La rimozione storica mi sembra che stia preparando una nuova epoca di guerra, imperialismo e colonialismo. Trovo davvero aberrante che i governanti della Russia siano stati deliberatamente esclusi dalla cerimonia di commemorazione del 70° anniversario della liberazione di Auschwitz che – come non si stancava di ripetere sempre Monicelli arrabbiato con Benigni – fu opera dell’Armata Rossa. L’espansione della Nato a Ovest e il diffondersi nei paesi entrati nell’orbita occidentale di leggi di messa al bando dei comunisti, accompagnano in maniera assai inquietante questo 70° anniversario della fine della Seconda Guerra Mondiale. Il fatto che i capi di stato occidentali diserteranno la grande festa della vittoria a Mosca è un segnale di guerra, Tutto questo avviene in un clima di amnesia storica che serve a giustificare le politiche di espansione che si stanno portando avanti in maniera dissennata da parte di Nato, UE e USA. Come si fa a rimuovere l’immenso sacrificio pagato dal popolo sovietico per sconfiggere Hitler? Come si può non comprendere che quel popolo risponderà col nazionalismo e il riarmo all’accerchiamento a cui viene progressivamente sottoposto con missili e basi militari ai suoi confini? Tutto il mondo e tutti i democratici dovrebbero in queste ore rivolgere un pensiero di ringraziamento verso quel popolo e la sua storia. Ho tradotto un articolo da fonte non sospetta – il giornale americano Washington Post – che fa riflettere sulla spirale di guerra in cui stiamo pericolosamente entrando.
Nell’immaginario popolare occidentale – in particolare quello americano – la Seconda guerra mondiale è un conflitto che noi abbiamo vinto. Fu combattuta sulle spiagge della Normandia e Iwo Jima, tra le macerie delle città francesi riconquistate e ricoperto da scene color seppia di gioia e giovane amore a New York. E’ stata una vittoria plasmata dalla inflessibilità del generale Dwight D. Eisenhower, dalla fibra morale del primo ministro britannico Winston Churchill e dalla potenza impressionante di una bomba atomica.
Ma la narrazione si sposta drammaticamente quando si va in Russia, dove la seconda guerra mondiale è chiamata la Grande Guerra Patriottica ed è ricordata in una luce molto diversa.
Il 9 maggio, il presidente russo Vladimir Putin ospiterà una delle più grandi parate militari che ci siano mai state a Mosca in occasione del 70° anniversario della vittoria dell’Unione Sovietica sulla Germania nazista. Parteciperanno più di 16.000 soldati , oltre 140 velivoli e 190 veicoli blindati, compreso il debutto del nuovo modello di carro armato di prossima generazione della Russia.
E’ un grande momento, ma pochi dei principali leader mondiali saranno presenti. I capi di stato di India e Cina assisteranno, ma non molti tra i loro colleghi occidentali. Questo è un riflesso della tensione geopolitica attuale, con le relazioni di Putin con l’Occidente che sono diventate gelide dopo un anno di ingerenza russa in Ucraina. Quando il carro armato russo T-14 si è rotto a una prova della parata il giovedi, lo sghignazzare si sentiva attraverso i media occidentali.
Ingiustamente o no, le attuali tensioni oscurano la scala di ciò che viene commemorato: a partire dal 1941, l’Unione Sovietica sostenne il peso della macchina da guerra nazista e giocò forse il ruolo più importante nella sconfitta di Hitler da parte degli Alleati. Facendo un calcolo, per ogni singolo soldato americano ucciso per combattere i tedeschi, 80 soldati sovietici morirono facendo la stessa cosa.
Certo, l’inizio della guerra era stata influenzato da un patto nazi-sovietico per spartirsi le terre tra i loro confini. Poi Hitler si rivolse contro l’U.R.S.S.
L’Armata Rossa fu “il motore principale della distruzione di Nazismo”, scrive lo storico e giornalista britannico Max Hastings in “Inferno: The World at War,1939-1945“. L’Unione Sovietica ha pagato il prezzo più duro: anche se i numeri non sono precisi, si stima che 26 milioni di cittadini sovietici sono morti durante la seconda guerra mondiale, tra cui ben 11 milioni di soldati. Allo stesso tempo, i tedeschi hanno sofferto tre quarti delle loro perdite durante la guerra combattendo l’Armata Rossa.
