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UNA VARIANTE PER LA SALVAGUARDIA DEGLI EDIFICI STORICI

Mi complimento con Il Messaggero per aver giustamente evidenziato la vicenda dell’abbattimento del villino liberty in via Trento. Una giornata nera per la nostra città perchè ancora una volta si è dimostrata incapace di difendere i luoghi della memoria e quel poco di patrimonio storico che le è rimasto. Quando ho visto il cartello del cantiere ho immediatamente richiesto le carte in Comune, ma le ruspe sono state più veloci di me.

Probabilmente non avrei potuto far altro che invitare l’impresa a soprassedere dalla demolizione perchè se il permesso è stato rilasciato è evidente che l’immobile non rientrava nella troppo striminzita lista degli edifici vincolati.

Leggo sul permesso di costruire rilasciato dagli uffici comunali che il villino abbattuto era stato “realizzato in epoca antecedente all’anno 1942”. E’ sopravvissuto ai bombardamenti, ma non ai nostri costruttori.

Sulla relazione tecnica, presentata dalla San Michele srl e firmata dal progettista ing. Carlo Galimberti, si legge che “l’edificio non è gravato da alcun vincolo e quindi può subire ristrutturazioni di ogni tipo, ivi compresa la modifica d’uso. L’intervento tende alla realizzazione di un organismo completamente terziario, sicuramente (sic!) più funzionale e meglio inserito in area a discreta vocazione commerciale”. Eppure è collocato in sottozona B2 – conservazione e recupero! Vuol dire che, fatte salve sagoma e altezza, tutto è possibile.

Non intendo polemizzare con nessuno, però sento per l’ennesima volta l’obbligo di denunciare il lento stillicidio di demolizioni e ricostruzioni che cancellano tracce del passato che invece andrebbero valorizzate in un’ottica di riqualificazione urbana.

Pescara continua a essere una città che sacrifica storia e memoria sull’altare del profitto. E’ emblematica la vicenda della storica stazione di Portanuova abbattuta nell’ambito di un accordo di programma.

Se negli anni ’50, ’60 e ’70 questo processo di trasformazione edilizia era giustificato da una malintesa idea di modernità, oggi siamo di fronte ad operazioni di mera valorizzazione immobiliare privata che impoveriscono il tessuto urbano che contrastano con una sensibilità assai diffusa nella cittadinanza.

Già Flaiano aveva lamentato come la sua Pescara divenisse progressivamente irriconoscibile sepolta dalla speculazione.

 

La salvaguardia è un elemento essenziale della qualità urbana.

Vecchi manufatti, se recuperati, donano bellezza alla città. Questa consapevolezza ha portato tanti comuni a prevedere norme di tutela a livello urbanistico ed architettonico edilizio.

Purtroppo sono troppi gli edifici pescaresi che non sono stati vincolati dal PRG. E’ da tempo che pongo la questione di procedere a una variante di salvaguardia degli edifici che meritano di essere conservati e recuperati.

La città, e non solo il centro, è disseminata da edifici che vanno salvaguardati dalle demo-ricostruzioni. Vanno immediatamente censiti e posti sotto tutela. Bisogna procedere in tal senso anche per quanto riguarda le sopravvivenze di edifici rurali nelle zone collinari.

Si tratta di cose fattibili in pochi mesi e sulle quali sono intervenuto ripetutamente in consiglio Comunale nei mesi e negli anni scorsi.

Invito l’assessore Antonelli e l’attuale maggioranza a procedere con decisione in tale direzione. Presenterò nei prossimi giorni una mozione di indirizzo in Consiglio Comunale che spero venga approvata all’unanimità.

Pescara non è una città storica, ma quel poco di storia che c’è andrebbe conservato.

 

Maurizio Acerbo, consigliere comunale PRC

2 comments to UNA VARIANTE PER LA SALVAGUARDIA DEGLI EDIFICI STORICI

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