Il 9 settembre 1971 usciva Imagine, il disco di John Lennon che notoriamente non piace alla leghista Susanna Ceccardi e alla missina Giorgia Meloni. Le fascioleghiste seguaci di Trump hanno accusato la canzone di essere marxista, comunista e globalista. I giornalisti progressisti e di centrosinistra le hanno derise. In realtà le due non hanno tutti i torti mentre sono proprio i loro critici a banalizzare il messaggio di Lennon e Ono. Ad aprire la strada alla polemica antilennoniana era stato il giornale di CL ai tempi della strage del Bataclan definenendo Imagine “un inno alla violenza”.
Aveva davvero ragione Jerry Rubin: «I giornali di destra con la loro stupidità spesso sono i nostri migliori alleati». Come ho scritto ripetutamente vanno ringraziati questi esponenti delle destre per l’omaggio involontario al compagno John Lennon, probabilmente la rockstar che più di ogni altra ha gettato il proprio corpo nella lotta negli anni ’60 e ’70.
Definire la canzone “marxista” non è poi così infondato visto che Lennon dichiarò di ispirarsi al Manifesto del partito comunista dei giovani Marx e Engels. Questa aggettivazione ha un senso più inquietante perché riprende la tendenza dell’ultradestra odierna a definire “marxismo culturale” tutto ciò che sa di tolleranza, multiculturalismo, libertarismo, pacifismo (lo stragista di Utoya così definì le decine di giovani vittime della sua follia omicida). Lo spirito peace&love degli anni ’60, la libertà sessuale, l’aborto, il femminismo, i diritti lgbtqi, l’antirazzismo ecc. per i fondamentalisti di destra USA (ricordiamo che dagli anni ’80 neoliberismo e destra reaganiana sono andati a braccetto) sono “marxismo culturale”. Come marxisti non possiamo che considerarlo un complimento da parte dei talebani cristiani. Tra l’altro il termine fondamentalismo fu inventato proprio per definire questa destra religiosa USA poi esportata anche in America Latina e altrove (Salvini e Meloni con Pillon e radio Maria tentano ora in Italia). Allen Ginsberg così riassunse il neoconservatorismo cavalcato dai Repubblicani: “Questa visione del mondo tollerante, da Beat generation o da <<anni `60>>, ha provocato in una destra intossicata una reazione di <<negazione>> (come si dice nel linguaggio di Alcolisti Anonimi) della realtà e ne ha rafforzato la codipendenza da leggi repressive, stato di polizia incipiente, uso della pena di morte a fini demagogici, demagogia sessuale, censura dell’arte, ira di televangelisti monoteisti fondamentalisti circa-fascisti, razzismo e omofobia. Questa controreazione sembra una conseguenza dell’aggravarsi del divario tra classi ricche e classi povere, della crescita di una vasta sottoclasse umiliata, dell’aumento di potere e lusso per i ricchi che controllano la politica e per i loro maggiordomi nei media”.
La seconda definizione usata dalle fascioleghiste “comunista” è ancor più esatta perché corrisponde proprio alle intenzioni di Lennon che considerava la canzone una sorta di “manifesto comunista”. Ecco cosa ne diceva Lennon:
Imagine è stata una dichiarazione sincera. Era Working Class Hero con sopra un po’ di cioccolato. Cercavo di pensarla come una canzone per bambini. Imagine dice le stesse cose di Working class hero, Mother e God nel primo disco. Ma il primo disco era troppo vero per la gente, e infatti nessuno se l’è comprato. Le radio l’hanno bandito. Ma Imagine, la canzone, dice “Immagina che non ci sia religione, né nazioni, né politica” che in pratica equivale al manifesto comunista, nonostante io non sia propriamente comunista e non faccia parte di nessun movimento. Vedi Imagine contiene lo stesso messaggio, ma lo ricopre di zucchero. Ora Imagine è diventata quasi ovunque una hit; una canzone antireligiosa, antinazionalistica, anticonformista, anticapitalistica, ma visto che è ricoperta di zucchero viene accettata. Adesso capisco che cosa bisogna fare. Convincere la gente del tuo credo politico mettendoci un po’ di miele.
da John Lennon, LIVE! Un’autobiografia dal vivo, Minimum Fax, 2000, pag.88-89
Rileggendo il testo di Imagine ci si rende conto del perché la leghista Ceccardi lo abbia definito “aberrante”:
Immagina che non ci sia il Paradiso
è facile se provi
Nessun inferno sotto di noi
Sopra di noi solo il cielo
Immagina tutta la gente
Vivere per l’oggi
Immagina che non ci siano nazioni
non è difficile da fare
Niente per cui uccidere o morire
e nessuna religione
Immagina che tutti
vivano la loro vita in pace
Tu puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno
Immagina un mondo senza proprietà
mi chiedo se ci riesci
senza necessità di avidità o rabbia
Una fratellanza di uomini
Immagina tutta la gente
condividere il mondo intero
Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno
Veniamo alla terza definizione, quella della neofascista Meloni: Imagine come inno “globalista“.
