La due giorni della Repubblica delle idee a Pescara si è aperta con una emblematica rimozione che la dice lunga sul perché in Italia la corruzione sia un fatto sistemico. Infatti ad aprire i lavori al fianco di Carlo De Benedetti c’era il Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso che notoriamente è stato ed è protagonista di una lunga lista di vicende giudiziarie. Il Presidente ha ovviamente lamentato i pericoli legati al populismo giustizialista e a un eccesso di formalismo giuridico come son soliti fare i rappresentanti della classe dirigente più corrotta del mondo occidentale. L’incredibile ma dalle nostre parti normale è che il Presidente è uno dei tanti politici che si è avvalso della prescrizione  e, come sicuramente noto ai giornalisti di Repubblica che ce lo hanno insegnato, la prescrizione non equivale a un’assoluzione. Ricordo a me stesso che lo stesso PD quando suoi esponenti nazionali come Penati sono stati oggetto di inchieste chiese di rinunciare alla prescrizione. Cosa che sarebbe doverosa se si intende tornare a ricoprire cariche pubbliche. In Abruzzo però succede che delle prescrizioni non se ne parli e nella rimozione generale i prescritti passano per assolti e tornano normalmente in politica come se nulla fosse successo, anzi si atteggiano a vittime che possono elargire consigli su come far funzionare meglio al giustizia. La nostra regione che ha superato ogni record di scandali per corruzione, concussione, finanziamento illecito dei partiti ecc. conta un sempre più alto numero di prescritti che continuano a far politica come se nulla fosse o si preparano al rientro essendo stati tutti presentati da un’informazione forse troppo bonaria come semplicemente assolti. Forse se abbiamo altissimi livelli di corruzione è perché più che di eccesso di giustizialismo soffriamo di un sistema di norme e regole poco incisivo nel combatterla e anche un’eccessivamente diffusa assuefazione. Spero che nel corso della 2 giorni qualcuno si ricordi di ribadire almeno che prescrizione non equivale a assoluzione.
Maurizio Acerbo, segreteria nazionale PRC, ex-consigliere Regione Abruzzo
P.S.:  condivido la scritta sulla grande R posizionata in Piazza Salotto “NON VOGLIAMO VIVERE IN UNA REPUBBLICA DELLE BANANE” ma vien da domandare al gruppo editoriale Espresso-Repubblica che è stato per tanti anni protagonista di grandi battaglie sulla questione morale prima contro la DC, poi l’intero CAF all’epoca del craxismo, in seguito contro il berlusconismo se non si riscontri il medesimo avanzato processo degenerativo clientelar-affaristico-corruttivo nei sistemi di potere e nella classe dirigente del PD e dei suoi sateliti trasformisti.
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