Ho trovato tra gli emendamenti depositati in vista del Consiglio Regionale
di domani un emendamento bipartisan PD-PDL (D’Amico-Ricciuti) alla
L.R. n. 77/1999 (legge regionale sulla Dirigenza) che prevede la possibilitÃ
di aumentare il numero dei dirigenti della Regione Abruzzo:
“Fino all’espletamento dei concorsi pubblici per l’accesso
alla qualifica dirigenziale e comunque per non oltre due
anni, l’Amministrazione regionale, gli enti, le aziende e le
agenzie regionali, in assenza di figure dirigenziali,
possono attribuire le funzioni (..) a dipendenti della
categoria D in possesso del diploma di laurea anche di
primo livello. Al dipendente incaricato spetta, per la
durata dell’incarico, il trattamento accessorio del
personale con qualifica dirigenzialeâ€.
Insomma basta la laurea triennale per andare a ricoprire l’incarico di
dirigente alla Regione Abruzzo. Ma la cosa più grave è che si intende aumentare il numero degli incarichi dirigenziali.
Viene immediatamente da domandarsi: ma con che faccia si chiede di aumentare il numero di dirigenti considerato che costano almeno 150.000 euro cadauno? La Regione Abruzzo ha per caso carenza di dirigenti? Non mi sembra proprio e tra l’altro erano stati proprio Chiodi e Carpineta a cavalcare l’argomento.
La Regione Abruzzo ha una media di 1 dirigente ogni 10/15 dipendenti e francamente non si capisce la necessità di riaprire la possibilità di moltiplicare incarichi. Per fare un esempio l’INPS a pescara ha un dirigente per 160 dipendenti.
La scusa che si adduce è quella che vi sarebbero carenze nelle Direzioni aventi la competenza in materia di politiche della salute ed in quelle competenti nella gestione dei fondi strutturali comunitari.
Almeno questa è la motivazione con cui l’assessore Paolo Gatti difese analogo emendamento che bloccai in una precedente seduta del Consiglio regionale.
Non si capisce perché semplicemente non si redistribuiscono in maniera razionale i numerosi dirigenti della Regione Abruzzo per coprire le direzioni carenti.
I maligni dicono che i dirigenti che vivono a L’Aquila non vogliono andare a lavorare a Pescara ma questa posizione francamente mi sembra indifendibile visto che prendono 150.000 euro all’anno.
E’ evidente che per l’ennesima volta si saldano propensione clientelare dei politici che vogliono favorire la carriera di qualche protetto e la difesa corporativa dei dirigenti regionali.
Il risultato è che a pagare debbano essere i cittadini e gli stessi dipendenti regionali dei livelli più bassi il cui trattamento economico non è certo esaltante.
Se davvero la “sveltina†si fa per coprire delle direzioni in oggettiva difficoltà bisognerebbe almeno limitare la norma eccezionale solo a quelle ma già che ci siamo – si saranno detti i nostri eroi – perché precludersi ulteriori possibilità ?
Invito a ritirare un emendamento che costituisce oggettivamente un’offesa a migliaia di cittadini abruzzesi che subiscono le conseguenze della crisi e dei tagli allo stato sociale votati da PDL e PD.
Non è accettabile che si aumenti il numero dei superpagati dirigenti mentre si predicano sacrifici ai cittadini più deboli e in difficoltà .
Maurizio Acerbo, consigliere regionale Rifondazione Comunista
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da anni quando ci scontriamo in Abruzzo con il centrodestra e il centrosinistra su questi temi veniamo accusati di “integralismo”, demagogia, ecc.
la nostra posizione non discosta molto dalle cose che diceva negli anni ’80 Berlinguer. La differenza è che progressivamente la “sinistra” ha assunto tutti quei vizi che Berlinguer imputava alla DC. Consiglio l’ascolto dal minuto 10:05 a 11:55 e da 18:06 a 21:34
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