Giorgia Meloni all’ideale internazionalista, laico e socialista di Lennon preferisce un mondo in cui ci si scanni per le identità nazionalistiche e religiose al servizio del profitto capitalistico. D’altronde Mussolini fu comprato dalla grande borghesia voleva fare affari con le forniture belliche. La logica di Meloni non è diversa da quella degli integralisti islamici, dei nazionalismi esplosi in Russia come in altri paesi dell’est e degli stessi falchi USA. Ognuno ha un’identità da chiamare a difendere con la guerra o l’intolleranza.
L’ultradestra, come i suoi antenati degli anni venti e trenta, tende a presentarsi come una forza antisistemica. Per farlo tende all’appropriazione indebita di parole e concetti. Dal vocabolario del movimento erroneamente definito no global hanno rubato anche l’espressione “pensiero unico” che si riferiva al coro di consenso intorno all’accettazione del capitalismo neoliberista da parte di partiti e intellettuali. Loro che sono iperliberisti usano espressioni come “globalismo” per attaccare valori progressisti universali non il capitalismo globale. In sintesi sono contro il globalismo come i talebani: “Pensate ci vogliono imporre di essere antiomofobi!”. Non bisogna confondere l’internazionalismo anticapitalista di sinistra con la nuova versione del vecchio “complotto giudaico massonico” che chiamano “globalismo” (l’importante per loro è sempre non prendersela con il capitalismo). Dunque la Meloni inveisce contro Imagine“inno della omologazione mondialista” mentre si tratta di una canzone internazionalista. Il manifesto comunista notoriamente si concludeva con lo slogan “Proletari di tutto il mondo unitevi” da cui discendeva anche il pacifismo e l’antimilitarismo propri del movimento socialista. L’ideale dell'”Internazionale futura umanità” si può tradurre in “Imagine all the people living life in peace”…”sharing all the world”.
La leghista Ceccardi, da sindaca, aveva inveito contro il fatto che nelle scuole ci siano insegnanti che insegnano agli alunni la canzone di Lennon come accade in tutto il mondo. Non mi ha convinto la derisione verso la leghista dei giornalisti di centrosinistra perché hanno teso a smentire il comunismo della canzone. Anche quello è uno specchio dei tempi. Per dirla con Zizek, i liberali progressisti per difendere la canzone e Lennon dalle accuse li hanno “decaffeinati” negando l’evidenza. Che assurdità definire comunista la canzoncina di Lennon che invita alla pace e a volersi bene!
In realtà accomuna tutti i neoliberisti reazionari o progressisti una certa idiosincrasia per la parola comunismo e – per dirla tutta – una più o meno rozza propensione all’anticomunismo, come testimonia il voto del parlamento europeo. Per cui invece di ricordare John Lennon come il beatle che si schierò apertamente contro la guerra del Vietnam e a sostegno della sinistra radicale prima in Gran Bretagna poi negli USA lo si decaffeina banalizzandolo. Eppure Abbie Hoffman, Tariq Ali o Bobby Seale che con Lennon collaborarono ne hanno testimoniato il livello di coscienza politica che lo portò a diventare bersaglio dell’FBI, della CIA, di J.Edgar Hoover e del presidente Nixon. Il film USA vs John Lennon racconta molto bene la vicenda. Epiche le immagini dei 500.000 manifestanti contro la guerra in Vietnam che il 15 novembre 1969 cantavano la canzone di Lennon “Give peace a chance” davanti alla Casa Bianca.
