Howard Zinn diceva che la democrazia non è uno sport per spettatori. Per fare funzionare decentemente una democrazia è spesso e volentieri necessario che chi sta in basso agisca in prima persona per cambiare le cose o difendere i propri diritti.
Ogni tanto proporrò sulblog dei materiali sulle forme di lotta. Comincio con questo manuale di azione diretta nonviolenta.
Introduzione [dell’edizione italiana]
Questo manuale non e’ un’opera definitiva che esaurisca ogni aspetto dell’azione diretta nonviolenta (non fosse altro, va ricordato che siamo ancora nell’infanzia di questo metodo; ma dice peraltro Capitini: “La ragione, messa al servizio dell’orientamento nonviolento, escogitera’ mille altre cose”). Non si presume ne’ che tutte le forme dell’azione nonviolenta debbano essere quelle secondo i modelli qui esposti a grandi linee, ne’ che tutti i suoi suggerimenti siano applicabili a qualsivoglia situazione. Senza pensare quindi ad una sorta di ricettario bell’e pronto e sicuro per ogni evenienza, questo lavoro va inteso come semplice guida e aiuto per coloro che vengono trovando nella nonviolenza il principio ideale e lo strumento
pratico nella doverosa indispensabile lotta per la pace e la giustizia sociale – di la’ dall’indifferenza e dall’inerzia degli uni, o gli orrori e le follie della violenza “giusta” degli altri.
Va di contro notato che il manuale include aspetti che ogni buon organizzatore saprebbe d’ordinario prevedere e fronteggiare da se’, senza bisogno di richiamarli esplicitamente; ma tali considerazioni dettagliate possono avere tuttavia la loro utilita’, perche’ talvolta si tende a trascurarle, o perche’ riguardano problemi peculiari al metodo di azione nonviolenta, o anche perche’ molti militanti nonviolenti sono giovani e inesperti.
Un indubbio valore di questo manuale è che esso promuove la democrazia di base. Il dirigente che, tutto solo, intende le dinamiche di una lotta e sa le tecniche per condurla, dispone di un monopolio del potere. Il potere deriva a coloro che comprendono cio’ che sta accadendo. Quando la conoscenza
e la comprensione sono condivise, più persone possono assumere una parte responsabile nelle decisioni. Quanti credono nella democrazia di base troveranno che i suggerimenti proposti in questo manuale aiutano a rendere un gruppo, un movimento, piu’ democratico ed i suoi partecipanti più responsabili.
Anche a questo riguardo vale sottolineare che, se gli aspetti organizzativi sono nel manuale molto accentuati, essi devono sempre venir considerati nel quadro d’insieme, assegnando loro un posto subordinato rispetto ai valori e obiettivi basilari dell’agire nonviolento.
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Sommario del Manuale per l’azione diretta nonviolenta
I. Preparazione.
II. Lancio di un programma costruttivo.
III. Aspetti generali del metodo.
IV. L’addestramento.
V. Il piano dell’azione.
VI. I preparativi dell’azione.
VII. Studio della situazione legale.
VIII. Messa a punto di una disciplina collettiva.
IX. Sviluppo di una campagna di propaganda.
X. Raduno dei partecipanti.
XI. Inizio dell’azione.
XII. Come fronteggiare le rappresaglie.
XIII. Mantenere la vitalita’ del movimento.
XIV. I dirigenti.
XV. Quando la lotta si prolunga.
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Sezione I. Preparazione
A. Scegliere e presentare chiaramente gli obiettivi, come ad esempio:
1. Mettere in risalto una situazione ingiusta.
2. Far uscire da un vicolo cieco un negoziato in corso.
3. Protestare contro un abuso.
4. Mobilitare l’appoggio del pubblico.
5. Abolire una palese ingiustizia.
B. Sviluppare la volonta’ di resistere
1. Diffondere continuamente le notizie e i commenti appropriati, con un appello all’azione immediata.
2. Analizzare le diverse eventualita’ e alternative:
a) Inadeguatezza dei metodi impiegati finora per affrontare il problema;
b) Possibilita’ che si scateni della violenza e si determini una situazione
irrazionale o incontrollabile;
c) Le alternative offerte da un’azione diretta nonviolenta.
3. Mettere gli scettici e gli indifferenti di fronte al problema.
4. Esporre alle vittime una migliore situazione (per es., i vantaggi
dell’abolizione di insediamenti e servituà militari).
5. Intraprendere un’azione pionieristica – ad es., infrangere un divieto,
ponendo cosi’ in risalto la “propaganda del fatto”.
C. Mettersi in rapporto con organizzazioni similari
1. Consultare le organizzazioni che hanno scopi identici o affini ai tuoi,
la cui base puo’ essere influenzata dalla tua azione.
2. Consultare i gruppi alleati o simpatizzanti della zona dove avra’ luogo
l’azione.
3. Assicurarsi i nomi e gli indirizzi delle persone che possono collaborare
sul luogo.
4. Evitare di diffondere dei piani definitivi d’azione; ricercare il parere
e l’assistenza di tutti ad ogni livello di sviluppo della situazione.
5. Se dei gruppi rifiutano la loro collaborazione, adottare una politica di
neutralita’ piuttosto che di ostilita’.
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Sezione II. Lancio di un programma costruttivo
A. Definizione: e’ un programma con cui si colpisce un male alla radice, si
viene in aiuto alle vittime, si esemplificano in atto gli atteggiamenti
nonviolenti, e si sviluppa cio’ che Vinoba Bhave chiama “il potere di
indipendenza del popolo”.
B. Valori interni di un programma costruttivo:
1. Tutti si mettono al lavoro immediatamente.
2. Aiuta i partecipanti a comprendere meglio il problema e le sue
implicazioni.
3. Fornisce un creativo antidoto all’apatia e al risentimento.
4. Sviluppa le qualita’ necessarie alla resistenza nonviolenta:
autodisciplina, perseveranza, pazienza, fiducia in se’, rispetto dell’altro,
sopportazione delle fatiche, spirito d’iniziativa, accettazione gaia della
disciplina collettiva, ecc.
5. Costruisce l’appoggio popolare.
6. Esemplifica l’atteggiamento di servizio disinteressato alla comunita’,
ispirando cosi’ fiducia nel movimento e nella sua lealta’.
