In questo contesto, a pochi mesi dalla morte di un’altra grande icona del Novecento latinoamericano, la cantautrice cilena Violeta Parra in un’isola dell’arcipelago cubano, significativamente chiamata «Isla de la Juventud», nasceva ufficialmente la Canzone di protesta latinoamericana.
Un movimento di liberazione nazionale che, a partire dalla entrata trionfale di Fidel Castro a Santiago di Cuba nel capodanno del 1959, nel giro di pochi anni cercò di trascendere, almeno nelle intenzioni, i propri confini geografici e temporali. Quel sogno gioioso, anche se rapidamente frustrato, di emancipazione da ogni alienante sfruttamento del Capitale sul Lavoro, divenne presto il nucleo principale intorno al quale si consolido’ il nascente movimento della canzone popolare latinoamericana. Nascevano così alcune tra le esperienze musicali più interessanti e significative dell’epoca. Dalla Nueva trova cubana, al Cancionero popular argentino, dalla Nueva cancion uruguaiana al tropicalismo brasiliano, fino ad arrivare a quello che si convertì immediatamente nel principale fenomeno discografico dell’epoca: la Nueva cancion cilena.
Curioso ed eclettico, sensibile e responsabile, dopo gli studi in seminario Victor Jara decise di intraprendere il cammino del teatro, firmando la regia di alcuni interessanti allestimenti con cui avrà modo di farsi conoscere lungo il continente latinoamericano. Ma sarà nella canzone, orgogliosamente imparata in forma autodidatta, che incontrerà la propria strada. Dopo una collaborazione di otto anni con il gruppo folclorico Cuncumén, nel 1965 debuttava come solista con un singolo intitolato El cigarrito. Il suo primo disco, Victor Jara, del 1966, contiene classici come Paloma quiero contarte e El arado. Seguiranno opere fondamentali come Pongo en tus manos abiertas… (1969), Canto libre (1970), La poblacion (1972) e l’ultimo Canto por traversura (1973). Ad ogni modo l’interesse per il folclore continuerà ad accompagnarlo durante tutta la vita, come mostrato dalla collaborazione con la storica formazione Quilapayun nel disco Canciones folkloricas de America (1967).
Formatosi nell’epoca dei grandi movimenti per i diritti civili, con figure come Malcolm X e Martin Luther King, passando per il riformismo cattolico del Concilio Vaticano II, fino ad arrivare all’effimera esperienza della Teologia della liberazione, affossata definitivamente nei primi anni Ottanta da Giovanni Paolo II a causa del suo sogno frustrato di emancipazione reale dell’individuo, Victor Jara continua a essere un cantautore imprescindibile nella storia della canzone latinoamericana. Due anni dopo aver firmato nel 1969 la versione spagnola del celebre If I had a hammer di Pete Seeger e Lee Hays, nel 1971 pubblicherà quella che diventerà la propria summa esistenziale, ma anche, al tempo stesso, il testamento spirituale di un uomo destinato a morire troppo giovane. Sono i famosi versi di El derecho de vivir en paz, dedicato alla resistenza delle truppe del presidente Ho Chi Minh sul fronte vietnamita. Un album che conta con la collaborazione di Ãngel Parra, Inti-Illimani e Patricio Castillo (de Quilapayun) e che di fatto contribuirà in forma determinante a portare a piena maturazione il movimento della Nuova canzone cilena.
Una rivoluzione anche in senso musicale, considerando che si trattava della prima volta che nella musica popolare cilena venivano inseriti i suoni della chitarra e dell’organo elettrici. Molte delle sue canzoni furono registrate dal vivo nella Peña de los Parra, spazio culturale autogestito in forma di cantina, fondato da Ãngel e Isabel, figli di Violeta, nel 1965 e chiuso nel 1973, con la dittatura militare di Pinochet.
Victor Jara oggi avrebbe compiuto ottant’anni. Ne sono passati quasi quaranta dalla sua tragica morte, all’età di quarantun’anni, ucciso per mano dei sicari con uniforme militare del dittatore Augusto Pinochet, nello stadio di Santiago del Cile, oggi chiamato Estadio VÃctor Jara, in quel settembre nero del 1973, appena cinque giorni dopo il bombardamento del palazzo de La Moneda e l’assassinio del presidente Salvador Allende. Quasi cinque lustri sono trascorsi dall’inizio della lentissima transizione democratica cilena, inaugurata con il plebiscito che pose fine al regime militare di Pinochet nel 1988, anche se di fatto questi manterrà l’incarico di comandante in capo delle Forze armate del Cile democratico per altri dieci anni, per poi divenire senatore a vita. Il resto è noto. Incriminato nel 1998, durante un suo viaggio a Londra, per diritti di «lesa umanità» dal magistrato spagnolo Baltasar Garzon, l’ex dittatore cileno verrà liberato nel 2000 e potrà far ritorno in patria, dove morirà impunito, protetto dall’immunita di senatore e da una pensione statale dorata, da ex presidente.
Gli assassini di Victor Jara, e di decine di migliaia di persone arrestate, detenute e torturate, in alcuni casi davanti alle televisioni di tutto il mondo, continuano a muoversi impuniti per le strade del paese, come inguaribili nostalgici di ordine, sicurezza e disciplina.
Sparano ancora quelle pallottole di Washington
Come può raccontare ogni cella del Cile
Il grido degli uomini torturati
Ricordati Allende ed i giorni precedenti
Prima che arrivasse l’esercito
Ricordati ti prego di Victor Jara
Nello stadio di Santiago
Es Verdas (è vero)…”
Victor Jara del Cile visse come una stella cadente,
Combatté per il popolo del Cile con le sue canzoni e la sua chitarra
E le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti
Victor Jara era un contadino, ha lavorato da quando era piccolo
Egli sedeva sull’aratro di suo padre e guardava la terra distesa
E le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti
Quando i vicini celebravano un matriomonio o un loro bambino moriva
Sua madre cantava tutta notte per loro con Victor al suo fianco
E le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti
Ed egli crebbe per diventare un combattente, contro i torti della gente
Egli ascoltò il loro dolore e la loro gioia, traducendoli in canzoni
E le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti
Lui cantò per i minatori e per quelli che lavorano la terra
Cantò per gli operai, ed essi seppero che egli era il loro uomo
E le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti
Egli milito’ per Allende, lavorando giorno e notte,
Cantava “prenditi cura delle mani di tuo fratello, il futuro comincia oggi”.
E le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti
I sanguinari generali s’impadronirono del Cile, essi poi arrestarono Victor
Lo portarono in uno stadio, con 5 mila uomini spaventati
E le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti
Victor era in piedi nello stadio, la sua voce era coraggiosa e forte
Canto’ per i suoi compagni prigionieri finche’ le guardie gli “tagliarono” le sue canzoni
E le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti
Gli ruppero le ossa in entrambe le mani, lo colpirono sulla testa
Lo torturarono con l’elettro-shock, dopo due giorni di tortura, gli spararono in testa
E le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti
Ora i generali governano il Cile e gli inglesi hanno i loro meriti
Perché essi governano con gli Hawker Hunter e coi carri armati Chieftain
E le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti
Victor Jara del Cile visse come una stella cadente,
Combatté per il popolo del Cile con le sue canzoni e la sua chitarra
E le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti
Le sue mani erano delicate, le sue mani erano forti.
https://www.youtube.com/watch?v=vatEqeFmXdQ
IL PIU’ BELL’OMAGGIO ALLA MEMORIA DI VICTOR JARA E’ QUELLO DEGLI STUDENTI CILENI:
Dal sito degli Inti Illimani: Justicia para Victor Jara
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