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UNA LEGGE URBANISTICA PERICOLOSA

stop_consumo_territorio Martedì approderà in Consiglio regionale la nuova legge urbanistica sulla quale si è registrato il voto a favore in commissione del centrodestra e del PD. A nostro parere un testo così articolato e complesso avrebbe meritato un appropriato approfondimento in commissione.E’ vero che sul testo hanno lavorato prima la giunta Pace e poi la giunta Del Turco, ma come indica la recente storia abruzzese questo non è sicuramente un titolo di merito. Anzi.Sul numero in edicola del settimanale Carta uno dei più autorevoli urbanisti italiani Vezio De Lucia ben evidenzia le criticità della nuova legge(l’articolo è disponibile on line: http://www.eddyburg.it/article/articleview/14331/0/293/). Già nel 2006 sul sito del decano dell’urbanistica italiana Edoardo salzano era apparsa un’analisi impietosa della proposta di legge (http://eddyburg.it/article/articleview/9686/0/265/) a firma dello scomparso Luigi Scano. Impossibile riassumere tutti i punti che ci vedono critici rispetto a un testo inutilmente prolisso e bizantino.Ci limitiamo a segnalare soltanto alcune questioni.

1)    Nel mentre si proclama all’articolo1 il principio fondamentale del “contenimento del consumo del suolo” lo stesso invece è incentivato forsennatamente. Basta leggere l’articolo sulla disciplina delle zone del territorio a vocazione agricola e a rilevanza ambientale: non è considerato meritevole di tutela l’intero spazio aperto, come da lustri hanno stabilito altre leggi regionali,  ma solo le parti appositamente individuate. Infatti il comma 3 dell’art.6, micidiale,  prevede che i Comuni individuano zone che “pur caratterizzate come rurali, non presentano un particolare interesse alla coltura agricola, né una spiccata valenza ambientale”, e perciò possono essere oggetto di trasformazione edilizia a uso residenziale con indice 0,03 e lotto minimo di 10.000 mq. È inverosimile che si ricorra ancora a norme devastanti su indici e lotto minimo. Ricordiamo che le leggi di Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Toscana, Province autonome di Bolzano e di Trento, e anche di Sardegna, Marche, Calabria, Liguria, Lazio, Campania partono dal principio che in tutto il territorio non urbanizzato può definirsi ammissibile la nuova costruzione esclusivamente di  edifici funzionali all’esercizio della attività agricole e silvo-pastorali, siano essi edifici a uso abitativo per addetti a tali attività, siano essi annessi rustici (piano aziendale agricolo). Ormai dall’Europa si è diffusa faticosamente anche in Italia l’idea che va contrastato il cosiddetto sprawl che caratterizza già fin troppo il territorio anche della nostra regione.

2)    Si tratta di una normativa prolissa, bizantina e inutilmente complicata, che implica di conseguenza il ricorso sistematico agli accordi di programma. E’ prevista infatti una quantità spropositata di strumenti di pianificazione e ambiti d’intervento. Una foresta di nuovi istituti, inedite nomenclature, acronimi di nuovo conio, che sembrano fatti apposta per perdere ogni riferimento e per rendere impossibile la partecipazione e il controllo dal basso. Solo alla scala comunale: Documento preliminare e/o pianificazione strategica (art. 25); PG, Schema di assetto strutturale, Regolamento urbanistico, Piano dell’armatura urbana, Distretto urbano di trasformazione,  Distretto di nuovo impianto (art. 27); Piano strutturale (art. 30); Piani di settore (art. 31);  Programmi integrati d’intervento (art. 32); Bilancio urbanistico (annuale!), Rapporto urbanistico, Zone urbanistiche, SRAU (art. 33); Piani attuativi (art. 34); PAUT (art. 36). È un elenco assolutamente incompleto e sono state tralasciate le procedure di valutazione, di concertazione, eccetera. Nella stessa legge che stabilisce le regole (inutilmente complicate) della pianificazione si prevedono i modi per eluderla, cioè il ricorso agli accordi di programma e ad altri istituti derogatori. Se le procedure di approvazione fossero   rigorosamente contenute entro pochi mesi non ci sarebbe la necessità di far ricorso all’accordo di programma e simili. Inutile dire che gli accordi di programma e simili non vengono sottoposti alla VAS e alle procedure di una normale variante al PRG.

3)    Particolarmente preoccupante è il combinato disposto tra nuova legge urbanistica e il nuovo piano paesaggistico regionale che non a caso è stato appaltato a una società esterna. Facciamo notare che l’art. 135 del Codice del Paesaggio, pure citato nell’art. 22 della proposta di legge, prevede che il piano paesaggistico sia elaborato “congiuntamente” tra ministero dei Beni Culturali e regioni. Ma nella procedure di adozione e approvazione del piano paesaggistico (art. 23) il ministero e/o le soprintendenze non sono neanche nominati. 

4)    Il progetto di legge prevede l’estensione universale della perequazione, prevedendo il trasferimento tra i diversi “distretti” delle capacità edificatorie (art.20), dispositivo che non può non tradursi in una dissennata estensione del suolo edificabile.

5)    Si pongono anche problemi di democrazia relativi al ruolo del Consiglio Regionale visto che l’approvazione della Carta dei Luoghi e del Paesaggio, definita fondamento di tutta l’attività pianificatoria  , è attribuita alla Giunta Regionale. Per non parlare della gran parte dei comuni privi di una struttura interna in grado di porre in essere la complicatissima trama di strumenti urbanistici (per la gioia di qualche società esterna pronta ad accaparrarsi la pianificazione urbanistica).

 Ci fermiamo qui perché crediamo di aver già fornito abbondante materia di riflessione. Ci domandiamo: quanti membri del Consiglio e della Giunta hanno effettivamente approfondito il testo? Non sarebbe il caso perlomeno di confrontarsi in sede appropriata e di verificare se le nostre sono soltanto preoccupazioni immotivate?

Noi daremo battaglia in Consiglio perché la Regione Verde d’Europa merita una legge che punti sulla salvaguardia del territorio e sulla vivibilità delle città, non uno strumento che incentiva la deregulation urbanistica e il prevalere degli interessi privati.

Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC

Antonio Saia, consigliere regionale PdCI

 

Per capire il senso delle nostre battaglie urbanistiche consiglio vivamente di guardare questa puntata di REPORT:

IL MALE COMUNE

 

 

MA I POLITICI ABRUZZESI NON GUARDANO MAI REPORT?

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