“Il nuovo potente film Pride mi ha portato fino alle lacrime con la sua celebrazione della cooperazione, della solidarietà e dell’altruismo”, ha scritto sul Guardian Owen Jones. Dopo aver tradotto articolo sul comunista Mark Ashton personaggio centrale di Pride vi propongo anche questa significativa recensione. Owen Jones è un combattivo opinionista nato nel 1984 quindi all’epoca dei fatti ma con una memoria e una coscienza di classe come non se ne vedono nel panorama informativo italiano. Nel suo articolo Jones fa riferimento a tradizioni che anche in Italia andrebbero riscoperte. Rinnovo l’invito ad andare a vedere Pride. Buona lettura!
“Tradizione” è una parola con connotazioni piuttosto conservatrici, spesso usata per giustificare le ingiustizie sulla base del fatto che esse persistono da secoli. Ma la Gran Bretagna ha un’altra tradizione che è spesso vituperata o ignorata: quella di ribellarsi contro lo status quo, piuttosto che giustificarlo. Anche se molti dei nostri governanti preferirebbero che noi credessimo il contrario, il progresso non viene tramandato come un atto di liberalità dai potenti, che generosamente concedono, ad esempio, il voto alle donne o alcuni diritti fondamentali ai lavoratori. La visione tradizionale della storia riconosce le lotte contro le minacce esterne, ma il nostro passato è almeno altrettanto una storia di britannici che combattono britannici in una battaglia per i diritti a spese del potere.
Alcune di queste tradizioni vengono rievocate dal potente film di prossima uscita Pride. Tratta di lotte sindacali e di politica LGBT, ma sembra destinato a essere un successo mainstream clamoroso, piuttosto che un classico film d’essai di nicchia. Si concentra sugli sforzi di attivisti lesbiche e gay per costruire la solidarietà per lo sciopero dei minatori del 1984-1985.
Per i gay e i minatori allo stesso modo, quello fu un momento sia di sofferenza che di lotta. La crisi dell’Aids era agli inizi; più della metà della popolazione credeva che l’omosessualità era “sempre sbagliata”, toccando il picco del 64% nel 1987, quando solo l’11% optò per “per nulla sbagliata”; e più tardi in quel decennio venne introdotta la legislazione omofoba, Section 28. I minatori, d’altra parte, venivano maltrattati da un governo autoritario che aveva decretato che loro erano “il nemico interno” e li affrontava con brutalità sulle linee dei picchetti. Entrambi vennero perseguitati dalla polizia, oltraggiati dai media tabloid, e attaccati dall’ amministrazione di Margaret Thatcher. Di fronte al pregiudizio e al sospetto, naturalmente, fare causa comune non era facile.
Mike Jackson – un co-fondatore di Lesbiche e Gay Sostengono i Minatori su cui il film si concentra – mi dice che l’episodio “”è stato ritoccato dalla storia con omissioni ed errori”. Si tratta di una farsa perché questa parte della storia rivela il vero significato della solidarietà incapsulato dallo sindacale slogan “Un torto fatto a uno è un torto per tuttiâ€. La base della solidarietà è questa: voi avete interessi comuni e un nemico comune che eclissa le vostre differenze e voi rafforzate la vostra mano unendo e utilizzando la vostra forza collettiva. Come Jackson dice: “L’unica cosa che la classe dominante non vuole è la solidarietà ; loro non vogliono farci unire i punti . “
Una risposta cinica sarebbe notare che i minatori sono stati sconfitti, non importa quanta solidarietà possano avere attratto. Il movimento sindacale è stato lasciato demoralizzato; praticamente tutti i pozzi chiusi come il leader dei minatori Arthur Scargill aveva predetto; e molte delle vecchie comunità minerarie non hanno mai recuperato e ad oggi manca lavoro sicuro. Ma i minatori talvolta, arrivarono molto più vicino alla vittoria di quanto spesso si pensa. E come Pride dimostra in modo così toccante l’episodio anche se non sufficientemente riconosciuto, al momento, in ultima analisi, dimostrò di essere un passo avanti decisivo per i diritti dei gay e delle lesbiche.
Io non sono in imbarazzo ad ammettere che ho pianto in questo bellissimo film, ma mi sono reso conto del perché solo dopo. Il film riesce a trasmettere che cos’è la solidarietà a un pubblico a cui è stato insegnato ad aborrirla. Il thatcherismo insisteva sempre sull’abbattere i legami comuni a favore dell’egoismo, ridurci a individui,  credere che miglioriamo la nostra partita solo attraverso i nostri sforzi, piuttosto che mettendoci in collegamento con gli altri. Quella solidarietà non fu del tutto espunta dalla psiche nazionale nonostante gli sforzi del thatcherismo. Questo fine settimana in centinaia hanno iniziato a marciare da Jarrow a Londra a sostegno della nostra NHS. Nel 2012 gli elettricisti britannici hanno organizzato scioperi e occupazioni contro il tentativo della multinazionale Balfour Beatty di tagliare i loro termini e condizioni – e hanno vinto. Occupando imprese che sfuggono il fisco UKUncut ha costretto a aprire un dibattito nazionale sull’ evasione fiscale. La solidarietà vive e respira.
“Il vero cambiamento arriva sempre dal basso”, dice Jackson. “Il cambiamento non è mai venuto dall’alto verso il basso, viene dalla gente comune, non i cosiddetti politici o leader”. Tra le risate e i singhiozzi occasionali che presto consumeranno il pubblico cinematografico spero che Pride ricordi a una nuova generazione quella verità eterna. I potenti dovrebbero averne paura.
articolo originale:Â http://www.theguardian.com/commentisfree/2014/aug/18/solidarity-pride-film-british-tradition
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