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Pasolini, D’Annunzio e “All’armi siam fascisti!” (1961)

d'annunzioSpecialista in danzatrici, in citazioni, in duchesse e in levrieri D’Annunzio sprezzava il volgo che gli pagava i debiti. Poeta malgrado il suo cattivo gusto, il superuomo dei semicolti si faceva l’ideologo della bella morte, il gran maestro di cerimonie di quello che Lenin chiamò «l’imperialismo degli straccioni»
Franco Fortini, All’armi siam fascisti!

Proprio in questi giorni ho visto in visione privata il film All’armi siam fascisti! che è un film stupendo, una fra le più emozionanti opere cinematografiche che abbia mai visto. Tra le centinaia di altre cose, vi si vede, due o tre volte, D’Annunzio: regolarmente sfottuto dallo splendido commento di Franco Fortini: «Poeta, malgrado il suo cattivo gusto», lo chiama Fortini: ed è l’unico complimento che io non condivido. Perchè il cattivo gusto di D’Annunzio è un cattivo gusto politico, cioè fascismo; e fascismo e poesia non possono mai coincidere, «per contraddizion che nol consente». Per capire veramente D’Annunzio, il lettore medio deve vedere questo film, ammesso che la censura lo sblocchi. E se non lo sbloccasse, sarebbe davvero il caso più scandaloso di quanti hanno reso celebre la censura italiana in questi anni: un caso da dover scendere in piazza. Ripeto: solo in un simile contesto che mette davanti agli occhi in modo fulminante e indubitabile tutto ciò che ha costruito, prodotto e integrato il fascismo, si può intendere bene cosa è stata la poesia di D’Annunzio, col suo atroce gusto, col suo stantio spudorato classicismo, le sue facili orge di raffinatezza a poco prezzo.

Pier Paolo Pasolini, articolo pubblicato sulla rivista Vie nuove, 30 settembre 1961

………………………..

celebriamo il 150° anniversario della nascita del Vate a modo nostro con la proiezione del film antifascista e antidannunziano consigliato da Pasolini:

Mercoledì 24 aprile, ore 17,30
Museo Vittoria Colonna, Pescara

Proiezione del film
All’armi siam fascisti!

Italia, 1961 b/n Soggetto, sceneggiatura, regia: Lino Del Fra, Cecilia Mangini, Lino Miccichè; testo: Franco Fortini; musica: Egisto Macchi; montaggio: Giorgio Urschitz; voce: Giancarlo Sbragia, Emilio, Cigoli, Nando Gazzolo

ingresso libero

 

rassegna:
 
Parole frontali nel segno di Brecht
recensione di Mucchio Selvaggio
un inedito di Franco Fortini
intervista alla regista Cecilia Mangini
All’armi siam fascisti! È probabilmente il migliore film documentario sul fascismo che abbiamo visto finora” Alberto Moravia, L’Espresso 11 febbraio 1962
“È l’opera più organica e significativa realizzata sul fascismo, nell’ambito documentaristico.
All’armi, siam fascisti è un lungometraggio che segnò una svolta nel panorama del cinema italiano sotto il profilo del film di analisi storica.
Sia le immagini articolate dal montaggio che il commento di Franco Fortini sono finalizzati a un’analisi critica della presa di potere da parte del fascismo, del consolidamento del regime, della guerra, della residenza e degli anni del centrismo. Il fascismo è visto come veicolo dello sviluppo capitalistico, nelle forme della dittatura borghese durante il ventennio e poi, nell’Italia repubblicana come componente dello Stato, che alterna la repressione a una politica indirizzata al consumismo e a un boom economico squilibrato e precario. Avversato dalla burocrazia, oggetto di animate discussioni all’interno delle stesse forze della sinistra, il film rimane tutt’oggi un testo di grande interesse: anche perché vengono respinte tentazioni di obiettività per proporre allo spettatore una interpretazione della storia apertamente e dichiaratamente di tendenza. (da L’ultimo schermo, Bari, Dedalo)

 
All’armi, siam fascisti! non si limita ad essere un film più o meno genericamente antifascista, come gli altri, di repertorio e non, che lo hanno preceduto. Esso è, finalmente, un film di tendenza sul fascismo; vogliamo dire un film che parla del fascismo, ne rintraccia gli antefatti, le malefatte e le conseguenze e lo giudica storicamente, dal punto di vista della classe operaia […] La capacità di sintesi, l’eloquenza delle immagini, l’energia del commento parlato e la potenza di quello musicale (anche se in questi ultimi vanno riscontrare, qua e là, le sole amplificazioni retoriche del film), fanno di All’armi, siam fascisti! uno spettacolo di eccezionale suggestione e di grande efficacia educativa. (Ugo Casiraghi).

 

 

«I veri maestri/ non lasciano tracce, non si esibiscono ai balconi/ e per questo ancora oggi/ non si possono fare senza rischio i loro nomi./ I maestri di Mussolini e di Hitler,/ di Farinacci e di Eichmann/ sono negli uffici studi delle banche,/ nelle poltrone dei consigli di amministrazione;/ sono sulle cattedre universitarie,/ nella Accademia Berlinese delle Scienze/ o nella Accademia d’Italia»

 

 
Franco Fortini

su Pasolini leggi anche: Pasolini, beat generation e sessantotto

ho aperto le mie celebrazioni del 150° dannunziano con un discorso di Lawrence Ferlinghetti

1 comment to Pasolini, D’Annunzio e “All’armi siam fascisti!” (1961)

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