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CRISI IDRICA: I SINDACI NON FACCIANO SCENEGGIATE

hanno la faccia come il culo1

Trovo incredibile e truffaldino il tentativo da parte dei sindaci di PD e PDL di giocare allo scaricabarile sulle questioni legate alla cattiva gestione del servizio idrico integrato.

Come al solito autentico campione della sceneggiata è il  sindaco performer di Silvi Gaetano Vallescura (PDL) che scrive al PresidenteNapolitano e fa lo sciopero della sete.

Dovrebbe farsi piuttosto un esame di coscienza e dimettersi visto che votò un anno fa insieme ad altri 34 comuni (tra cui Francavilla di Attila Luciani, quello degli scarichi fognari per bagnanti) la riconferma di Ezio Di Cristoforo ai vertici dell’ACA (arrestato un mese fa ma già allora coinvolto in altre inchieste).

Se il sindaco di Silvi ha votato a favore dei contestatissimi vertici dell’Aca era evidentemente soddisfatto del servizio fornito dall’azienda. Ora si lamenta e paragonandosi a Mosè annuncia che vuole «traghettare Silvi dall’Aca al Ruzzo» (di cui però si lamenta il sindaco di Giulianova). Ora scrive a Napolitano una vibrante protesta: “Nonostante le varie e ripetute denunce e diffide a tutti i livelli, e soprattutto al consorzio gestore, che da anni, cosciente della quantità insufficiente a garantire il minimum indispensabile, continua nell’inerzia assoluta, rendendosi colpevole dell’interruzione di un pubblico servizio essenziale”. Ma se l’inerzia era assoluta perché il sindaco votava a favore di vertici di cui altri comuni chiedevano azzeramento? Guardate che show:



Faccio presente che i sindaci, salvo i rari casi in cui non sono stati compartecipi del sistema, non possono nascondere con qualche sceneggiata le proprie responsabilità.

Lo stato desolante del servizio idrico integrato in Abruzzo, dalle perdite alla depurazione fino ai deficit, è in primo luogo responsabilità dei sindaci.

Quando sento in tv il sindaco PD di Giulianova Mastromauro dire che bisogna restituire ai sindaci il servizio idrico non capisco a cosa si riferisca.

Come noto sono i comuni gli azionisti delle spa che gestiscono l’acqua e i componenti delle assemblee degli ATO e ora dell’ASSI.

Sono i sindaci che hanno eletto i vertici di ACA, Ruzzo, SASI, CAM, ecc.

Sono i sindaci che eleggevano anche i vertici dei vari ATO fino al commissariamento.

Sono stati loro a mettere su e a tramandarsi il sistema di potere che abbiamo da più di un decennio chiamato “partito dell’acqua”.

Grazie a una legge nazionale, da sempre contestata da Rifondazione e dai movimenti per l’acqua, dal 2001 i servizi idrici  sono stati affidati a società per azioni che anche se pubbliche al 100% (azionisti sono i comuni) sono pur sempre soggetti di diritto privato.

E proprio una gestione di tipo privatistico ha fatto sì che i sindaci trasformassero queste spa in carrozzoni clientelari, con assunzioni ingiustificate e senza concorso di raccomandati, mogli e figli, esponenti  politici, distribuzione di incarichi, consulenze e appalti, ecc. Su tutto questo si sono accumulate le inchieste della magistratura che hanno scoperchiato un sistematico malgoverno per il quali i responsabili politici coinvolti in qualsiasi paese del nord Europa dovrebbero ritirarsi a vita privata a prescindere dagli esiti penali.

Attraverso le cariche ricoperte in Ato e Aca alcuni sindaci sono diventati big delle preferenze (basti pensare a grandi esponenti del riformismo nostrano come Donato Di Matteo e Giorgio D’Ambrosio).

Il “partito dell’acqua” ha persino vinto le primarie del PD in provincia di Pescara eleggendo un onorevole (basta vedere i risultati del dipendente Aca Castricone, figlio dell’ex-sindaco PD di Popoli, segretario provinciale del PD che alle primarie ha casualmente stravinto nelle roccaforti di Ezio De Cristofaro e Giorgio D’Ambrosio).

Ovviamente parliamo di un sistema di potere che è proliferato sulla base della copertura dei partiti di riferimento: quando il presidente del Cam marsicano Tedeschi del PD ha lasciato la carica con una bella scia di problemi e guai giudiziari gli amici di partito gli hanno immediatamente dato una consulenza di “supporto amministrativo” alla ACA spa, se il segretario dell’Ato pescarese Fabrizio Bernardini, vicino al Presidente della Provincia PDL Testa, viene condannato a un anno il commissario Caputi nominato dalla giunta Chiodi lo mantiene in carica per “garantismo”.

Ci sarebbe molto da dire anche sulla governance complessiva da parte della Regione e sull’inamovibile ing. Caputi che dagli anni ‘80 si occupa di queste cose con risultati non mi pare brillanti. Mi limito a notare che PDL e PD hanno bocciato la risoluzione con cui chiedevo di dopo tanto tempo si occupasse di altri settori.

Maurizio Acerbo, consigliere regionale Rifondazione Comunista

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