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Tragedia di Messina frutto di un malcostume che imperversa anche in Abruzzo

Tutte le persone minimamente informate sanno che la tragedia che ha colpito Messina, ma anche L’Aquila, è frutto non solo delle catastrofi naturali. Come ha ricordato Saviano poco fa dal palco della manifestazione di Roma si tratta di vittime del cemento.E nemmeno soltanto della mancata messa in sicurezza del territorio.

La principale causa è la dissennata politica urbanistica ed edilizia che predomina in larga parte d’Italia.

Si costruisce dovunque e comunque e questo viene considerato un valore.

La nostra regione non fa eccezione, anzi.

L’Abruzzo è una regione il cui Consiglio Regionale vota quasi come se fosse un atto dovuto modifiche a raffica del Piano paesistico.

Nella nostra Regione si sono autorizzati interventi ciclopici in aree di esondazione, vedi Megalò.

Ora è fortissima la propensione approvazione di una nuova legge urbanistica regionale pensata ad uso e consumo dei costruttori.

L’accoglienza entusiastica nei confronti del Piano Casa di Berlusconi (fortunatamente mitigato dalla nostra battaglia in consiglio regionale) è l’emblema di una propensione alla incultura urbanistica che ci pone al di fuori dell’Europa che tutela il territorio con regole severe, frena il consumo di suolo e indirizza l’imprenditoria verso la riqualificazione dell’esistente.

La connivenza tra politica e costruttori, insieme alla sanità, è il principale veicolo di corruzione e malaffare in Abruzzo come in tutta Italia.

Non basta piangere le vittime delle tragedie annunciate, ma avere il coraggio di fare scelte di cambiamento in Regione e in ogni Comune.

La si deve smettere di aumentare a dismisura i carichi insediativi e di cementificare ovunque.

E’ possibile farlo, come abbiamo dimostrato a Pescara con la famigerata variante al PRG, voluta e elaborata da Rifondazione Comunista, contrastata dai costruttori e attaccata da quasi tutte le forze politiche.

Dopo decenni di asservimento bipartisan della politica abbiamo per la prima volta ridotto le previsioni edificatorie (che rimangono comunque fin troppo elevate) del Piano regolatore e imposto, tra le tante cose, il vincolo di inedificabilità sulle “aree a pericolosità geologica alta”, aree rosse su cui in passato si costruiva tranquillamente.

Quanti attacchi abbiamo subito per una scelta di semplice buon senso!

Spero che l’attuale maggioranza di centrodestra non metta in discussione questa scelta.

Il miglior modo per onorare le vittime di queste tragedie è rilanciare la battaglia contro gli energumeni del cemento e per l’affermazione di una cultura delle regole e della tutela ambientale.

 Maurizio Acerbo

 

 

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