C. Esempi di lavoro costruttivo in preparazione dell’azione nonviolenta:
1. Campi di lavoro.
2. Cooperative.
3. Assistenza alle vittime dell’ingiustizia.
4. Opere di carita’ e assistenza a persone sofferenti o disagiate.
5. Lavoro in enti di servizio comunitario.
6. Doposcuola.
D. Complemento all’azione diretta
Nessuna “bonaccia” nel movimento allorche’ la campagna d’azione diretta e’
sospesa.
Dopo un periodo di estrema tensione nervosa, risulta specialmente utile un
lavoro costruttivo, e in particolare quello implicante un lavoro fisico.
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Sezione III. Aspetti generali del metodo
A. Sette fasi dell’azione diretta nonviolenta
1. Indagine. Determinare:
a) Fatti e atteggiamenti riguardanti il male in questione;
b) Forze implicate nella situazione: sociali, politiche, economiche, ecc.;
c) Struttura del potere della comunita’;
d) Ruolo della stampa, della polizia, dei dirigenti politici;
e) Atteggiamento dei principali gruppi della comunita’;
f) Situazione legale;
g) Responsabili delle decisioni politiche;
h) Fonti delle voci in circolazione;
i) Fatti reali che sottostanno a ricorrenti racconti romanzati;
j) Prossimi passi che gli enti della comunita’ e/o taluni dirigenti sono
preparati a fare.
2. Negoziato:
a) Sulla base dei fatti constatati, ricercare una politica per il
cambiamento;
b) Esser certi di trattare con coloro che hanno il potere di cambiare o
influenzare la politica in corso;
c) Utilizzare tutte le organizzazioni disponibili nella comunita’, capaci di
negoziare;
d) Registrare dettagliatamente lo sviluppo del negoziato.
3. Mobilitazione dell’opinione pubblica:
a) Utilizzare i grandi mezzi di informazione: radio, tv, giornali; procurare
articoli, notizie, foto, interviste;
b) Servirsi di oratori, riunioni pubbliche e private, rappresentazioni
cinematografiche e teatrali;
c) Suscitare discorsi e dibattiti pubblici, prediche;
d) Pubblicare bollettini speciali, volantini, opuscoli; riprodurre articoli
e discorsi;
e) Effettuare sondaggi dell’opinione pubblica;
f) Sollecitare dichiarazioni pubbliche di personalita’ importanti, fatte a
nome proprio o dell’organizzazione alla quale appartengono;
g) Incoraggiare l’adozione di risoluzioni di sostegno e pubblicizzarle;
h) Raccogliere petizioni;
i) Svolgere manifestazioni, assemblee;
j) Organizzare rappresentanze e delegazioni;
k) Fare appello a organizzazioni speciali: religiose, operaie, contadine,
educative, giovanili, femminili, professionali, commerciali, politiche,
etniche, ecc.
l) Intrattenere colloqui costanti con i dirigenti della comunita’.
4. Appelli straordinari:
Appello alle massime autorita’ istituzionali, locali o nazionali.
Dichiararsi disponibili ad accettare l’arbitrato o le offerte di mediazione
sia di un organismo che agisca in nome di un ente locale o governativo, sia
di un comitato apposito di cittadini.
5. Atti di sacrificio:
a) Un giorno o piu’ di digiuno, di preghiera;
b) Offrire una concessione importante, qualora non costituisca una
violazione di principio o non vada sostanzialmente contro il fine
perseguito;
c) Rinunciare a onorificenze o ricompense elargite dai fautori
dell’ingiustizia.
6. Ultimatum:
a) Esporre le lagnanze precise, i precedenti tentativi di negoziato, le
concessioni offerte e l’accoglienza che fu loro riservata;
b) Poiche’ tutte le azioni anteriori non hanno dato alcun risultato o
solamente causato degli indugi o perfino rappresaglie, fissare una data
limite per il conseguimento di rivendicazioni minime;
c) Informare per iscritto i responsabili della politica in atto; cosi’ pure
ogni altra persona che possa esservi implicata.
7. Azione diretta (vedere C qui di seguito)
Non intraprendere l’azione diretta che come ultimo ricorso, quando tutti gli
sforzi di persuasione siano falliti, quando l’attesa mostra di far
peggiorare la situazione, e la sola alternativa sarebbe di perpetuare uno
stato di cose intollerabile.
B. Tre avvertenze
Non rompere mai definitivamente i negoziati:
a) Prima o poi sara’ necessario riprenderli in ogni caso;
b) I negoziatori delle parti avverse possono vedersi l’un l’altro come
esseri umani, non come degli ostacoli o delle persone senza scrupoli che
cercano soltanto il proprio vantaggio;
c) Ciascuna parte puo’ cosi’ rispondere a tono alle false voci o alle
interpretazioni inesatte circa la propria posizione;
d) Evitare i mercanteggiamenti e le piccole controversie.
2. Tenere costantemente al corrente della situazione quelli che parteggiano
per te:
a) Far uscire articoli e notizie nei relativi organi d’informazione, e nella
stampa;
b) Tenere riunioni periodiche;
c) Poiché il costo della lotta puo’ essere alto e la sua durata
considerevole, un appello all’azione diretta puo’ risultare efficace solo
quando i partecipanti potenziali sono, come i dirigenti, convinti che
nessun’altra via onorevole puo’ essere intrapresa.
3. Cooperare con la parte avversaria su questioni onorevoli, ad esempio
unendosi ad essa in una iniziativa a favore della comunita’.
C. Forme e aspetti dell’azione diretta nonviolenta
1. Picchetto, veglia in un luogo simbolico.
2. Pedinamento (presenza insistente, anche con telefonate, per ricordare ad
una persona l’immoralita’ del suo comportamento).
3. Digiuno o sciopero della fame.
4. Noncollaborazione (ad es. di ditte che rifiutano appalti per la
costruzione o manutenzione di centrali nucleari, o di installazioni
militari).
5. Boicottaggio.
6. Sospensione del lavoro per un breve periodo.
7. Sciopero.
8. Sciopero a rovescio (lavorando dove e quando non permesso).
9. Occupazione (ad es., entrare in un luogo vietato e rifiutarsi di uscire).
10. Disobbedienza civile (es.: rifiuto della chiamata militare, di pagare la
percentuale di tasse destinata al bilancio militare, di prestare
giuramento).
