Molte regioni italiane hanno già annunciato che non attueranno quanto previsto dal folle provvedimento annunciato da Berlusconi.
Chiedo formalmente a Chiodi di fare altrettanto.
Tutte le associazioni ambientaliste nazionali hanno invitato le Regioni a respingere il progetto del Presidente del Consiglio, così dimostrando di saper fare buon uso delle autonome potestà che la Costituzione ad esse attribuisce.
L’Abruzzo è una regione che ha già pagato un duro prezzo al dilagare della speculazione edilizia.
Le misure berlusconiane regaleranno ai costruttori colossali aumenti di volumetria senza neanche dover contrattare con i Comuni gli accordi di programma.
Se confermate le prime anticipazioni, si potranno aumentare del 20% le cubature di tutti gli edifici residenziali esistenti e della stessa quantità le aree coperte dagli edifici ad altra destinazione. Si potranno demolire e ricostruire, con il 30% in più, gli edifici costruiti prima del 1989. Tutto questo in deroga ai piani regolatori e ai pareri degli uffici: basta la certificazione di un tecnico.
Aumentare le cubature e le superfici delle costruzioni esistenti in deroga a piani (per di più già spesso
sovradimensionati) significa compromettere tutte le condizioni della vivibilità : peggiorare le condizioni del traffico, il carico delle reti dell’acqua e delle fogne, ridurre l’efficienza delle scuole, del verde, dei servizi sociali, peggiorare le condizioni dell’aria e dell’acqua, ridurre gli spazi pubblici, rendere più difficile la convivenza. Significa privilegiare, nell’economia, le componenti parassitarie rappresentate dalla speculazione immobiliare rispetto a quelle della ricerca, dell’innovazione dei sistemi produttivi, dell’utilizzazione delle risorse peculiari della nostra terra. Non dimentichiamo che scatenare l’attività edilizia indiscriminata provocherà la distruzione di paesaggi, di beni artistici e culturali, di testimonianze storiche e di bellezza: insomma, di tutte le componenti del patrimonio comune, già così debolmente tutelati nel nostro paese.
Le conseguenze di una tale deregulation sarebbero il definitivo soffocamento delle città della costa abruzzese già sovraccariche di densità edilizia e un’ulteriore distruzione del caratteristiche paesaggistiche delle aree interne.
L’Abruzzo Regione Verde ha il dovere di rifiutare l’applicazione di tali disposizioni che ci riportano agli anni ’60.
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Maurizio Acerbo
consigliere regionale PRC
Chiedo formalmente a Chiodi di fare altrettanto.
Tutte le associazioni ambientaliste nazionali hanno invitato le Regioni a respingere il progetto del Presidente del Consiglio, così dimostrando di saper fare buon uso delle autonome potestà che la Costituzione ad esse attribuisce.
L’Abruzzo è una regione che ha già pagato un duro prezzo al dilagare della speculazione edilizia.
Le misure berlusconiane regaleranno ai costruttori colossali aumenti di volumetria senza neanche dover contrattare con i Comuni gli accordi di programma.
Se confermate le prime anticipazioni, si potranno aumentare del 20% le cubature di tutti gli edifici residenziali esistenti e della stessa quantità le aree coperte dagli edifici ad altra destinazione. Si potranno demolire e ricostruire, con il 30% in più, gli edifici costruiti prima del 1989. Tutto questo in deroga ai piani regolatori e ai pareri degli uffici: basta la certificazione di un tecnico.
Aumentare le cubature e le superfici delle costruzioni esistenti in deroga a piani (per di più già spesso
sovradimensionati) significa compromettere tutte le condizioni della vivibilità : peggiorare le condizioni del traffico, il carico delle reti dell’acqua e delle fogne, ridurre l’efficienza delle scuole, del verde, dei servizi sociali, peggiorare le condizioni dell’aria e dell’acqua, ridurre gli spazi pubblici, rendere più difficile la convivenza. Significa privilegiare, nell’economia, le componenti parassitarie rappresentate dalla speculazione immobiliare rispetto a quelle della ricerca, dell’innovazione dei sistemi produttivi, dell’utilizzazione delle risorse peculiari della nostra terra. Non dimentichiamo che scatenare l’attività edilizia indiscriminata provocherà la distruzione di paesaggi, di beni artistici e culturali, di testimonianze storiche e di bellezza: insomma, di tutte le componenti del patrimonio comune, già così debolmente tutelati nel nostro paese.
Le conseguenze di una tale deregulation sarebbero il definitivo soffocamento delle città della costa abruzzese già sovraccariche di densità edilizia e un’ulteriore distruzione del caratteristiche paesaggistiche delle aree interne.
L’Abruzzo Regione Verde ha il dovere di rifiutare l’applicazione di tali disposizioni che ci riportano agli anni ’60.
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Maurizio Acerbo
consigliere regionale PRC
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P.S.: una parte del comunicato è costituita da frasi tratte da un’articolo dell’urbanista Edoardo Salzano:
http://www.eddyburg.it/article/articleview/12766/0/352/
sul suo sito trovate una rassegna completa sul tema:
Torna la speculazione anni ‘60 http://www.eddyburg.it/article/articleview/12771/0/352/
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