Tra le tante lacune della mancata ricostruzione post-terremoto c’è la situazione dell’ediliza
residenziale pubblica danneggiata dal sisma e dimenticata dalle cronache. Si ha quasi la sensazione
che migliaia di alloggi di proprietà pubblica non esistano e che i loro inquilini siano dei
fantasmi. Ieri insieme al consigliere Totò Saia del PdCI ho fatto una conferenza stampa sul tema.Â
  Martedì 9 marzo alle ore 15,30 si terrà all’Aquila una seduta straordinaria del Consiglio Regionale
su richiesta di Rifondazione, PdCI e degli altri gruppi di opposizione per discutere della
problematica relativa al mancato avvio della ricostruzione anche “leggera†delle case ATER del
cratere.
Nonostante la meritoria opera di costante sollecitazione e sensibilizzazione dell’On. Pio Rapagnà del
movimento Mia Casa Abruzzo a nome degli inquilini e assegnatari continuiamo a registrare
l’immobilismo della Regione Abruzzo e del Presidente Chiodi.
Ricordiamo che fin dal “Decreto Abruzzo†del 28 aprile del 2009 la competenza per gli interventi di
ricostruzione del patrimonio abitativo pubblico è stata affidata al Presidente Chiodi.
Con successiva ordinanza n. 3803 del 15 agosto 2009 si stabiliva che il Presidente Chiodi in qualitÃ
di commissario delegato poteva avvalersi come soggetto attuatore dell’ATER “per consentire, in
termini di somma urgenza, la realizzazione dei necessari interventi di ricostruzione o di riparazione
degli immobili†e a tal fine erano stati stanziati 150 milioni di euro.
Ben 2.800 cittadini aquilani sarebbero già rientrati nelle proprie abitazioni se avessero provveduto
ai soli interventi sugli alloggi lievemente danneggiati classificati A, B e C di proprietà dell’ATER e del
Comune.
Risulta incredibile il blocco totale della ricostruzione dell’edilizia residenziale pubblica e confidiamo
che la convocazione del Consiglio Straordinario, che è stata preceduta da una nostra puntuale e
dettagliata interrogazione, possa suonare come una sveglia per il Presidente Chiodi.
Vanno inoltre chiariti gli indirizzi che la Regione intende dare alla ricostruzione degli edifici
classificati E e F per i quali l’ordinanza del governo affida il compito di soggetto attuatore della
ricostruzione al Provveditorato Opere Pubbliche sui quali vanno evitate delocalizzazioni lontane dal
centro per liberare spazi per la speculazione.
 Un fatto è certo: il patrimonio edilizio pubblico e migliaia di inquilini e assegnatari attendono
risposte concrete da Chiodi dopo mesi di colpevole inattività .
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sulla questione pone qualche interrogativo l’ottimo Ugo Centi su www.controaliseo.it:
Perché non gli interessa?
Martedì 9 marzo, alle 15.30, nel palazzo dell’emiciclo dell’Aquila, si riunirà , in seduta straordinaria, il consiglio regionale abruzzese. Si degnerà di discutere – dopo tante richieste del Mia-Casa, raccolte anzitutto dai consiglieri regionali Acerbo e Saia – della (mancata) ricostruzione delle case popolari abbattute dal sisma e, si spera, anche della messa in sicurezza di quelle non ancora colpite da calamità naturali. Dire “case popolari”, significa dire “dimensione sociale” della ricostruzione. Dovrebbe interessare dunque tutti. Ed invece la politica finora se ne è – tranne rare eccezioni – infischiata. Gli architetti – intesi come categoria culturale – non sembrano aver voglia di rifletterci. Gli ingegneri idem. Le associazioni di cultura ed i “comitati” non paiono molto interessate al tema. Le organizzazioni ambientaliste più o meno lo stesso. I presuli, benché la cosa riguardi i ceti deboli, non si sa bene cosa ne pensino. Di conseguenza i media se ne occupano pochissimo e solo se tirati per la giacca da comunicati incessanti. Un ostracismo di cui non si riesce a capire l’origine. Ma tant’è. Si spera allora che almeno la seduta straordinaria del Consiglio regionale possa almeno squarciare per un attimo il muro di gomma. Con qualche buon dubbio, naturalmente
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