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Berardo Carboni: «Shooting Silvio, rifarei quel film»

shootingsilvio1Appena ho visto in tv le immagini dell’aggressione a Berlusconi ho pensato al film di Berardo. Come ho scritto su fb: Shootin Silvio Profetico. Per motivi assai diversi numerosi esponenti dell centrodestra, tra cui il nostrano senatore Pastore, hanno rilanciato le accuse contro un film che non hanno visto o capito (oppure lo hanno capito troppo bene). Oggi il Centro ha pubblicato una bella intervista al buon Berardo che oltre a essere un coraggioso regista è anche un mio caro amico.  Ve la ripropongo:«Shooting Silvio, rifarei quel film»Il regista pescarese Berardo Carboni: il mio Kurtz ha anticipato la realtà 
  
GIULIANO DI TANNA

PESCARA. «Sì, oggi rifarei “Shooting Silvio” senza cambiare niente dal punto di vista narrativo. Il film descrive la situazione problematica dell’Italia di questi anni, ma vuole anche ostracizzare proprio ciò che è accaduto nei giorni scorsi. E’ un film aderente alla realtà».

 Berardo Carboni è un regista, anche se c’è chi lo prende per un indovino da qualche giorno, precisamente da quando, domenica scorsa, Massimo Tartaglia ha ferito Silvio Berlusconi a Milano. Tutta «colpa» di un film che Carboni, 34 anni, pescarese, ha girato nel 2006, «Shooting Silvio» (si legga l’articolo nel box), in cui un giovane con il nome conradiano di Kurtz ha un cuore di tenebra: il suo odio per Berlusconi, che medita di uccidere. Carboni ha accettato di riportare indietro di tre anni il calendario per parlare di nuovo di quell’apologo in questa intervista al Centro.

 Al centro del suo film, «Shooting Silvio», c’era l’ossessione del giovane protagonista per Berlusconi: che cos’è questa ossessione?

«Lui è un personaggio pieni di chiaroscuri ma essenzialmente negativo. Da un lato è ossessionato da Berlusconi perché in lui vede il simbolo del male del nostro tempo; dall’altro è affascinato dal potere e dalla volontà di diventare una persona di successo. Lui individua in Berlusconi il simbolo del male, quindi, pensa: se faccio fuori lui, io divento il simbolo del bene. Questo è il suo percorso ossessivo».

 Il punto di vista dell’autore su questo percorso qual è?

 «Il film – questo è importante – è stato fatto per ostracizzare qualsiasi tipo di atteggiamento e visione violenti della realtà. Non c’è nulla al mondo di più sbagliato che esprimere le proprie opinioni in modo violento. Ma penso che sia giusto esprimere opinioni discordanti da quelle della maggioranza, se lo si fa in maniera non violenta e nelle forme della democrazia».

 berardoIn che modo quel film di tre anni fa fotografa anche l’Italia di oggi?

 «Devo dire che la realtà mi sorprende ogni volta. E’ innegabile che il film racconti con qualche somiglianza, prima del tempo, ciò che è successo, anche se in maniera fortunatamente non drammatica. Il protagonista del film ricorda in qualche maniera questa persona (Massimo Tartaglia, ndr) che sembra avere qualche problema mentale. Io stesso sono rimasto basìto per come sono riuscito a intercettare una realtà molto attuale e drammatica. Il mio film, in fondo, è un autodafè. Un film come questo viene fatto anche per raccontare quanto sia sbagliato quel tipo di gesti. Quando guardi “Taxi Driver” provi un senso di repulsione per la violenza che vi è rappresentata. Con il mio film è un po’ la stessa cosa».

La politica in che rapporto dovrebbe porsi con un’ossessione come quella?

 «Chiaramente il Paese è diviso e questo è un fatto molto grave. La politica è composta, in buona parte da una maggioranza di parlamentari che condividono l’assetto attuale. Tutti quelli che stanno dall’altra parte, che sono molto lontani dalla figura di Berlusconi, dovrebbero fare un tipo di opposizione, seria e dura ma, allo stesso tempo, netta nel non fomentare violenza e odio. Un’opposizione seria sui problemi, per mantenere vivo anche negli elettori il senso delle differenze. Ma bisogna poter esprimere in libertà le proprie opinioni».

 E lei si sente libero di farlo?

 «Io lo faccio. Con fatica, sicuramente. Ma lo faccio e l’ho fatto. E’ un segnale imporante che il film si sia potuto vedere e sia stato visto da tantissime persone, sebbene molti produttori mi avessero dato del matto quando avevo esposto loro il mio progetto. E’ il segno che oggi, se uno vuole esprimere le sue idee può farlo. E aggiungo: deve farlo».

da Il Centro, MERCOLEDÌ, 16 DICEMBRE 2009
 

LA SCHEDA 

Nella pellicola del 2007 c’è anche Travaglio  
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 «Shooting Silvio», il film d’esordio di Berardo Carboni, vuol dire sparando a Silvio ma anche filmando Silvio. E’ una pellicola in bianco e nero uscita nella sale nel 2007. Gli interpreti sono: Federico Rosati nel ruolo del protagonista, Giovanni detto Kurtz, Alessandro Haber, Sofia Vigliar, Melanie Gerren e il giornalista Marco Travaglio.
 La storia. Kurtz è un ragazzo orfano, facoltoso e irrequieto, che organizza una festa in cui invita tutti i suoi amici ad aiutarlo a scrivere un nuovo libro intitolato «Shooting Silvio». Nessuno però dei suoi compagni intende aiutarlo. Kurtz capisce che l’unico modo per realizzare «Shooting Silvio» è uccidere proprio lo stesso Silvio Berlusconi.
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   

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