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Babbo Natale ha cacciato Gesù Bambino: Peccato!
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di Lidia Menapace
Ma chi è Babbo Natale? E’ davvero un usurpatore. Per primo ha levato dalla scena storica S.Nicola di Bari un vescovo e santo del quale si raccontano mirabilia (gli è dedicata una bellissima basilica romanica appunto a Bari): tra le imprese che di lui si narrano, quella di andare di notte senza gloriarsi a buttare palle d’oro nelle finestre delle ragazze povere in modo che potessero vivere una vita onesta (ma tenete a mente la notte e l’oro). Poi ha messo in ombra santa Lucia, martire di Siracusa, cui furono cavati gli occhi, diventata famosa per i doni che porta ai bambini e perché il suo nome indica luce ed è festeggiata dalla Svezia fino alla Lombardia: porta sul capo, e si portano sul capo in suo onore, coroncine con candele.
Babbo Natale trasforma la porpora vescovile di Nicola in un abito da carnevale e così addobbato va alla caccia di Gesù Bambino. E’ diventato un vecchio americano, ovviamente obeso per le schifezze piene di ogm che mangia tutto l’anno, con la pelle rosea come un porcellino, gli occhi azzurri e una canizie che più bianca non si può. E continua a ridere. Ma che c’è da ridere? Lui ride e a Copenaghen non decidono nulla sul clima; due senzatetto ne uccidono un altro per l’uso di una vecchia auto per non morire di freddo e lui ride; di notte stazioni di ferrovia e di metro sono chiuse, sicché i senza tetto o crepano o uccidono, e lui ride; i bambini soldato rischiano la pena di morte e lui seguita a ridere.
Lui sorride anche se tutto va a rotoli. Di sicuro ha letto la Costituzione americana (che non è considerata vecchia benché abbia più di duecent’anni) la quale promette la felicità , sicché deve aver pensato che chi non ride felice non è patriottico. E così ride: non ha letto che i disoccupati aumentano? O se lo è scordato subito? Che abbia l’Alzheimer? Via ricoveriamolo, che se ne vada in pace. E’ l’immagine stessa del capitalismo in crisi e veicola solo barbarie e idee di morte.
Teniamoci magari il Bambino Gesù. Lo dico per chi crede e per chi non crede. Quando i cristiani dei primi secoli cominciarono a preoccuparsi di collocare la loro nuova religione in un mondo molto organizzato, il mondo greco-romano, volevano che la nuova religione desse un messaggio di giovinezza, forza, amore. Iniziarono a parlare di un dio che nasce in un momento di speranza, collocarono perciò la data vicino al solstizio d’inverno, quando la luce incomincia ad aver ragione della tenebra invernale. Questa data è un chiaro esempio di sincretismo pagano-cristiano ed è stata scelta con grande abilità , mettendo insieme la tradizione nordica dell’abete che resiste anche all’inverno e si colora di luci invernali e il paesaggio mediorientale. Il 13 di dicembre è dedicato a Santa Lucia, «il giorno più corto che ci sia», dice un diffuso proverbio popolare; San Nicola, che è il 6 di dicembre, porta sugli abeti la luce di molte palline di neve o di brina che scintillano nella notte; il 25 dicembre viene collocata la nascita e il giorno aumenta del «passo di un gallo», dice sempre il proverbio popolare e il 26, a Santo Stefano, del passo di un prete. Come si vede, una lenta progressione di crescita della luce.
La tradizione fu innovata da Francesco d’Assisi, che inventò il presepe. E lo fece vivente con un neonato di Greccio, che non era necessariamente biondo, e oggi potrebbe essere un qualsiasi neonato anche di pelle nera o con occhi a mandorla. Francesco era contrario alle Crociate ed ebbe con l’Islam un rapporto molto positivo, non amava il crocefisso brandito da picchiare in testa agli “Infedeli”. Sulle innumerevoli immagini e riproduzioni del presepe sta un breve cartiglio che dice «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che vogliono far bene»: lasciata la prima proposta a chi crede in dio (al quale del resto si chiede solo che sia assicurata gloria, non privilegi né ricchezze) e aggiungendo le donne al secondo auspicio, il presepe ha una sua attualità molto significativa, che sostiene una proposta di pace fondata nella storia umana.
Serve anche per ricordare che per fortuna sua Gesù Bambino nacque a Betlemme, perché i suoi genitori, privi di cittadinanza romana e di documenti, non poterono trovar posto in albergo e si ricoverarono in una stalla, cioè oggi in un garage, da usare alla bisogna. Se invece che a Betlemme fossero capitati a Coccaglio con sindaco del KuKluxklan, gli sarebbe andata molto peggio.
da Liberazione, 24/12/2009
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