Non è un segreto che i Beatles fossero di sinistra, il loro manager Brian Epstein un convinto ebreo socialista, che frequentassero Bertrand Russell che era il leader del movimento per il disarmo nucleare e un convinto socialista. Lennon era il più politicizzato tra loro. Già nel 1966, quando solo il 10% degli statunitensi si dichiarava contro la guerra, Lennon disse in tv che i Beatles la consideravano sbagliata. Nel 1967 lanciarono il primo manifesto antiproibizionista per la legalizzazione della cannabis. E alla fine degli anni ’60 Lennon si radicalizzò senza perdere ovviamente la sua attitudine come si nota nel testo di Revolution in cui criticava la mitologia maoista. In tante dichiarazioni Lennon dichiarò di essersi sempre interessato per via della sua appartenenza alla classe lavoratrice alle questioni politiche, alla rivoluzione russa, ecc. Non a caso scrisse Working Class Hero. Auspicava un “socialismo gentile” diverso da quello russo o cinese, ma questo era un fatto comune nella Nuova Sinistra (si veda testimonianza di Leo Panitch). Non aveva paura di sostenere l’IRA o le Pantere Nere, di accusare gli USA di genocidio. Dedicò una canzone nel 1972 a Angela Davis e a tutti i prigionieri politici. Portò con sè in tv il leader delle Black Panthers Bobby Seale mentre l’FBI le stava sterminando. C’è una bella intervista a Tariq Ali (con cui era in contatto dal 1969) e Robin Blackburn del 1971 al giornale dell’estrema sinistra inglese Red Mole in cui Lennon parla delle sue idee politiche. Ramparts negli USA la ripubblicò con il titolo: “L’eroe della classe operaia diventa rosso”. Ispirato dalla chiacchierata con i due rivoluzionari scrisse un inno inequivocabile come Power To The People. Diceva di essere sempre stato un “socialista per istinto”. Lo stesso Tariq Ali che anche nelle ultime conversazioni telefoniche che ebbe con Lennon prima della morte non gli sembrava che avesse cambiato posizioni di sinistra. Infatti in un’intervista del 1980 sulle idee utopiche di Imagine Lennon cita non sappiamo se involontariamente il brechtiano “sarto di Ulm“: «Prima di tutto bisogna pensare a volare, poi si vola. Concepire l’idea è la prima mossa».
Abbie Hoffman, John Lennon, Yoko Ono, Jerry Rubin.
Lo spirito di Imagine dunque non ha molto a che fare con la “sinistra” imperiale delle guerre umanitarie che proclama principi progressisti ma è complice e parte dell’imperialismo e del neocolonialismo. Tantomeno con l’accettazione dello stato di cose presenti. Per questo sente il bisogno inconscio di edulcorare il messaggio della canzone anche chi ne difende il valore e la bellezza da tamarre come Giorgia Meloni.
Imagine è una canzone che esprime un punto alto della coscienza collettiva planetaria come certamente furono gli anni ’60 e ’70.
In studio durante la session di registrazione del brano Lennon e Ono invitarono l’attore – attivista Dick Gregory che per tutta la vita si è battuto contro la guerra e per i diritti civili e sociali e che aveva involontariamente ispirato il testo. Aveva regalato un libro di preghiere cristiane a Lennon, come poi raccontò lo stesso Lennon, pochi giorni prima della sua morte, in un’intervista: “Il concetto di preghiera positiva può diventare vero se solo riuscissimo a immaginare un mondo in pace, senza alcuna definizione di religione. Questo non significa che non debbano esserci le religioni, ma che bisognerebbe eliminare semplicemente il concetto secondo il quale il mio Dio è più grande del tuo”. Va anche segnalato che Lennon riprese il titolo del suo capolavoro da un verso di una poesia di Yoko Ono che all’epoca fu bersaglio di veleni sessisti e misogini ma che in realtà era un’artista di avanguardia protopunk del gruppo Fluxus con coscienza antimperialista e femminista: “Imagine the clouds dripping, dig a hole in your garden to put them in”, “Immagina le nuvole che gocciolano, scava una buca nel tuo giardino per metterle dentro”.
Prima ancora Lennon aveva fatto sentire la canzone a Tariq Ali e Robin Blackburn che si erano tirati dietro Regis Debray appena uscito dalle galere boliviane.
Abbie Hoffman, riemerso da anni di clandestinità, in un’intervista tv subito dopo l’assassinio raccontò chi era davvero Lennon: “Era un socialista, era molto contrario a Margareth Thatcher, a favore dei sindacati”.
Si contrasta la destra anche combattendo il neo maccartismo che si è affermato da 30 anni e che ha reso l’anticomunismo egemone nel senso comune minando le radici della nostra democrazia. A Ceccardi e Meloni bisogna rispondere che definire una canzone o un autore comunisti non giustifica l’esclusione dalle scuole e che questo è già accaduto in Germania e Italia negli anni ’30 e poi negli USA degli anni’ 50. Ragionando come la Ceccardi dovremmo privare i nostri ragazzi dei capolavori dell’arte e del pensiero degli ultimi due secoli.
Ma Imagine evoca anche e soprattutto la necessità di non accettare il blocco dell’immaginazione collettiva. La catastrofe ambientale, la crisi sociale e economica, la crescita delle disuguaglianze, l’escalation del confronto tra potenze, il riarmo e le guerre, il risorgere di fascismi, fanatismi e razzismi, la stessa pandemia impongono la necessità di un’alternativa di società. Di immaginare e costruire un altro mondo possibile sempre più necessario.
Il manifesto comunista, laico e pacifista di John Lennon è più attuale che mai in un mondo che il capitalismo neoliberista tra trascinando verso nuove forme di barbarie.
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