Ci sono battaglie che solo noi combattiamo perché gli altri non vogliono inimicarsi il potente di turno. Ricordo che per aver sollevato la questione degli abusi di De Cecco sono persino stato a suo tempo querelato. Poi la giustizia ci ha dato ragione e De Cecco è stato condannato in via definitiva. Inutile dire che dà l’idea di quale sia il rispetto dei beni comuni se si consente di coprire la vista mare persino su Piazza Le Laudi in corrispondenza della Riserva Naturale Pineta Dannunziana e dell’ex-Aurum. La battaglia per la tutela del demanio marittimo non è limitata soltanto a questo caso ed è un nostro impegno sia a livello comunale che regionale. Per questo vi chiedo di votare per Un’altra regione con Acerbo e la lista L’altra città a Pescara che è guidata da Loredana che con il comitato Mare Libero e il WWF è stata la compagna che più ha seguito la questione spiaggia. Subito dopo le elezioni si riaprirà la questione del Piano Demaniale Marittimo regionale.
Eccovi l’aggiornamento dal fronte Les Paillottes dalle pagine de Il Centro:
Les Paillotes, la procura sollecita l’abbattimento della pizzeria dello stabilimento
De Cecco: «Permessi in regola, così si colpisce un’azienda che dà lavoro»
Lido dei vip, il pm insiste: demolire la parte abusiva
di Paola Aurisicchio
PESCARA La procura sollecita la demolizione delle opere abusive dello stabilimento Les Paillotes dell’imprenditore Filippo Antonio De Cecco e la proprietà , in una nota, rimarca: «Arriva con sconcertante puntualità , all’apertura della stagione estiva. La procura, inoltre, non ricorda che c’è un procedimento già avviato per stabilire le modalità della rimozione». E’ un nuovo atto del pm Anna Rita Mantini a ordinare, in virtù della sentenza di condanna della Cassazione, le modifiche che dovranno essere apportate nell’esclusivo stabilimento nato nel 2001 in piazzale Le Laudi e cresciuto nel tempo arricchito da vari angoli: il ristorante stellato, la pizzeria Il Granchio, l’angolo sushi. E’ proprio la parte dove si trova la pizzeria quella che dovrà essere ridefinita con un arretramento delle pareti come aveva già stabilito la sentenza della Cassazione che, nel 2013, aveva rigettato il ricorso degli avvocati dell’imprenditore confermando invece la sentenza di condanna d’Appello. Nel frattempo, prima dell’ordinanza della procura notificata all’imprenditore dalla reparto aeronavale della Guardia di finanza, era stata già fissata al 5 giugno l’udienza in tribunale per decidere le modalità di esecuzione delle difformità riscontrate nello stabilimento. E’ a partire da quel giorno che, quindi, si conosceranno in maniera più precisa i tempi del ridimensionamento dello stabilimento dell’imprenditore della pasta. Intanto, però, si chiude con l’ordinanza del pm l’inchiesta partita nel 2007 da alcuni esposti che evidenziavano presunti abusi edilizi nello stabilimento e che riguardavano, in particolare, la pizzeria il Granchio reputata dal pm «un locale ottenuto mediante la copertura della superficie pavimentata e la chiusura perimetrale con parete sormontata da infissi». Eppure, per i titolari dello stabilimento sulla riviera di Porta Nuova il nuovo atto del pm oltre a essere intempestivo perché il «tribunale ha già avviato un procedimento», è anche «un modo», come scrive la proprietà , «per colpire una delle più importanti aziende turistiche, con un fatturato di 3 milioni di euro, 30 dipendenti in inverno e 100 in estate». «Gli interventi», precisano i titolari, «non riguardano il fabbricato originario ma solo le opere realizzate in aggiunta al corpo principale realizzate con regolari permessi». A intervenire è, poi, anche Maurizio Acerbo, tra i firmatari dell’esposto, che insieme a Loredana Di Paola aggiunge: «De Cecco è stato condannato in via definitiva e la demolizione è un atto dovuto. Invece di polemizzare con la magistratura si metta in regola, farà sicuramente più bella figura».
le tappe
IL SEQUESTRO Il 17 dicembre 2007, nell’ambito dell’inchiesta su abusi edilizi e irregolarità nelle concessioni demaniali, lo stabilimento di De Cecco viene sequestrato.
LA CONDANNA Nel 2011 il tribunale condanna De Cecco a undici mesi di reclusione con un’ammenda di 39 mila euro e il direttore dei lavori a sei mesi di reclusione con 24 mila euro di ammenda. Viene stabilita la demolizione delle opere abusive. Nell’anno successivo la condanna viene confermata dalla Corte d’appello dell’Aquila.
CASSAZIONE CONFERMA L’imprenditore presenta ricorso in Cassazione ma la Corte suprema lo rigetta confermando la sentenza d’appello. In questi giorni, come spiega la proprietà , il Tar ha imposto un nuovo stop al Comune sospendendo l’ingiunzione a demolire. Ora il pm ordina l’abbattimento delle opere abusive.
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