11. Migrazione.
12. Manifestazioni varie: cortei, marce, proteste, assemblee, ecc.
D. Un insieme di forza e di persuasione
1. L’azione diretta nonviolenta unisce la forza sociale della protesta e
della noncollaborazione alla forza morale della sofferenza volontariamente
accettata per il bene degli altri.
2. Anche l’azione in se’ puo’ essere considerata come una forma di
persuasione: il suo scopo e’ di modificare le convinzioni e la volonta’
della parte avversa.
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Sezione IV. L’addestramento
A. Studiare la teoria e la pratica della nonviolenza.
B. Studiare nei dettagli alcune grandi campagne nonviolente.
C. Osservare, se possibile, un’azione diretta in atto.
D. Organizzare delle riunioni pubbliche all’aperto (sono degli eccellenti modelli di quanto bisognera’ affrontare in seguito a piu’ larga scala).
E. Organizzare un gruppo di studio periodico, e per il quale potra’ servire questo manuale.
F. Organizzare un seminario sulla nonviolenza:
1. Esporre a grandi linee la teoria e la pratica della nonviolenza.
2. Studiare fotografie, diapositive o films riguardanti manifestazioni sia nonviolente sia violente.
3. Preparare e tenere una riunione pubblica all’aperto.
4. Eseguire la “drammatizzazione” o “gioco dei ruoli” (sotto forma teatrale, viene riprodotta una situazione conflittuale di idee o di interessi).
G. Badare al buon comportamento individuale:
1. Pulizia della persona e degli abiti.
2. Pulizia dell’ambiente personale circostante.
3. Puntualita’.
4. Buon umore.
5. Note particolari:
a) Il gruppo sara’ accusato di esser sporco, disordinato, malfido, nevrotico, ecc. L’abitudine a modi ordinati rafforza il rispetto di se’ e quello
pubblico;
b) Ad evitare superbia o presunzione circa questa disciplina, temperarne le virtu’ con spirito umoristico.
H. Familiarizzarsi con l’esercizio regolare della meditazione.
I. Far uso di trattenimenti collettivi: il cantare in coro, la danza, il racconto di fatti eroici e costruttivi, le meditazioni di gruppo, i pasti in
comune.
J. Sviluppare capacita’ personali che al momento giusto saranno necessarie per il compimento di incarichi determinati; ad es.:
1. Uso efficace del materiale.
2. Lavori manuali.
3. Comunicazione verbale: facilita’ di parola, resoconti, ecc.
4. Comunicazione non verbale: il modo in cui ci si comporta, in cui si ascolta, ecc.
5. Padronanza di se stessi.
6. Partecipazione ad incarichi futuri (determinazione del ruolo del partecipante; che lo capisca bene; che sia ben disposto a compierlo, e ne
sia ben capace).
K. Stabilire diversi programmi di addestramento che possano essere adattati a bisogni, tempi, partecipanti diversi.
L. Ammettere che ogni addestramento di questo tipo e’ provvisorio. Distinguere tra “addestramento generale” e quello particolare che si applica a un progetto d’azione determinato.
M. Le abitudini e le capacita’ sviluppate nel condurre un lavoro costruttivo, rafforzeranno la fiducia nel tipo di forze su cui fa assegnamento la nonviolenza.
Sezione V. Il piano di campagna dell’azione diretta
A. Scegliere le forme appropriata di azione diretta
1. La forma appropriata dovrebbe emergere in via naturale dalla logica della
situazione e dei sentimenti di coloro che vi sono coinvolti.
2. La forma d’azione prescelta deve essere di fatto o potenzialmente alla
portata della comprensione e capacita’ dei partecipanti.
3. Non dare troppa importanza a considerazioni di pubblicita’ (sebbene vi
sia raccomandabile ogni accorgimento – vedi al riguardo la sez. IX);
assicurarsi piuttosto che l’azione progettata rifletta realmente e
debitamente le piu’ profonde verita’ e sentimenti che i partecipanti
vogliono comunicare.
B. Impiantare la struttura organizzativa
1. Determinarne la forma, quale ad es.:
a) Un gruppo gia’ esistente;
b) Un’organizzazione apposita, composta sia di gruppi, sia di individui, sia
di entrambi;
c) La coordinazione di piu’ sforzi da condurre in comune.
2. Mettere a punto i rapporti tra l’organizzazione e i gruppi collegati o
simpatizzanti.
3. Definire chiare linee di autorita’ e di responsabilita’.
4. Stabilire un’esatta procedura per le decisioni.
5. Nominare dei comitati e/o dei coordinatori:
a) Comitato direttivo, responsabile supremo;
b) Comitato amministrativo;
c) Direttore dei progetto;
d) Coordinatori o comitati speciali, quali: rapporti con la comunita’;
pubblicita’; lavoro d’ufficio; mezzi di trasporto; stampati, volantini,
ecc.; alloggio; cibo; finanze (v. sez. VI, F); volontari; comunicazioni (se
si tratta di un’azione a largo raggio).
C. Enucleare il piano d’esecuzione
1. Essere attenti al valore simbolico che puo’ essere evocato all’inizio
dell’azione, o in particolari occasioni durante il suo svolgimento, oppure
alla fine.
2. Redigere il piano delle attivita’ preliminari: raduni, veglie, corsi di
addestramento, e annunciarle abbastanza in anticipo.
3. Non divulgare il piano di esecuzione ne’ il susseguirsi degli avvenimenti
previsti prima di una completa consultazione con i gruppi interessati (per
cio’ che concerne, ad esempio, una marcia attraverso varie citta’).
4. Attenersi alle date previste; sta ai partecipanti apportarvi eventuali
adattamenti personali, cosi’ l’azione avra’ meno possibilita’ di indugiare e
impantanarsi in ritardi frustranti, ed al contrario avra’ maggior impulso
vitale.
D. Mobilitare speciali concorsi utili, quali:
esperti nell’addestramento; consiglieri legali; consiglieri finanziari
(abbozzare un preventivo di massima); alleati nella comunita’; alleati
esterni alla comunita’; specialisti organizzativi; specialisti pubblicitari.
*
Sezione VI. I preparativi dell’azione diretta
A. Apertura della sede centrale delle operazioni
1. Scegliere accuratamente il luogo per la sua comodita’ ed eventualmente per il suo significato simbolico. Puo’ essere un edificio in affitto, una
tenda, una roulotte, un magazzino, una dipendenza di chiesa, ecc.
