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1917. Il primo soldato della rivoluzione

Timofey KirpichnikovE’ noto che la rivoluzione russa cominciò in febbraio. Meno nota la storia del sergente Timofey Kirpichnikov, “il primo soldato della rivoluzione”. Fu lui a sparare il primo colpo che dette inizio alla rivoluzione che segnò la fine dello zarismo. Il sergente del reggimento Wolhynia fu protagonista della ribellione nel reggimento rifiutando di eseguire il comando di reprimere le proteste popolari a Pietrogrado. Invece di sparare sul popolo Timofey Kirpichnikov sparò e uccise il suo comandante , il capitano Lashkevich. Circa 600 soldati del suo reggimento si unirono ai dimostranti e successivamente altri reggimenti si rifiutarono di sparare.

Con la vittoria della rivoluzione democratica di febbraio giustamente Kirpichnikov fu decorato e ricevette il titolo di “primo soldato della rivoluzione” dal governo provvisorio.

Quando nell’aprile 1917 il governo provvisorio liberale cominciò a suscitare nuove proteste, Kirpichnikov organizzò manifestazioni in suo sostegno. Doveva anche lui essere deluso se nell’agosto 1917 sostenne il poi fallito sollevamento reazionario del generale Kornilov contro il governo provvisorio.
Di certo i bolscevichi non gli piacevano e infatti nei giorni della rivoluzione di Ottobre si schierò a difesa del governo provvisorio di Kerensky.
Essendo anti-bolscevico nel novembre 1917 fuggì da Pietrogrado per unirsi ai volontari dell’esercito bianco sul fiume Don e orgogliosamente si presentò lì rivendicando che lui era “il primo soldatod ella rivoluzione” e che voleva combattere contro i bolscevichi.
I Bianchi lo fucilarono immediatamente (come fecero con molti altri sostenitori del governo provvisorio liberali socialdemocratici che tentarono di unirsi a loro).  Il suo cadavere fu lasciato a marcire in un fosso lungo la strada.

 

Una vicenda che dà l’idea della complessità del contesto in cui si sviluppò il processo rivoluzionario che sconvolse la Russia nel corso del 1917.  Quando si parla della lunga e sanguinosa guerra civile che seguì alla rivoluzione d’Ottobre non bisognerebbe mai dimenticare storie come questa.

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