Nel 2015 ricorre il 70° anniversario della Liberazione e ci sembra doveroso cominciare l’anno rendendo omaggio a un eroe dimenticato come Picelli attraverso la proiezione del film realizzato nel 2011 dal documentarista Giancarlo Bocchi.
Molti non hanno mai sentito parlare di Guido Picelli, eppure è stato uno dei più leggendari combattenti antifascisti. Al comando delle sue “Guardie rosse“ Picelli bloccò alla stazione di Parma un treno di soldati in partenza per l’Albania. Venne incarcerato, restituì al governo il grado di tenente che si era guadagnato nella guerra, ma dopo un anno fu liberato grazie alla sua elezione, con un plebiscito del popolo di Parma, a deputato. Con gli Arditi del Popolo fu l’unico a sconfiggere lo squadrismo fascista sul campo come avvenne nelle giornate storiche delle barricate di Parma nell’agosto ’22 quando i 10.000 squadristi radunati da Italo Balbo furono costretti alla ritirata (con lui c’era l’anarchico abruzzese Antonio Cieri, anche lui morto in Spagna). Deputato comunista il 1°maggio 1924 issò la bandiera rossa su Montecitorio per protestare contro l’abolizione della festa dei lavoratori da parte del regime. Dopo 5 anni di confino sfuggendo alla polizia fascista espatriò clandestinamente prima in Francia da dove fu espulso per le sue attività di organizzatore antifascista e poi in Belgio dove partecipò allo storico sciopero dei minatori del Borinage e quindi espulso. Giunto in URSS è oggetto di sospetti per contatti con l’opposizione trotzkista. Quando morì in Spagna la Repubblica gli dedicò tre funerali a Madrid, Valencia e Barcellona dove parteciparono 100.000 persone. Alberto Bevilacqua ne fece il protagonista del suo primo romanzo Una città in amore. Pino Cacucci ne racconta l’epopea in Oltretorrente. Non ha tutti i torti Giancarlo Bocchi quando lo definisce “il Che Guevara italiano“.
“Un Che Guevara italiano troppo ribelle per Stalin. Guido Picelli, maestro di guerriglia urbana, dalle barricate di Parma alla Guerra di Spagna” (Gianantonio Orrighi, La Stampa)
“Appassionata ricostruzione per parole e immagini d’archivio dell’uomo d’azione che sfidò l’emergere del nazifascismo” (MYmovies)
Rifondazione Comunista, Giovani Comuniste/i in collaborazione con A.N.P.I. Pescara
https://www.facebook.com/events/609513259181428/
“Lungo è il cammino percorso dai patrioti italiani per riconquistare la libertà e questo cammino non ha soluzioni di continuità , perché la Resistenza, a mio avviso, non è un fatto storico a sé stante, ma è stata la continuazione della lotta antifascista. I patrioti che, sotto la dittatura, si sono battuti forti solo della loro fede e della loro volontà , partecipano alla lotta armata della Resistenza.
Qui vi sono uomini che hanno lottato per la libertà dagli anni 20 al 25 aprile 1945. Nel solco tracciato con il sacrificio della loro vita da Giacomo Matteotti, da don Minzoni, da Giovanni Amendola, dai fratelli Rosselli, da Piero Gobetti e da Antonio Gramsci, sorge e si sviluppa la Resistenza.
Il fuoco che divamperà nella fiammata del 25 aprile 1945 era stato per lunghi anni alimentato sotto la cenere nelle carceri, nelle isole di deportazione, in esilio.
Alla nostra mente e con un fremito di commozione e di orgoglio si presentano i nomi di patrioti già membri di questo ramo del Parlamento uccisi sotto il fascismo: Giuseppe Di Vagno, Giacomo Matteotti, Pilati, Giovanni Amendola; morti in carcere Francesco Lo Sardo e Antonio Gramsci, mio indimenticabile compagno di prigionia; spentisi in esilio Filippo Turati, Claudio Treves, Eugenio Chiesa, Giuseppe Donati, Picelli caduto in terra di Spagna, Bruno Buozzi crudelmente ucciso alla Storta.
I loro nomi sono scritti sulle pietre miliari di questo lungo e tormentato cammino, pietre miliari che sorgeranno più numerose durante la Resistenza, recando mille e mille nomi di patrioti e di partigiani caduti nella guerra di Liberazione o stroncati dalle torture e da una morte orrenda nei campi di sterminio nazisti”
Sandro Pertini, discorso alla Camera per il venticinquennale della Liberazione (1970)
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