“E’ stata l’estrema fortuna degli alleati occidentali che i russi, e non loro stessi, abbiano pagato quasi tutta ‘bolletta’ del macellaio per [sconfiggere la Germania nazista], ricevendo il 95 per cento delle vittime militari delle tre maggiori potenze della Grande Alleanza”, scrive Hastings.
Le battaglie epiche che alla fine respinsero indietro l’avanzata nazista – l’assedio brutale invernale di Stalingrado, lo scontro di migliaia di veicoli blindati a Kursk (la più grande battaglia di carri armati nella storia) – non ha avuto paralleli sul fronte occidentale, dove i nazisti impegnarono un minor numero di mezzi militari. La ferocia dispiegata è stata anche di un grado diverso da quello di cui si fece esperienza più a ovest.
Hitler vedeva gran parte di quella che oggi è l’Europa orientale come un sito per il “Lebensraum” – lo spazio vitale per impero e razza tedesca in espansione. Quello che comportò fu l’orribile, sistematico tentativo di spopolare zone intere del continente. Questo includeva il massacro di milioni di ebrei europei, la maggioranza dei quali viveva fuori dei confini della Germania precedenti alla guerra ad est. Ma anche milioni di altri vennero uccisi, maltrattati, espropriati delle loro terre e lasciati morire di fame.
“L’Olocausto oscura i piani tedeschi che prevedevano di uccidere ancora più. Hitler voleva non solo sradicare gli ebrei. Voleva anche distruggere la Polonia e l’Unione Sovietica in quanto Stati, sterminare le loro classi dirigenti, e uccidere decine di milioni di slavi”, scrive lo storico Timothy Snyder in “Bloodlands: L’Europa tra Hitler e Stalin“.
Nel 1943, l’Unione Sovietica aveva già perso circa 5 milioni di soldati e due terzi della sua capacità industriale per l’avanzata nazista. Che fosse ancora in grado di respingere indietro l’invasione tedesca testimonia il coraggio dello sforzo bellico sovietico. Ma ebbe un prezzo impressionante.
Nelle sue memorie, Eisenhower rimase sgomento dalla portata della carneficina:
Quando siamo volati in Russia, nel 1945, non ho visto una casa in piedi tra i confini occidentali del paese e la zona intorno a Mosca. Attraverso questa regione annientata, il maresciallo Zhukov mi disse, che erano stati uccisi un tale numero di donne, bambini e anziani che il governo russo non sarebbe mai in grado di stimare il totale.
A dire il vero, come documenta Snyder, anche l’Unione Sovietica sotto Stalin si era sporcata le mani del sangue di milioni di persone. Negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, le purghe staliniane hanno portato alla morte e alla fame di milioni di persone. Gli orrori furono aggravati dall’invasione nazista.
“Nella Ucraina sovietica, nella Bielorussia sovietica, e nel distretto di Leningrado, terre in cui il regime stalinista aveva affamato e giustiziato circa quattro milioni di persone negli otto anni precedenti, le forze tedesche riuscirono a far morire di fame e ad ammazzare ancora di più nella metà del tempo,” scrive Snyder. Lui afferma che tra il 1933 e il 1945 nelle “Bloodlands” – l’ampia distesa di territorio alla periferia dei regni sovietico e nazista – circa 14 milioni di civili furono uccisi.
Secondo alcuni resoconti, il 60 per cento delle famiglie sovietiche perse un membro della propria famiglia nucleare.
Per i vicini della Russia, è difficile separare il trionfo sovietico dai decenni di dominazione della Guerra Fredda che seguirono. Si può anche lamentare il modo in cui i sacrifici del passato informano il nazionalismo russo muscolare ora spacciato da Putin e dai suoi alleati del Cremlino. Ma non dobbiamo dimenticare come i sovietici hanno vinto la Seconda Guerra Mondiale in Europa.
articolo originale:Â http://www.washingtonpost.com/blogs/worldviews/wp/2015/05/08/dont-forget-how-the-soviet-union-saved-the-world-from-hitler/
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