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Il tubo che fa tremare l’Italia

Monta la protesta: «No al metanodotto Snam in piena zona sismica». Interrogazione al Parlamento Ue
di Eleonora Martini – INVIATA A L’AQUILA

BENI COMUNI . Il progetto Snam, in joint venture con Bp, che renderà l’Italia un ponte di rifornimento gas per l’Europa, prevede un quarto del percorso dentro le zone a più alto rischio sismico d’Italia. Le autorità abruzzesi non hanno avuto il tempo di opporsi, e oggi reclamano: «È una follia per tutto il Paese»


Ad accorgersi del nuovo “pacco” che il governo italiano sta per regalare all’Abruzzo e al centro Italia, progettando di trasformarlo in una vera e propria polveriera, è stato un deputato catalano del Parlamento europeo, Raül Romeva i Rueda, del gruppo Verdi/A.L.E.. L’unico ad aver presentato, martedì scorso, un’interrogazione prioritaria per chiedere l’intervento immediato dalla Commissione europea contro il progetto Snam di gasdotto denominato “Rete Adriatica” ma che in realtà corre per quasi un quarto del suo percorso nel bel mezzo delle zone appena interessate dal devastante terremoto del 6 aprile 2009. Gli aquilani, a differenza dei cittadini marchigiani e umbri che da qualche tempo hanno costituito il comitato «No Tubo», se ne stanno accorgendo solo ora che, come pugili suonati, cominciano appena a riprendere fiato e a potersi occupare d’altro oltre che a rimettersi semplicemente in piedi. Ad aiutarli, i conterranei di Sulmona, dove dovrebbe sorgere anche una centrale di compressione gas, che hanno messo su la rete di associazioni «Cittadini per l’ambiente». «È una cosa assurda, forse non è si è compreso a quale rischio sismico siamo sottoposti: cosa sarebbe accaduto se fosse stato già in funzione durante il sisma aquilano?», chiede l’assessore all’Ambiente del comune dell’Aquila, Alfredo Moroni, che la prossima settimana chiamerà a raccolta tutti i comuni dell’Appennino centrale interessati.
Era stato fermo per anni, il progetto del metanodotto Snam “Rete Adriatica” deviato, nel 2004 durante il governo Berlusconi II, improvvisamente e senza alcun apparente motivo dal suo percorso originario che lo vedeva correre da Brindisi a Minerbio (Bo) lungo la costa adriatica. Erano stati riscontrati problemi di «criticità idrogeologiche e di tipo urbanistico», dissero, perciò la Snam e il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi decisero un nuovo tracciato: da Massafra (Ta) a Minerbio, passando per dieci regioni ma soprattutto attraversando la dorsale appenninica. L’Aquila, Pizzoli, Barisciano, Navelli, Poggio Picenze: i nomi che sono diventati noti a causa del terremoto sono solo alcune delle località interessate al passaggio diretto del gasdotto. Cinque tronconi e una centrale di compressione gas che se realizzati sventreranno «tre parchi nazionali, un parco naturale regionale e 21 siti di importanza comunitaria», come scrive Romeva i Rueda al Parlamento Ue, ma soprattutto che attraverseranno «aree a gravissimo rischio sismico (Abruzzo, Umbria e Marche) e idrogeologico senza che sia stato effettuato un unico procedimento di valutazione di impatto ambientale né una procedura di valutazione ambientale strategica». (Un aiutino però è arrivato dalla manovra Tremonti approvata in Senato e in discussione ora alla Camera che introduce forse non a caso il silenzio-assenso per il Via e il Vas: nessuna risposta entro 60 giorni equivale ad un ok). Il metano in forma gassosa sottoposto ad alta pressione (75 bar) correrà lungo 687 chilometri di tubo dal diametro di 120 centimetri, sotterrato a 5 metri di profondità. Di questi, 187 chilometri riguardano il tratto Foligno (Pg)-Sulmona e ben 106 corrono dentro l’Abruzzo, nelle zone a più alta sismicità d’Italia. «Sarebbe stata un’ecatombe, se fosse stato già in funzione quella terribile notte del 6 aprile 2009», spiega Mario Pizzola, portavoce dell’associazione «Cittadini per l’ambiente». «A Tarsia, in provincia di Cosenza – racconta – nel febbraio scorso è esploso un tratto del gasdotto di diametro e portata molto inferiori a causa di uno smottamento del terreno per le piogge: per fortuna era distante dai centri abitati ma le fiamme erano visibili fino a 20 km di distanza».
Dopo cinque anni, come prevede la legge, la dichiarazione di pubblica utilità per il progetto Snam “Rete Adriatica” era scaduta. Ma incredibilmente l’8 aprile 2009, mentre ancora si cercavano i vivi sotto le macerie aquilane, la Snam ripresenta la richiesta e ottiene di nuovo il certificato necessario all’avvio ai lavori. I soggetti «interessati» – comuni, province e regioni – avevano 30 giorni di tempo per opporsi «in forma scritta», secondo l’avviso di avvio del procedimento emesso pochi giorni dopo dal ministro Scajola. «Figuriamoci se il comune dell’Aquila e la regione Abruzzo erano in grado di seguire questa faccenda così a ridosso del sisma», spiega Moroni. La Snam, dal canto suo, sostiene di aver inserito un'”integrazione sismica” al progetto allegando studi appositi proprio per rassicurare la popolazione. Solo nel giugno scorso le province di Pesaro-Urbino e di Perugia, il comune di Gubbio e alcune associazioni ecologiste hanno presentato ricorso alla Commissione Ue. Nel frattempo però due giorni fa in Senato è stata approvata una norma contenuta nel decreto legge sull’energia che prevede proprio per le infrastrutture di produzione, trasmissione e distribuzione di energia «l’istituzione di commissari straordinari ad acta che agiscono in sostituzione di tutte le autorità ordinarie – spiega il senatore Pd Roberto della Seta – e possono bypassare anche le regioni in caso di contenzioso».
Un affare da molti milioni di euro. Il progetto della Snam è quello di raddoppiare la portata della rete Tirrenica, aprire un canale di approvvigionamento dai paesi nordafricani (Libia, Algeria, Tunisia) – emancipandosi così dai produttori dell’est europeo – e costruire nel nord Italia un hub-gas da cui far partire le diramazioni per rifornire tutti i paesi nordeuropei. «Con un metanodotto già sovradimensionato per i nostri fabbisogni – spiegano ancora gli ambientalisti – l’Italia si candida ad essere un ponte tra l’Africa e l’Europa. Alla centrale di compressione di Sulmona lavorerà in joint-venture con la Snam la British Gas, consorella della Bp, quella dell’onda nera negli States». E come la Louisiana, anche l’Abruzzo sarà (di nuovo) terra per predatori.

 

da il manifesto, 24.07.2010

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