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Una soluzione concreta, dignitosa e immediata per chi resiste nelle tendopoli

Dopo più di 6 mesi dal sisma, nonostante il susseguirsi ininterrotto di inaugurazioni e cerimonie ad uso e consumo del premier, il dato di fatto incontrovertibile è che sono finora stati consegnati circa 1000 alloggi a fronte dei 4570 (comunque insufficenti) per i quali bisognerà attendere dicembre-gennaio.

Circa 7000 persone sono ancora sotto le tende al gelo e 25.000 aquilani sono ancora sparsi in tutto il terrotorio regionale.

La resistenza di cittadini spesso anziani a quella che viene vissuta come un’ingiusta deportazione dopo mesi trascorsi sotto le tende è segno di un orgoglio e di una fierezza nei confronti dei quali il dott. Bertolaso e il governo dovrebbero tenere un atteggiamento rispettoso.

Altro che “irriducibili” antigovernativi, si tratta semplicemente di cittadini a cui era stato promesso un tetto entro settembre: il famoso slogan “dalle tende alle case”.

L’inadeguatezza del PIANO C.A.S.E., ideato per massimizzare l’impatto mediatico dei presunti miracoli del Presidente del Consiglio, ora è evidente a qualsiasi persona in buona fede e informata.

I costosissimi alloggi del Piano C.A.S.E.da mostrare in tv non sono, come avevamo ampiamente previsto, sufficienti neanche per i soli cittadini che abitavano negli edifici più danneggiati (E e F).

Non è certo da imputarsi ai cittadini “irriducibili” la mancata partenza del ripristino delle case classificate A, B e C che avrebbe consentito il rientro di almeno il 70% della popolazione.

La demagogica scelta di non procedere alla sistemazione in moduli abitativi provvisori (che costavano almeno un quarto delle C.A.S.E.) ha determinato la mancata sistemazione confortevole ed omogenea per migliaia di aquilani nonché lo spopolamento della città.

L’allontanamento di migliaia di aquilani dalla città è uno dei prezzi pagati alla strategia d’immagine berlusconiana di cui Bertolaso è stato l’ insindacabile braccio operativo.

   Va inoltre sottolineato che ancora non sono state nemmeno poste le basi minime (presupposti   finanziari e strumenti operativi e pianificatori) per la ricostruzione  dei centri storici.

  La ridicola bozza di Ordinanza preparata dalla Protezione Civile sulla ricostruzione dei centri storici risulta lacunosa e astratta rispetto alle articolate e differenziate problematiche da affrontare e contiene prescrizioni e ridefinizioni assolutamente superflue rispetto agli strumenti urbanistici comunali già vigenti (la perimetrazione dei centri storici già c’è e in molti comuni vi sono anche piani di recupero già da tempo vigenti). Manca nel testo qualsiasi indicazione degli strumenti operativi indispensabili per concretizzare gli interventi (forse si vuole perdere tempo in attesa di trovare i soldi).

   Di fronte alla situazione di emergenza nelle tendopoli è dovere della Protezione Civile, del Comune e della Regione procedere a un intervento straordinario immediato che garantisca la permanenza nel capoluogo come rivendicano gli aquilani che con dignità in questi giorni stanno resistendo al freddo e al fango.

Purtroppo le scelte sbagliate di questi mesi non consentono di ricorrere ai MAP (come noi di Rifondazione proponevamo a giugno) in quanto abbisognano di una sottofondazione di cemento armato che richiederebbe un tempo di “presa” di almeno 20/30 giorni.

A questo punto l’unica ipotesi praticabile è quella di case su ruote da installare in parte nei campi e in altre aree già urbanizzate come quelle in adiacenza a quelle del PIANO C.A.S.E. e/o in quelle industriali per ridurre i tempi di allestimento (scavi e opere di urbanizzazione).

Considerato che altrimenti migliaia di aquilani dovrebbero essere trasferiti in alberghi lontani dalla città quanto ovviamente onerosi ci sembra  che sarebbe opportuno spendere il denaro pubblico per rispondere positivamente alla sacrosanta richiesta di non abbandonare la città.

 

 

 

Maurizio Acerbo, consigliere regionale Abruzzo

Rifondazione Comunista  

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