presuppone il parere vincolante della Regione. E l’ok di Chiodi a Diaconale già ci sarebbe. Il premier in persona, del resto, ha imposto il giornalista al centrodestra abruzzese. E Chiodi non può far altro che pagare la prima cambiale a Berlusconi, che lo ha voluto presidente e gli ha dato ampia autonomia decisionale sulla giunta.
Per ora, però, Diaconale è “solo†il commissario del Parco. Raggiunto dal Centro nella redazione dell’Opinione, il giornale che dirige, non vuole commentare le ragioni della sua nomina («Non è ancora ufficiale», dice) ma tiene a rimarcare, eccome, le sue origini abruzzesi. Nato a Montorio 63 anni fa, tre figli da due mogli, Diaconale dice che la sua famiglia «è montoriese dal Duecento, e mia madre era una Cancrini». Famiglia, i Cancrini, di professionisti (soprattutto medici) molto noti a Teramo e dintorni. «Siamo andati a Roma quando ero piccolo», continua Diaconale, «ma a Montorio ho tenuto la casa di famiglia, che ho fatto restaurare, e ho ricomprato parte di quella che gli zii avevano venduto. Ci torno spesso, ho tanti amici lì. Al legame con l’Abruzzo ci tengo, il mio blog si chiama Orsodipietra».
Quando si affronta il discorso delle competenze, ovvero del perché un giornalista romano debba essere catapultato a dirigere un Parco nazionale, Diaconale puntualizza: «Roma è totalmente ignara di questo Parco ed è il suo bacino d’utenza naturale. Come giornalista e come romano, credo di poter dare una mano a promuoverlo. In piccolo l’ho già fatto: l’associazione che ogni anno organizza La Vetrina del Parco a Montorio mi ha chiesto dei consigli sulla comunicazione».
Diaconale, insomma, non si sente un “Ufoâ€. «Il mio nome ha un qualche radicamento», dice, «parlare di Ufo non ha senso, fa parte di una mentalità chiusa che tende a serrare piuttosto che ad aprire. E l’Abruzzo si deve aprire. Repubblica ironizza sulla mia improvvisa passione ecologista? Non ci vuole la tessera per essere ecologisti, e poi io da più di un anno sostengo un’associazione ambientalista di stampo liberale che si chiama Fare Ambiente e propugna un ambientalismo non solo della conservazione».
Ecco, dunque, un’indicazione su come si muoverà Diaconale tra le montagne abruzzesi. «Si è chiusa la fase dell’ambientalismo solo del no», spiega, «se ne apre un’altra che sa anche dire sì. Non bisogna eccedere nel senso opposto, ma il Parco non può essere chiuso: altrimenti muore».
Si sente pronto? «Vedremo. Posso dire di essere molto amico di Fulco e Carlo Alberto Pratesi, che mi daranno volentieri buoni consigli e indicazioni».
E le polemiche che provocherà questa nomina? Nel centrodestra abruzzese in tanti volevano quella poltrona… «È ovvio che sia così», replica Diaconale, «ma io dico che questa nomina, pur scontentando tutti, non scontenta nessuno. Un’altra nomina avrebbe urtato qualche partito, io non sono di alcun partito. Un deputato Pd parla di scandalo? Se ne farà una ragione. Mi ha telefonato il sindaco di Montorio, che è del Pd e con cui ho rapporti affettuosissimi. La politica non è tutto».
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Il grande poltronificio dei parchi
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Un bagno nel mare del parco dell’arcipelago della Maddalena
+ I parchi condannati alla paralisiÂ
Trecento posti di nomina politica, 4 mila dipendenti
GIUSEPPE SALVAGGIULO
TORINO
«Se n’è andato in Svizzera, che ci resti: è un ospite sgradito», tuonava Ferruccio Tomasi, presidente del Parco nazionale dello Stelvio, alla notizia del ritorno dell’orso nella zona. Mentre Gianfranco Cualbu, a capo del Parco dell’arcipelago della Maddalena, esternava «grande perplessità ed enorme preoccupazione» per lo smantellamento della base militare Usa con i sommergibili nucleari.
Forse pensava anche a loro, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, quando ha denunciato che «i parchi sono diventati un poltronificio». Perché Tomasi, maestro di sci e cacciatore ma soprattutto amico dell’altro ministro di Forza Italia Franco Frattini, occupa la poltrona pur senza un adeguato curriculum, come ammesso dalla stessa Lega in Parlamento. E Cualbu è un dirigente nuorese di An. Nominati entrambi da Altero Matteoli (An), quando era ministro dell’Ambiente. Tomasi è ancora in carica, Cualbu è stato cacciato al cambio di governo dal successore di Matteoli, Alfonso Pecoraro Scanio, lesto nello spoil system al contrario.