2. Tenerla ordinata e pulita.
3. Esporre tutto il materiale pubblicitario: manifesti, avvisi, stendardi, ingrandimenti fotografici, ritagli di giornale, disegni satirici, ecc.
4. Annunciare l’inaugurazione.
5. Tenere una conferenza-stampa il giorno dell’inaugurazione.
B. Inviare avvisi formali dell’azione imminente
1. Lettere alle autorita’ interessate; eventualmente, far seguire delle visite.
2. Lettere ad altre persone e organizzazioni implicate.
3. Annunci nei giornali, radio, TV.
C. Finanze
1. Aprire un conto in banca, se necessario.
2. Tenere una contabilita’ semplice (il tesoriere puo’ risultare indisponibile).
3. Aver cura di essere esatti e onesti fino alla mania nelle questioni finanziarie (oltre le ragioni consuete, potrebbero esserci delle accuse di
sottrazione o abuso di fondi, o delle inchieste ufficiali).
4. Effettuare delle verifiche periodiche dei fondi.
5. Definire un bilancio.
6. Ricercare tutte le possibili fonti di entrata:
a) Lettere circolari sulla base di nomi accuratamente scelti;
b) Collette a convegni e riunioni pubbliche;
c) Contributi di sostenitori;
d) Fondi di mutuo aiuto;
e) Doni in natura: materiali, alimenti, ecc.;
f) Impegni per contributi ad un tempo stabilito.
D. Predisporre locali e luoghi di riunione (per riunioni di comitati, raduni di massa, servizi di pasto per molta gente, ecc.).
E. Tenere pronto il materiale e le forniture indispensabili
1. Una buona macchina da scrivere per le matrici del ciclostile.
2. Altre macchine da scrivere.
3. Ciclostile e accessori.
4. Carta intestata, fornitura d’ufficio, francobolli.
5. Utensili e materiale.
6. Materiale d’affissione.
7. Mobili, sedie, schedario.
8. Letti e sacchi a pelo per casi di bisogno.
9. Automobili o altri mezzi di trasporto.
F. Raccogliere tutte le informazioni sui diversi servizi utilizzabili nelle
vicinanze.
G. Provvedere ai mezzi di comunicazione
1. Telefono (preferibilmente piu’ di una linea).
2. Altoparlanti, e emittenti-riceventi quando si tratta di gruppi di
migliaia di persone.
3.Automobili per messaggeri speciali.
4. Bollettini giornalieri per azioni prolungate.
5. Se c’e’ il rischio di arresti, scegliere in anticipo degli osservatori
non suscettibili di venire arrestati, incaricati di trasmettere ai centri
direttivi le informazioni sull’evento in corso.
6. Tutti i messaggi importanti devono essere redatti: indicare a chi, da
chi, da dove, in quale data.
H. Preparare le istruzioni appropriate
1. Distribuire a ciascun partecipante informazioni dettagliate sui movimenti
del gruppo.
2. Ciclostilare il regolamento di disciplina collettiva (vedi sez. VIII).
3. Preparare istruzioni precise e complete per ciascun coordinatore e
capogruppo.
4. Preparare le informazioni o questioni preliminari da inviare ai
partecipanti prima del loro arrivo.
I. Registrare i partecipanti, possibilmente prima dell’inizio dell’azione
1. Per inviare loro delle informazioni man mano che l’azione prende corpo.
2. Per acquisire dati sulle loro capacita’ individuali.
3. Per fare un sondaggio su come e’ accolta l’azione progettata, quali
problemi solleva e come la si immagina.
J. Preparare cartelli, volantini e altri avvisi
1. I cartelli indicatori siano chiari e attraenti.
2. Dipingere le principali insegne in lettere nere sufficientemente grandi e
marcate affinche’ possano dare buone fotografie.
3. Le scritte siano brevi e chiare; ripetere i motti piu’ importanti.
4. Tutte le insegne e scritte in genere devono essere preliminarmente
approvate dal comitato direttivo.
5. Qualora si prevedano momenti di particolare tensione, non fissare i
cartelli a dei bastoni, poiche’ se si determinasse un attacco potrebbero
venir usati per colpire qualcuno, e ne sarebbe biasimato il gruppo; legare
invece due cartelli insieme sulle spalle, tipo sandwich.
6. Il testo dei volantini deve essere chiaro, abbastanza lungo perche’ il
messaggio sia efficace e abbastanza succinto per incoraggiarne la lettura
immediata; essere chiari sullo scopo del volantino, e che cosa proponi che
il lettore faccia di conseguenza.
7. Preparare volantini e cartelli con molto anticipo – altrimenti si
determinano spesso dei ritardi.
*
Sezione VII. Studio preliminare della situazione legale
A. Verificare quali sono i diritti di proprieta’, pubblica e privata.
B. Verificare i regolamenti locali interessanti l’area dell’azione
progettata.
C. Studiare le disposizioni di legge relative alle manifestazioni.
D. Sapere dove ottenere assistenza legale
1. Avvocati.
2. Il magistrato piu’ vicino per eventuali ricorsi alla giustizia.
*
Sezione VIII. Messa a punto di una disciplina collettiva
A. Una disciplina collettiva assolve a tre funzioni:
1. Una disciplina e’ come un attrezzo. Gli attrezzi, in senso proprio o
figurato, permettono a persone ordinarie di compiere cio’ che fino a quel
momento era possibile soltanto ad uomini dotati di forza, capacita’ o
intelligenza eccezionale”.
2. Aiuta a prevenire azioni o reazioni che portano a disunione o confusione,
o ad operare contro gli stessi obiettivi dell’azione.
3. Costituisce un mezzo col quale un gruppo di persone puo’ collettivamente
realizzare il compito che si e’ fissato.
B. La partecipazione all’azione deve essere condizionata dall’accettazione
preliminare della disciplina – non devono venir ammesse eccezioni.
C. I termini di questa disciplina devono essere sanzionati dal comitato
direttivo.
D. I termini della disciplina potrebbero essere, in forma semplificata, i
seguenti:
1. Noi ci sforzeremo in ogni momento, e specialmente di fronte a
provocazioni o a condizioni difficili, di dare prova di buona volonta’.
