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SOLIDARIETA’ ALLA SCUOLA 11 FEBBRAIO 1944, CANTARE BELLA CIAO NON E’ REATO

mascia1IL SINDACO DI PESCARA ATTACCA UNA SCUOLA PERCHE’ HA CELEBRATO IL 25 APRILE CANTANDO BELLA CIAO.

Questa mattina ho sollevato durante la seduta del Consiglio Comunale di Pescara la questione della incredibile lettera del sindaco perché ho trovato francamente indecente che il “primo” cittadino si sia permesso di attaccare un’intera scuola e una dirigente scolastica per aver celebrato il 25 aprile.

Ero andato al Consiglio per discutere di altro, era all’ordine del giorno una sconsiderata delibera urbanistica, ma non si poteva tacere di fronte a un tale atto di intimidazione nei confronti del mondo della scuola, esercitato da un sindaco appartenente a un partito di governo.

Avrei preferito occuparmi di cose più serie delle lettere del sindaco ma non si poteva e non si può far passare come se nulla fosse una tale esibizione di arroganza istituzionale.

Non protestare di fronte a simili sconsiderate intimidazioni vorrebbe dire legittimare l’idea che la Resistenza e i suoi canti debbano essere tenuti lontani dalla scuola, che è meglio non parlarne, che altrimenti “si fa politica”!

Non si può accettare che una scuola venga messa all’indice perché si canta Bella Ciao il 25 aprile.
Non si può accettare il tono sprezzante con cui il sindaco fa riferimento all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
Non si può accettare che definisca “conventicola di partito” una celebrazione a cui hanno partecipato scolaresche, famiglie e tanti cittadini e cittadine per rendere omaggio a chi ha sacrificato la propria vita per liberare il paese dal nazifascismo.
Certo è davvero deprimente che il sindaco definisca una “canzonetta di partito” il più popolare canto della Resistenza italiana ed europea!

Il sindaco è così imbevuto della sottocultura berlusconiana che non sa nemmeno che il successo di Bella Ciao deriva anche dal fatto che il suo testo è meno schierato e “rosso” di altri canti resistenziali, incentrato sulla battaglia contro “l’invasor” (se a scuola cantavano Fischia il vento il sindaco avrebbe chiamato il 113?). Come scrive Paolo Fabbri: “Bella ciao, una canzone cantata durante la Resistenza da sparse formazioni emiliane, e da membri delle truppe regolari durante l’avanzata finale nell’ltalia centrale viene sempre più frequentemente preferita nelle manifestazioni unitarie a Fischia il vento, canto di larghissima diffusione fra tutte le formazioni partigiane, riconosciuto nell’immediato dopoguerra come l’inno della Resistenza. Fischia il vento ha il “difetto” di essere basata su una melodia russa, di contenere espliciti riferimenti socialcomunisti (“il sol dell’avvenir”), di essere stata cantata soprattutto dai garibaldini. Bella ciao è più “corretta”, politicamente e perfino culturalmente, anche se molti partigiani del Nord non la conoscevano nemmeno”. 

La Resistenza dovrebbe essere patrimonio comune di tutti i partiti e di tutti i senza partito che si riconoscono nei valori della Costituzione repubblicana. Non è colpa della dirigente scolastica se nel centrodestra c‘è ancora chi considera la fine del fascismo e della guerra una giornata di lutto!

Il sindaco è da anni noto alle cronache per la costante rimozione nei suoi discorsi del 25 aprile delle parole Resistenza, fascismo, antifascismo. Il sindaco non è nuovo alle polemiche sul 25 aprile ma che ora rimproveri a una scuola di fare educazione civica è davvero troppo!

Devono averlo capito anche i consiglieri della sua stessa maggioranza – anche quelli che non hanno cantato Bella Ciao – visto che oggi nessuno di loro ha preso la parola in Consiglio per difendere la nota del sindaco.

Alla preside e all’intera scuola vorrei esprimere la mia solidarietà e il mio ringraziamento per l’attività di recupero della memoria storica che stanno portando avanti da anni (consiglio di visitare il sito della scuola ).

Come noto la scuola fu costruita accanto al cippo che ricorda i 9 partigiani ivi fucilati l’11 febbraio 1944 e dal 1998 ha assunto come denominazione proprio la data dell’eccidio.
E’ innanzitutto a loro che il sindaco Luigi Albore Mascia deve le scuse.

Maurizio Acerbo

P.S.: come consiglieri di opposizione abbiamo depositato la richiesta di un consiglio comunale straordinario con all’ordine del giorno la “solidarietà alla scuola 11 febbraio 1944”. Appena fissata la data lo faremo sapere. Sarebbe assai bello che ci fosse tanta partecipazione di cittadine e cittadini. Si potrebbe anche raccogliere l’invito del sindaco a partecipare alle cerimonie ufficiali. La prossima è quella del 2 giugno, Festa della Repubblica. Ci starebbe bene un bel flashmob partigiano e cantargliela in centinaia Bella Ciao al sindaco.

 


  Sulla “vera” storia di “Bella ciao” e più in generale sul canto sociale consiglio un libro  dello storico Cesare Bermani.

 

MASCIA e l’Inno di Mameli:

«Come sindaco e come cittadino, non posso non esprimere il mio sconcerto e il mio disappunto, facendo mio il disagio della madre, per quanto accaduto nel corso della cerimonia alla presenza dei bambini della scuola elementare, resi partecipi e protagonisti involontari in canzoni che hanno chiaramente un marchio politico. Ma, in tutta onestà, ritengo ancora più grave che a quegli stessi studenti di 6-7 o 8 anni sia stato insegnato un inno di Mameli, ossia l’inno di tutti gli italiani, in una versione riveduta e corretta, modificandone addirittura il testo, quasi fossimo a un karaoke. In qualità di rappresentante delle istituzioni, mi corre l’obbligo rammentare che le parole originali dell’inno di Mameli hanno un significato storico profondo, emozionante, che tutti devono portare nel proprio cuore, a partire dai bambini, ricordando che, in nome di quei valori di Patria, libertà e democrazia che ritroviamo nel nostro inno, tanti giovani hanno sacrificato la propria vita per il nostro futuro. L’inno d’Italia è unico, dobbiamo custodirlo gelosamente tra i nostri valori più cari, senza stravolgimenti né superficiali rivisitazioni storico-linguistiche, specie da parte di una scuola che ha il compito primario di formare le future generazioni, insegnando loro il valore delle istituzioni, e lasciando la politica, di qualunque colore essa sia, al di fuori delle proprie mura. La invito sin d’ora a partecipare, con i suoi studenti, alle prossime cerimonie istituzionali ufficiali che l’amministrazione comunale organizzerà in occasione delle future ricorrenze nazionali, come la Festa della Repubblica, o anche, il prossimo anno, la Festa del 25 aprile».

Eccovi la riscrittura dell’Inno di Mameli cantata dai bambini:

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