Pescara e l’Abruzzo si mobilitino per salvare questo simbolo della storia e identità del nostro territorio.
La chiusura dello stabilimento di Città S.Angelo non può essere accettata supinamente.Â
Quella della Real Aromi deve diventare una vertenza dell’intero territorio che consenta di mantenere la produzione in Abruzzo e di investire nel rilancio.
Quei 25 lavoratori stanno difendendo un marchio – quello dell’Aurum – che appartiene all’intera comunità , è parte della nostra storia.
Ho constatato partecipando all’incontro di venerdì un atteggiamento di chiusura arrogante da parte dell’impresa davvero irricevibile.
Dà l’idea della considerazione per il nostro territorio e per la sua classe dirigente che l’ILLVA (proprietà famiglia Reina) abbia deciso di chiudere lo stabilimento proprio durante le celebrazioni del 150° anniversario della nascita di D’Annunzio e che la notizia sia stata ufficialmente comunicata solo a seguito dell’entrata in stato di agitazione dei lavoratori. L’Illva Saronno ha anche promosso col Comune di Pescara un premio Aurum per l’anniversario del Vate, una presa in giro bella e buona visto che si preparava da tempo a chiudere lo stabilimento pescarese.
In questo caso nessuno dei soliti luoghi comuni confindustriali regge. Si tratta di uno stabilimento dove il sindacato non ha messo piede per anni (quindi nessuna particolare conflittualità da parte dei lavoratori fino a che non hanno ricevuto la comunicazione che si amantellava tutto e il loro destino era quello degli ammortizzatori sociali e successiva disoccupazione). Lo stabilimento è produttivo (+20% di fatturato l’anno scorso), con manodopera specializzata. E’ stata una strategia aziendale quella di ridurre progressivamente la produzione dell’Aurum e di impegnare lo stabilimento nella produzione endogruppo (in particolare il concentrato per l’Amaretto di Saronno). Quella dell’Aurum – senza investimenti nella commercializzazione e nel marketing – è stata una lenta eutanasia. La Real Aromi di Città S.Angelo è stata la cenerentola del gruppo con la produzione del liquore caro a D’Annunzio ridotta a 10.000 litri l’anno (erano 150.000 nel 1989). Ora siamo arrivati all’epilogo con l’azienda che dichiara la volontà di smantellare tutto e portare la produzione a Saronno. L’Illva al tavolo in prefettura ha detto chiaramente che la decisione di chiudere lo stabilimento non è per loro in discussione. Nessuno ha chiesto all’Illva di fare beneficenza: semplicemente se loro intendono smantellare di dare la disponibilità ad acquirenti che vogliano investire (le istituzioni, il sindacato e la stessa Confindustria possono attivarsi per individuare imprenditori interessati). Non è accettabile che chiudano uno stabilimento e si tengano in ostaggio il marchio (una strategia aziendale per non avere troppi concorrenti?).
Penso che sia intollerabile l’atteggiamento dell’ILLVA e che con piglio guerresco la “città dannunziana” debba difendere un brand che molto può contribuire allo sviluppo locale. La città di Pescara e la Regione Abruzzo devono schierarsi al fianco delle maestranze e del sindacato.
Per questo sto raccogliendo le firme per la convocazione per la convocazione di un Consiglio Comunale straordinario da tenersi presso l’Aurum di Michelucci per testimoniare l’importanza storica di questo marchio e il suo legame con la nostra comunità .
Un Consiglio Comunale al quale siano invitati lavoratori e sindacato, i consiglieri provinciali, regionali e i parlamentari abruzzesi, i sindaci del comprensorio, tutte le autorità civili e religiose, le forze sociali ed economiche, le organizzazioni di categoria e le associazioni, la cittadinanza tutta.
La stessa Confindustria abruzzese e pescarese deve alzare la voce e non chiudersi in una posizione corporativa di difesa delle posizioni dell’impresa. L’ILLVA va richiamata alla propria responsabilità sociale nei confronti del nostro territorio.
Mi rivolgo anche al Presidente Chiodi e all’assessore Castiglione. E’ bene che al prossimo incontro previsto per martedì sia presente anche la Regione.
L’IILVA è un’azienda che sta sul mercato, vende e produce l’Amaretto di Saronno. Deve tenere conto dei consumatori, mantenerne la fiducia, conquistarne la simpatia. Opera in Italia. Non è fortunatamente un anonimo fondo d’investimento di Hong Kong o delle Cayman. Questa battaglia si può vincere. A costo di organizzare un volo su Saronno con lancio di volantini.
Luigi Albore Mascia e Guerino Testa sveglia!
Ve lo deve dire un antidannunziano come me?
Maurizio Acerbo, consigliere comunale e regionale PRC
P.S.: stamattina (lunedì 13 maggio) dopo la conferenza stampa tenuta al comune di Pescara ho depositato la richiesta di consiglio straordinario sottoscritta da un quindicina di consiglieri comunali di maggioranza e opposizione. Ho anche contattato l’assessore regionale Alfredo Castiglione per chiedere una sua partecipazione al tavolo previsto per domattina in prefettura a Pescara. Mi ha assicurato che sarà presente. Vi terrò aggiornati.
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