2. Se siamo attaccati, non faremo ritorsioni, al contrario ci sforzeremo di
essere benevoli e tolleranti.
3. Accettiamo che una persona designata sia responsabile di determinate
iniziative e di sottostare alle sue decisioni anche se, in certi casi, non
saremo del tutto d’accordo sulla decisione o non la comprendiamo bene.
4. Se in coscienza non possiamo rispettare simile decisione, non faremo
nulla per contrastarla senza comunque partecipare a questa fase dell’azione,
nella fiducia che a causa di cio’ non vi sara’ da entrambe le parti nessun
sentimento di biasimo o di rottura della solidarieta’.
5. In caso di arresto ci lasceremo prendere senza resistenza e con calma.
6. Ci sforzeremo di essere puntuali in ogni circostanza, e di assolvere in
coscienza ai compiti per i quali ci siamo offerti volontariamente o che ci
sono stati assegnati.
7. Partecipando all’azione ci atterremo alle prescrizioni del comitato
direttivo.
8. Presenteremo i nostri punti di vista tenendo debito conto di quelli degli
altri, cercando sempre di agire di comune accordo.
E. L’aderenza alla disciplina dipende da molti fattori, in particolare la
lealta’, il coraggio e l’abnegazione (vedi sez. XIII, H).
*
Sezione IX. Sviluppo di una campagna di propaganda
A. Definire con chiarezza gli obiettivi da raggiungere, per poter:
1. Fare ben conoscere la questione all’opinione pubblica.
2. Assicurare che i tuoi scopi e dichiarazioni siano riportati fedelmente,
cosi’ come li hai espressi.
3. Rettificare le false impressioni, le dicerie tendenziose, le notizie
false.
4. Raggiungere meglio dei simpatizzanti sconosciuti.
B. Redigere un piano di esecuzione
C. Preparare:
1. Un memorandum esplicativo generale.
2. Delle brevi biografie di dirigenti e partecipanti piu’ rinomati, e di
altre persone che offrano uno speciale interesse.
3. Indicazioni su come preparare e pubblicare un bollettino di notizie.
4. Un modello di notiziario che i partecipanti potrebbero far riprodurre nei
loro rispettivi giornali locali.
D. Diffondere comunicati, per esempio a:
1. Giornali nazionali e locali, agenzie di stampa.
2. Giornali in lingua estera, agenzie di stampa estere.
3. Notiziari di emittenti radiofoniche e televisive.
4. Redattori di editoriali dei principali periodici.
E. Utilizzare la radio e la televisione
1. Preparare delle interviste in anticipo.
2. Predisporre “documenti” su fatti e personalita’ rilevanti, che a un
momento dato verranno di attualita’.
3. Registrare su nastro magnetico i discorsi piu’ importanti perche’ possano
poi essere trasmessi per radio.
F. Visitare le persone influenti
1. Capi-redattori.
2. Direttori di giornali-radio e televisivi.
3. Giornalisti speciali.
G. Scrivere “lettere al direttore”:
1. Periodicamente da persone responsabili del progetto.
2. Da partecipanti.
3. Da sostenitori.
H. Suggerimenti per l’azione in svolgimento
1. Designare un responsabile del servizio stampa. Questi potra’ nominare
altri perche’ assolvano a tempo dei compiti speciali.
2. Verificare da dove provengano i giornalisti e i fotografi per essere in
grado di meglio seguirli e trar profitto dal loro lavoro.
3. Definire chiaramente la persona autorizzata a parlare a nome del
progetto.
I. Raccomandazioni generali
1. Badare a che i fattori pubblicitari non falsino il senso dell’azione,
soprattutto ai suoi inizi.
2. Diffondere informazioni con regolarita’.
3. Chiedere ai sostenitori di raccogliere ogni ritaglio utile di giornale,
indicandovi titolo e data.
4. Non essere troppo avidi di pubblicita’. Si tratta soprattutto di
informare, non di vedere un nome o una fotografia nei giornali, ne’ di
esagerare il senso dell’azione o i risultati ottenuti.
5. Avere una cura estrema della fedelta’ delle citazioni; verificarle piu’
volte.
6. Tenere aggiornata una documentazione completa dei bollettini di
propaganda e dei comunicati stampa; pubblicarli e diffonderli regolarmente
per posta.
7. Riprodurre i documenti importanti o foto appropriata ad uso volantino, da
distribuire localmente o per posta. Fare un montaggio di fotografie e di
ritagli di giornali.
8. Fare attenzione a notizie locali, nazionali o internazionali che possono
aiutare a dare impulso alle vicende in corso.
9. Studiare qualche manuale di pratica pubblicitaria.
*
Sezione X. Raduno dei partecipanti
A. Iscrivere i partecipanti, per:
1. Poter mettersi in immediato contatto con essi, in caso d’urgenza.
2. Raccogliere tutte le informazioni utili ai fini della propaganda.
3. Disporre dei loro nomi, indirizzi e attitudini particolari, cosa che
aiutera’ i diversi comitati nello stabilire i propri piani.
4. Formare una lista di coloro ai quali saranno inviati in seguito
bollettini, richieste di fondi, suggerimenti di azione.
B. Salutare e accogliere caldamente le persone; farle sentire parte
dell’iniziativa fin dall’inizio.
C. Tenere una riunione dei partecipanti
1. vedi sez. IV, I: come formare l’unita’ di gruppo.
2. Riconfermare i maggiori obiettivi dell’azione e il suo piano di
esecuzione.
3. Leggere le dichiarazioni e le risoluzioni di sostegno.
4. Distribuire gli stampati di maggior rilievo.
5. Sottolineare le procedure e le istruzioni.
6. Discutere e chiarire le questioni e i problemi sollevati.
D. Se l’azione richiede uno sforzo prolungato, sara’ necessario convocare
riunioni regolari per:
1. Fare prender bene ai nuovi aderenti la coscienza dell’unita’ d’azione.
2. Spiegare novita’ o modifiche nelle modalita’ o mezzi di esecuzione.
3. Render conto di nuovi sviluppi o proposte.
4. Prendere ogni disposizione utile di valore generale.
E. Due buoni consigli
1. Scegliere con cura il presidente delle riunioni; egli deve avere un’idea
chiara degli obiettivi di esse. Suo compito principale saraà di ispirare
fiducia nella causa e nella sua conduzione. Evitare la tentazione di
scegliere un “nome famoso” senza avere sufficientemente soppesato gli
elementi suddetti.