Costi e personale
I 23 parchi nazionali sono l’eccellenza di un sistema di oltre mille aree protette (zone marine, riserve naturali, parchi regionali) che comprende un Comune italiano su tre. Quanta gente ci lavora? Alle dipendenze degli enti di gestione ci sono 4 mila persone, in media 4 per ogni area protetta. Le strutture più grandi sono i parchi nazionali, dove lavorano in media 45 persone, 1 ogni 1400 ettari di territorio protetto. Nei parchi regionali gli impiegati scendono a 12, uno ogni 1000 ettari. In Spagna, la media è di 23 persone al lavoro in ogni parco, cifra che sale a 108 in quelli nazionali: un impiegato ogni 235 ettari. In ogni caso più che in Italia. Non si può dire che gli enti di gestione dei parchi siano elefantiaci. Prendiamo il Parco del Gran Sasso: ha un bilancio di circa 6 milioni di euro e 34 dipendenti (con la stabilizzazione dei precari raddoppieranno) per 160 mila ettari. Nella stessa regione, per esempio, l’Agenzia ambientale ha circa 400 dipendenti.
Né si può dire che le poltrone ai vertici di un ente parco siano cosparse d’oro. La struttura prevede un presidente e un direttore generale nominati sostanzialmente dal ministro dell’Ambiente, oltre a un consiglio direttivo di dodici componenti: due scelti dallo stesso ministro, uno da quello delle Risorse agricole, cinque dagli enti locali, due dalle associazioni ambientaliste, due da enti accademici. Gli stipendi: il presidente guadagna 1500 euro netti al mese, il direttore il doppio. Per i componenti del consiglio direttivo c’è un gettone di presenza per ogni riunione mensile: in genere varia da 30 a 65 euro, più rimborsi benzina. Al più, il presidente può concedersi l’autista. Qualche consulenza. La nomina di un revisore dei conti. Una certa discrezionalità nella gestione dei fondi e nei rimborsi spese. Poca roba: niente a che vedere con Asl o municipalizzate.
Gli appetiti
Eppure anche sugli enti parco si sono scatenati, negli ultimi anni, gli appetiti dei partiti. Che occupano presidenze, direzioni generali e consigli direttivi (complessivamente oltre 300 poltrone) con periodici e selvaggi spoil systems, piazzando esponenti locali ai quali non sono in grado di garantire un seggio in Parlamento o che vogliono premiare per decennali militanze. Se necessario, anche violando la legge che prevede specifiche compentenze per accedere a quelle cariche (in questo caso, segue puntuale il ricorso al Tar). Così, tra il 2001 e il 2006, si assiste a una conversione ambientalista di massa tra i dirigenti di An e Forza Italia, nominati dal ministro Matteoli ai vertici dei parchi: candidati trombati, portaborse, ex deputati, ex sindaci, semplici compagni di partito. Con casi di accanimento parossistico, come per il Parco del Cilento: il ministro per due volte aveva rimosso l’ambientalista Giuseppe Tarallo e per due volte era stato sconfessato dal Tar. E prolungati doppi incarichi: da quattro anni Gianfranco Giuliante guida il parco della Majella ed è presidente provinciale di An a L’Aquila. Poi, dopo le elezioni del 2006, altro ministro e altro giro di poltrone. Nonostante la breve permanenza dell’Unione al governo, Pecoraro Scanio ha fatto in tempo a «verdizzare» qualche ente. Al Parco dei Monti Sibillini – tra Marche e Umbria – ha piazzato prima come commissario l’ex parlamentare Sauro Turroni e poi come presidente Massimo Marcaccio, assessore provinciale. Entrambi dei Verdi (con qualche malumore della Margherita).
Giuseppe Bonanno, fedelissimo di Pecoraro, è stato insediato al vertice del Parco della Maddalena, al posto dell’avvocato di An Cualbu, quello che difendeva la base Usa nell’arcipelago. «Stesso metodo, nomine clientelari – protesta il Pdci – con poltrone di consiglieri distribuite a Verdi, Rifondazione e Udeur». Al Pollino, Pecoraro Scanio ha nominato Domenico Pappaterra, socialista confluito nel Pd, ex deputato, consigliere e assessore regionale, sfortunato candidato al Senato nelle ultime elezioni. Al Circeo il suo vicecapo di gabinetto al ministero, Gaetano Benedetto. All’Apromonte il leader dei Verdi calabresi, Leo Autelitano. Ma, si sa, il vento politico cambia. E la Prestigiacomo ha appena nominato il nuovo commissario del Parco del Gran Sasso. Si chiama Donato Morra e il ministro spiega in un comunicato di averlo scelto per la «vasta esperienza nelle tematiche ambientali del territorio abruzzese».
Oltre a essere coordinatore provinciale di Alleanza Nazionale a Teramo.
da La Stampa, 25/7/2008
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