Ringrazio Il Giornale per l’attenzione che dà alla nostra tessera 2024 che nel centenario della morte è doverosamente dedicata a Lenin. Un sostegno insperato alla nostra campagna per il tesseramento.
‘Rifondazione celebra Lenin’, titola scandalizzato il giornale berlusconiano con un articolo tutto da leggere: “Il dittatore rosso sulla tessera di partito“.
Non stupisce che il Giornale che ha portato in edicola opere di Mussolini, il Mein Kampf di Hitler e la ‘Storia del fascismo’ del repubblichino Pisanò definisca “dittatore sanguinario” Lenin.
Va segnalato che Il Giornale si appella alla vergognosa risoluzione del parlamento europeo, votata anche dal PD insieme all’estrema destra, che ha equiparato il comunismo al nazismo (da leggere l’appello per il rispetto della memoria e della storia).
Il Giornale implicitamente vuole dire: se loro possono ostentare Lenin perché noi non possiamo tirare fuori i busti di Mussolini e i poster di Hitler? Semplice. Perché chi in Italia si ispirava a Lenin (comunisti e socialisti) ha costruito la democrazia.
Certo che celebriamo Lenin e la rivoluzione che pose fine, prima in Russia e poi per contagio in Germania, alla carneficina costata 18 milioni di morti della Prima Guerra Mondiale. “Pace, Terra, Pane”, è uno slogan eterno che non a caso fu ripreso dai comunisti che nel 1943 organizzarono a costo della propria vita i grandi scioperi nelle fabbriche del nord Italia contro l’occupante nazista.
Noi non confondiamo Lenin con Stalin, la rivoluzione bolscevica con lo stalinismo. E non equipariamo l’Urss – nonostante i crimini di Stalin – alla Germania nazista.
Nel 1937 il grande scrittore antistalinista Victor Serge scriveva durante le purghe a cui era appena sfuggito:
“I reazionari hanno un interesse evidente a confondere il totalitarismo staliniano, sterminatore dei bolscevichi, con il bolscevismo, con lo scopo di colpire la classe operaia, il socialismo, il marxismo e perfino il liberalismo” (TRENT’ANNI DOPO LA RIVOLUZIONE RUSSA, 1947).
Serge si riferiva ai nazifascisti ma anche a quei settori del capitalismo liberali e conservatori che li appoggiarono in funzione anticomunista.
Come in altre epoche di restaurazione l’ideologia e la propaganda dominanti – che sono quelle delle classi dominanti come insegnava Marx – demonizzano la rivoluzione come il male assoluto. Non solo cercano di occultare le grandi conquiste dei movimenti socialisti e comunisti, ma a leggere le loro ricostruzioni sembra che la violenza sia stata introdotta nella storia dai rivoluzionari in un mondo in cui regnavano pace, giustizia e armonia.
Presentano gli ideali socialisti e comunisti in quanto tali come portatori di guerra e repressione. Noi sappiamo che non è questa la verità storica, che la rivoluzione russa fu un prodotto della guerra mondiale scatenata dalle potenze imperialiste e di ingiustizie secolari divenute inaccettabili. I bolscevichi dovettero lottare contro nemici feroci appoggiati dalle potenze capitalistiche. Il contesto storico segnò i caratteri della rivoluzione ed è troppo facile esprimere giudizi a posteriori.
Se in Ottobre i bolscevichi non avessero rovesciato il governo provvisorio non sta scritto da nessuna parte che la rivoluzione avrebbe avuto uno sviluppo pacifico e democratico. Assai più verosimile che qualche generale zarista reazionario e antisemita l’avrebbe schiacciata. Oggi non esisterebbe neanche l’Ucraina.
Il crollo dei regimi socialisti dell’Europa orientale e la disintegrazione dell’URSS non cancellano il valore storico della Rivoluzione del 1917.
Da comunisti democratici e libertari non possiamo che rendere omaggio alle donne e agli uomini che furono protagonisti di un evento e di un processo rivoluzionario che fecero tremare le classi dominanti e ispirarono la lotta di liberazione di milioni di oppressi in tutto il mondo.
La spinta della Rivoluzione d’Ottobre e la sfida rappresentata dall’esistenza dell’URSS costrinsero le classi dominanti capitalistiche progressivamente ad accettare il suffragio universale, lo sviluppo della democrazia, dello stato sociale e il riconoscimento dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
Il riferimento all’Ottobre fu fondamentale per l’antifascismo e la Resistenza antinazista che portarono dopo il 1945 all’approvazione di costituzioni democratiche assai avanzate come in Italia.
E come dimenticare che la rivoluzione diede il via alle lotte che posero fine al colonialismo e resero inaccettabile il razzismo? La rivoluzione russa diceva ai popoli colonizzati che la loro rivolta non era condannata inevitabilmente alla sconfitta. Come non rendere omaggio a una rivoluzione che sancì l‘eguaglianza tra i sessi, mise in discussione la sottomissione delle donne, legalizzò il divorzio e l’aborto, abolì le leggi contro gli omosessuali, le discriminazioni contro gli ebrei, proclamò il diritto all’autodeterminazione dei popoli?
Nel celebrare l’Ottobre non rimuoviamo le tragedie, le contraddizioni e il carattere autoritario che progressivamente assunse l’esperienza della costruzione del socialismo. Quella matrice radicalmente democratica che animava lo slogan «tutto il potere ai soviet” dovette fare i conti con le difficoltà sovrumane che la rivoluzione dovette superare dentro la guerra civile. La rivoluzione che aveva abolito la pena di morte fu costretta a una militarizzazione che ne sfigurò progressivamente il progetto.
Noi ricordiamo Lenin anche per rendere omaggio alla memoria dei tanti suoi compagni dell’Ottobre che furono assassinati durante il periodo del terrore staliniano.
Non dimentichiamo le terribili condizioni storiche in cui si sviluppò un esperimento rivoluzionario senza precedenti, le enormi realizzazioni, la modernizzazione di cui è stato capace in una società arretrata e assediata. Di fronte all‘orrenda carneficina della prima guerra mondiale Lenin e i suoi compagni guidarono un’insurrezione vittoriosa e un rivolgimento sociale senza precedenti. L‘ordine sociale capitalista, imperialista, militarista, oscurantista, patriarcale, colonialista e razzista che i bolscevichi sfidarono era responsabile di crimini, miserie e ingiustizie disumane che nessun Libro Nero oggi ricorda ed elenca.
Contro un senso comune reazionario che vuole imporre un capitalismo predatorio come unico mondo possibile, difendiamo la grandezza di una rivoluzione che intendeva porre fine a guerra, miseria e sfruttamento.
Oggi le contraddizioni del capitalismo continuano a essere enormi.
In un mondo in cui il capitalismo globale suscita come un apprendista stregone imperialismi, guerre, fondamentalismi religiosi, nazionalismi reazionari, razzismi non possiamo che considerare attualissima la rivoluzione che adottò nel 1918 l’Internazionale come inno della Repubblica dei Soviet.
Se siete comuniste/i democratici e libertari, per dirla con Saramago, consiglio di iscrivervi al Partito della Rifondazione Comunista:
La tessera del 2024 è davvero bella.
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