2. Distinguere nettamente le questioni che devono essere trattate nelle
riunioni generali dalle questioni che sara’ meglio lasciare alla cura dei
comitati appositi.
*
Sezione XI. Inizio dell’azione
A. Scegliere con cura i partecipanti che inizieranno l’azione
1. Se l’azione rischia di sfociare in atti di violenza o in disordini (da parte di avversari, spettatori o polizia), scegliere un piccolo numero di
militanti tra i piu’ disciplinati e fidati.
2. Non scegliere persone solo perche’ si offrono volontariamente, ma perche’ hanno le qualita’ richieste. Nominare un comitato che provveda alla scelta.
3. Premunirsi per l’eventualita’ di sostituzioni o di un successivo gruppo d’intervento.
4. Scegliere il portavoce del gruppo.
B. Riunirsi nel luogo stabilito
1. Fissare un orario appropriato per i movimenti del gruppo, specialmente di grandi folle; altrimenti, gli orari non saranno osservati oppure i
capigruppo tenderanno a riunire i partecipanti alla maniera di un gregge.
2. Distribuire il materiale: cartelli, volantini, insegne, ecc.
3. Impartire in modo chiaro le istruzioni. Ripeterle nel caso, piuttosto che darle per scontate.
C. Incominciare l’azione
l. Portarsi dal luogo del raduno al luogo prefissato per l’azione.
2. Fare il massimo per evitare che si crei confusione e perche’ questa fase iniziale proceda con ordine e dignita’.
3. E’ compito dei capigruppo di fornire l’esempio, e gli altri prontamente vi si intoneranno.
4. I partecipanti risponderanno a eventuali interlocutori, forze dell’ordine o giornalisti, di rivolgersi al coordinatore o al portavoce dell’azione
prestabiliti.
5. Stare in piedi o sfilare o stare seduti, a testa alta e in modo composto:
non agitarsi, gridare, ridere sguaiatamente, buffoneggiare; in talune circostanze, sarebbe bene non fumare.
6. Seguire le istruzioni dei capigruppo con prontezza e buon umore.
7. Non abbandonare mai il posto assegnato senza aver prima informato personalmente il capogruppo.
8. Astenersi dal prendere fotografie mentre si e’ al proprio posto;
verificare col capogruppo quale sia il momento e l’opportunita’ di farlo.
D. Distribuzione dei volantini
1. Designare preferibilmente almeno due persone per ogni posto di
distribuzione.
2. Assicurarsi di poter fornire regolarmente ai distributori la quantita’ di
volantini necessaria.
3. Insegnare ai distributori come dovranno sinteticamente rispondere a chi
chiedera’ loro: “Di che cosa si tratta?”, oppure “A quale organizzazione
appartenete?”.
4. I distributori devono raccogliere tutti i volantini gettati (per non essere spiacevolmente accusati di cospargere la strada di rifiuti).
5. Per strada, sul marciapiede o in un’area pubblica, stare attenti a non di sturbare il libero passaggio dei pedoni o dei veicoli.
6. In caso di pioggia, premunirsi di un sacchetto di plastica per proteggere i volantini.
E. Consigli circa le veglie silenziose
1. Tenersi in piedi, non in modo rigido ma in un atteggiamento naturale, disteso.
2. Mantenere per quanto possibile il silenzio assoluto; solo raramente un commento o una parola possono essere cosi’ importanti da non poter essere
taciuti.
3. Camminare in modo ordinato, in un percorso adiacente ogni mezz’ora circa e per qualche minuto (con piu’ frequenza se fa freddo). Cio’ non
significhera’ “rompere” la veglia.
4. Cambiare i turni ogni due ore circa.
5. Far uso di insegne con sobrieta’; concentrare l’effetto sulla qualità della veglia: qui il numero non e’ decisivo, ma la convinzione e la
costanza.
F. Raccomandazioni ai capigruppo
1. Cercare di evitare ogni inutile movimento affrettato.
2. Dare le istruzioni con voce chiara e sicura, evitando peraltro gli ordini perentori e modi imperiosi.
3. Non dimenticare che l’esempio dato dal capogruppo si diffonde agli altri.
*
Sezione XII. Come affrontare le rappresaglie
A. Provocazioni
1. Uno dei maggiori obiettivi dell’avversario puo’ essere quello di
provocare il gruppo dei partecipanti:
a) a pronunciare parole inopportune;
b) a lanciare accuse esagerate o imprecise e che non possono poi essere
provate;
c) a comportarsi in modo agitato e indegno;
d) ad abbandonarsi alla confusione e al disordine;
e) al contrasto tra gli stessi capigruppo;
f) alle defezioni nelle file del gruppo;
g) alla violenza.
2. Di fronte alle provocazioni, occorre evitare sia di accettarle con
leggerezza sia di stare al gioco, e assumere invece una piena compostezza.
Non abbandonare la propria calma. Di fronte al ridicolo, le ingiurie o le bravate, rimanere dignitosi e comprensivi nei confronti dei provocatori.
3. Meglio ancora: di la’ dal semplice autocontrollo, dimostrarsi creativi e capaci, secondo l’ispirazione del momento, di qualche iniziativa felice.
B. Violenza
1. Mettere a punto e tenere sotto controllo i modi per dominare, contenere o
prevenire la violenza:
a) impegno alla nonviolenza;
b) stretta osservanza della disciplina collettiva;
c) lealta’ reciproca tra i partecipanti;
d) buon ordine dell’azione (non permettere di rompere le fila).
2. I partecipanti devono agire solo su disposizioni del capogruppo: non
intervenire, salvo che per soccorrere una persona ferita; ricordarsi che ci
siamo dichiarati disponibili a subire un’eventuale violenza, e che nondimeno
esiste anche la possibilita’ di dar prova di spirito creativo.
3. Se il colpo dell’aggressore non e’ troppo duro o paralizzante, la persona
attaccata puo’ tentare di riprendere l’iniziativa; ad es., con la voce piu’
calma possibile, puo’ chiedere: “Signore, posso farle una domanda?”.
4. Compete al capogruppo di far allontanare i feriti, fornire se necessario
i primi soccorsi o assicurare l’assistenza di un medico.
