Censura sulle affissioni comunali?
No, grazie.
Il responsabile dell’UAAR di Pescara mi comunica che nel consegnare dei manifesti al servizio affissioni si è sentito rispondere che devono essere sottoposti alla preventiva visione dell’amministrazione comunale.
Pare che tale indicazione derivi da una lettera inviata dalla passata giunta comunale targata PD ai responsabili del servizio in occasione della polemica sui manifesti dell’UAAR che ironizzavano sull’esistenza del padreterno.
Ritengo tale direttiva illegittima e incostituzionale perché in un paese democratico non è possibile sottoporre a censura le opinioni di cittadini, associazioni o partiti.
L’Unione degli atei, agnostici e razionalisti è una libera associazione che ha il diritto di esprimere le proprie opinioni e di utilizzare, pagando quanto stabilito, le pubbliche affissioni per comunicare le proprie idee.
Può essere interdetta l’affissione soltanto di manifesti che presentino contenuti penalmente illeciti, come l’incitamento all’odio razziale, l’apologia di reato, la propaganda fascista, ecc.(in particolare legge Scelba n. 645/1952 e legge Mancino n. 205/93).
Non mi risulta che vi siano norme nel nostro ordinamento che vietino di manifestare liberamente il proprio pensiero sui temi della laicità .
Non si capisce a cosa serva quindi la visione preventiva dei manifesti da parte dell’amministrazione.
Il manifesto in questione è relativo alla questione controversa dei crocefissi nelle scuole. L’UAAR esprime la propria contrarietà alla presenza di simboli religiosi nelle aule scolastiche e il proprio sostegno alla recente sostegno alla recente sentenza della Corte Europea.
Si tratta di un’opinione legittima con la quale ovviamente si può dissentire, ma alla quale non può essere negato il diritto alla pubblica affissione.
E’ evidente che per gli estensori della direttiva opinioni relative al tema della laicità sono da considerarsi pericolose e da sottoporre a particolare verifica e controllo.
Queste cose accadono in Iran o in Arabia Saudita.
Invito il sindaco Luigi Albore Mascia a revocare una direttiva che contrasta con i principi basilari del nostro ordinamento democratico.
Faccio notare che in questo momento a Pescara sono affissi negli spazi pubblici manifesti inneggianti al fascismo (cosa non consentita dalla nostra Costituzione e da precise norme vigenti) e non mi risulta che la direttiva in tali casi dia indicazioni di visione preventiva da parte dell’amministrazione.
E’ paradossale che mentre sono regolarmente affissi manifesti del movimento Fascismo e Libertà * con tanto di fascio littorio l’UAAR debba attendere il visto della censura.
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Maurizio Acerbo, consigliere comunale PRC
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 * L’ossimoro è davvero plateale e raccapricciante. Faccio notare che questo partitino dai manifesti molto lugubri copia con tipico cattivo gusto la denominazione di una gloriosa formazione dell’antifascismo, Giustizia e Libertà , fondata dai fratelli Carlo e Nello Rosselli, assassinati da sicari durante l’esilio in Francia per ordine di Mussolini. I neo fascisti, come d’altronde i loro maestri, sono d’altronde abituati al furto di parole, slogan, immaginario propri della sinistra e del movimento operaio. Infatti i fratelli Rosselli, insieme a Salvemini, fondarono nel 1925 il foglio clandestino NON MOLLARE, che divenne parola d’ordine dell’antifascismo e della Resistenza. Negli anni ’70 “boia chi molla” divenne il suggestivo slogan della destra. memorabile l’aggiunta che spesso anonimi buontemponi apportavano a queste scritte sui muri: “le loffe” (nei pressi del liceo scientifico Da Vinci di Colle Marino). Fine della divagazione storiografica.
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