5. Talvolta il gruppo puo’ spontaneamente intonare una canzone o recitare
una preghiera.
6. Non ricorrere alla polizia per aiuto.
7. Osservare accuratamente l’atteggiamento degli spettatori: puo’ risultare
di capitale importanza non soltanto per determinare l’esito fisico
dell’incidente, ma anche per interpretarlo meglio piu’ tardi o nei suoi
effetti sul pubblico.
8. Tenere presente che talvolta un uomo non ritorna alla ragione che quando
vede se stesso commettere un atto di violenza per perpetuare la propria
situazione di privilegio, il proprio torto o ingiustizia.
C. Arresto e incarcerazione
1. Salvo rare eccezioni, non opporre resistenza all’arresto e far capire
chiaramente fin dall’inizio che questa e’ la tua intenzione.
2. Decidere, dopo aver consultato esperti, se dichiararsi colpevole o
innocente.
3. Considerare se accettare o no l’assistenza di un legale
all’interrogatorio o al processo. Un legale che non condivida le tue
convinzioni nonviolente puo’ creare facilmente al processo un clima emotivo
non propizio.
4. Soddisfare di buon grado alla disciplina del carcere, ad eccezione di
affronti oltraggiosi o di ordini la cui esecuzione violerebbe la coscienza.
5. Informarsi anticipatamente sulla vita in carcere.
6. Rappresentanti del gruppo dovrebbero visitare le famiglie dei reclusi e
fornire un aiuto a quelle particolarmente bisognose.
7. Non cercare deliberatamente di venire arrestato o messo in carcere, ma se
cio’ dovesse risultare quale sbocco naturale del tuo impegno, accettalo non
come una penosa necessita’ ma come un degno servizio alla causa per la quale
stai combattendo.
D. Rappresaglie
1. Possono consistere in: percosse; attentati nelle case private, nella sede
centrale, nei raduni; vessazioni e minacce di vario genere; telefonate
villane o minacciose; sottrazione o distruzione di beni; sequestro di
ostaggi; boicottaggio; sospensione dal proprio lavoro o incarico; noie
giudiziarie; arresti in massa, proibizione delle assemblee e delle stesse
organizzazioni; ecc.
2. Possono essere dirette contro: dirigenti; partecipanti e/o loro parenti e
amici; sostenitori o simpatizzanti; perfino contro semplici spettatori.
3. Simili rappresaglie mettono a dura prova l’unita’ e la perseveranza del
gruppo.
4. Premere sulle autorita’ affinche’ agiscano (e non facciano semplici
deplorazioni) per reprimere la violenza e il disprezzo delle leggi.
5. Reclamare che una inchiesta sia aperta da un rappresentante delle
autorita’, o da un’organizzazione indipendente, oppure da un comitato di
cittadini.
6. Dare ogni assistenza possibile alle vittime, in particolare a quelle che
si siano trovate implicate per caso.
7. Ricordare costantemente che queste azioni malvagie risultano dai veleni
prodotti da ingiustizie e da mali prolungati che alcuni vorrebbero
perpetuare; che la controviolenza o la controrappresaglia non farebbero che
diffondere ancor piu’ quei veleni, i quali possono esser rimossi soltanto
dall’accettazione della sofferenza volontaria di coloro che si assumono la
responsabilita’ di agire decisamente contro questi mali.
*
Sezione XIII. Assicurare la vitalita’ del movimento
A. Elaborare nuovi simboli
1. Azioni eroiche e quelli che le hanno compiute.
2. Le vittime delle rappresaglie.
3. Quelli che sono in prigione.
4. Anniversari di avvenimenti rimarcabili.
5. Distintivi, adesivi, insegne, vestiti, bracciali, ecc.
B. Perseguire costantemente gli sforzi di persuasione
1. Fare in modo che il pubblico non perda di vista i principali obiettivi.
2. Ricercare l’appoggio di persone non ancora impegnate o indecise.
3. Sforzarsi soprattutto di persuadere l’avversario: per esempio, fare
appello a quelli che si sono abbandonati alla violenza affinche’ non
partecipino piu’ a tali indegnita’ e aderiscano al movimento.
4. Tenere regolarmente al corrente gli aderenti, in particolare sui
progressi realizzati, le iniziative di sostegno, il contributo dato dal
partecipanti.
5. Sforzarsi di estendere la cerchia dei partecipanti e dei simpatizzanti.
C. Incoraggiare ed organizzare delle azioni di sostegno
1. Dichiarazioni di personalita’ eminenti.
2. Risoluzioni di gruppi simpatizzanti.
3. Manifestazioni o raduni di sostegno.
4. Lettere e visite alle autorita’.
5. Gruppi di mutua assistenza.
D. Saper conservare l’iniziativa
1. Rispondere in maniera costruttiva alle calunnie e alle rappresaglie.
2. Quando la situazione sembra non aver via d’uscita, sperimentare un nuovo
modo di affrontarla.
3. Elaborare nuove proposte e offerte per un negoziato.
E. Trattare i dissenzienti con pazienza e lealta’
1. Non impiegare mezzi antidemocratici nel caso di obiezioni ai dirigenti,
alla disciplina o agli obiettivi da raggiungere.
2. Di fronte a lagnanze o proteste, anche se di partecipanti di carattere
problematico, riconoscere in esse i sintomi di uno stato di cose non
soddisfacente. Non tenere unicamente conto dei “fatti” che motivano la
lamentela, ma anche dei sentimenti che essa riflette.
3. Smascherare gli agenti provocatori senza, tuttavia, abbandonarsi alla
collera o alla ritorsione. Sforzarsi piuttosto di guadagnarli alla buona
causa (se non pure di riguadagnarli: sono infatti spesso dei vecchi aderenti
di cui sa servirsi la parte avversa).
4. Sforzarsi di affrontare ogni situazione imprevista senza che il pubblico
vi trovi a ridire. Tentando personalmente e con calma di risolvere le
difficolta’ insorte, sara’ piu’ facile per i dissidenti cambiare le loro
opinioni e atteggiamenti, e saranno risparmiate al movimento molte
contrarieta’.
5. Una nota speciale circa i rapporti con forze opportuniste. Se delle
persone conosciute o sospettate di appartenere a tali forze si uniscono al
movimento, a nome personale e in numero ristretto, e’ dovere dei dirigenti
assicurarsi che lo fanno non strumentalmente, ma per motivi e fini lodevoli;
in certi casi, si puo’ loro richiedere di desistere. Nessuna di quelle
persone dovra’ comunque introdursi nei quadri dell’organizzazione. Di
contro, opporsi immediatamente, in maniera decisa e democratica, a qualsiasi
tentativo di sovvertire o far deviare il gruppo dal suoi obiettivi
principali o dal suo impegno alla nonviolenza.
F. Proseguire senza sosta l’addestramento, l’educazione e l’istruzione degli
aderenti
1. Tutti hanno bisogno di rafforzare i propri ideali fondamentali, il loro
senso dei valori.
2. Sono sempre necessari nuovi dirigenti, sia nel corso normale degli
eventi, sia specialmente quando un gruppo in carica sia stato arrestato o
colpito o isolato.
3. Incoraggiare lo studio e la discussione tanto della teoria quanto della
pratica della nonviolenza.
4. Da notare questa osservazione di un esperto militare: “E’ necessario
ammettere per principio che l’addestramento prosegue sul campo di battaglia
fino al termine delle ostilita’, senza tregua, anche per i migliori
soldati”.
G. Impiegare il maggior numero possibile di volontari
1. Malgrado la sua difficolta’ e complessita’, questa raccomandazione e’ da
seguire al fine di:
a) ripartire giudiziosamente il carico di lavoro;
b) intensificare l’unita’ e il morale del movimento;
c) scoprire e valorizzare nuovi dirigenti;
d) evitare, con un piu’ esteso controllo e partecipazione, che il potere di
agire possa concentrarsi nelle mani di una elite;
e) aprire la strada a una partecipazione democratica al nuovo ordine sociale
che il movimento cerca di realizzare.
2. Dare al volontari l’opportunita’ di assumere responsabilita’, decisioni e
iniziative significative; non dovrebbero essere confinati soltanto a lavori
abitudinari.
3. Un movimento i cui partecipanti sono profondamente, regolarmente e
individualmente coinvolti nel loro compiti e’ il miglior antidoto a molti
mali, quali ad es.:
a) accuse di manipolazione di pochi dirigenti avidi di potere;
b) sentimenti di vanagloria in dirigenti eminenti;
c) agenti provocatori;
d) esagerate tendenze burocratiche;
e) disfattismo in tempi difficili.
H. Il morale dei partecipanti
1. Il morale non e’ un fattore distinto e autonomo al di fuori delle
considerazioni di questa sezione, esso rappresenta la risposta d’insieme dei
partecipanti; e’ il pensiero e il sentimento del gruppo.
2. Il morale sara’ elevato se l’esperienza dei partecipanti da’ loro la
possibilita’ di vivere creativamente, di superare le prove, e di operare
lealmente con i propri compagni votati anch’essi a valori e a fini comuni.
3. “La vera disciplina e’ il prodotto del morale”.
4. I partecipanti non devono pensare ne’ credere di essere delle ruote di
una macchina o dei nomi registrati in uno schedario, ma, al contrario, di
far parte d’un gruppo che si interessa veramente di loro come esseri umani e
del loro bene.
5. Il morale non diverra’ necessariamente piu’ alto per il semplice impegno
verbale a servire una causa o un gruppo, o per la dichiarata determinazione
a “fare la propria parte di lavoro”, oppure per la probabilita’ di riuscita
di questa o quell’azione; esso sara’ piuttosto fondato sulle concrete
attivita’ della vita quotidiana.
I. Il gruppo deve, in numerose e svariate maniere, dare l’esempio della
nonviolenza come marchio del suo carattere, come distintivo della sua
meritevolezza; nonviolenza che e’ “incremento continuo del rapporto con
tutti”, “apertura all’esistenza, alla liberta’, allo sviluppo di ogni
essere”.
*
Sezione XIV. I dirigenti
A. Le qualita’ necessarie sono quelle generalmente richieste per dirigere
con successo iniziative di gruppo. Per quanto riguarda le azioni
nonviolente, vi e’ tuttavia una importante differenza: la struttura o la
tradizione autoritarie non vi hanno posto alcuno.
B. Gia’ prima dell’azione, occorre che i dirigenti facciano tra loro
l’esperienza del lavoro di gruppo e, se possibile, anche durante il periodo
preliminare di addestramento.
C. Il coordinatore non deve ritenersi “al di sopra” di tutta l’operazione,
ma come uno cui compete una funzione significativa: il coordinamento. Gli
altri lo considereranno, nell’esercizio della sua funzione, “primo tra
uguali”.
D. Le decisioni, per risultare efficaci, devono essere basate su
informazioni accurate, molte delle quali saranno apportate proprio dai
dirigenti. Le relazioni devono essere precise e presentare la nuda verita’,
distinguendo tra il fatto e il giudizio di chi lo riferisce. Gli effetti
cumulativi di informazioni inesatte costituiscono un sostanziale ostacolo
all’esecuzione efficace di un piano d’azione.
E. Il ruolo di dirigente esige, soprattutto, che sappia riflettere con
chiarezza allorche’ avvenimenti o possibilita’ impreviste lo investano
all’improvviso.
F. Prima dell’inizio dell’azione, i dirigenti superiori devono vigilare
affinche’ ci sia equilibrio fra l’elaborazione del piano d’azione e la messa
a punto delle diverse attivita’ interne al gruppo. Ad azione avviata, essi
devono poter contare sui loro collaboratori gia’ designati per
l’assolvimento di compiti specifici, e concentrare il proprio pensiero ed
energie sull'”orizzonte” dell’azione.
G. La migliore qualita’ di un buon dirigente e’ l’amalgama tra una dedizione
integra e ferma, e una capacita’ di flessibilita’ tattica e di salvaguardia
dei sentimenti umani. Si e’ presto e pienamente leali con tali dirigenti.
*
Sezione XV. Quando la lotta si prolunga
A. Secondo Gandhi una campagna nonviolenta provoca cinque reazioni tipiche:
l’indifferenza, il ridicolo, l’insulto, la repressione, il rispetto. Il raggiungimento di quest’ultimo stadio puo’ richiedere un’azione prolungata o
parecchie campagne.
B. Un programma costruttivo acquista grande significato quando il conflitto si protrae. La resistenza prolungata puo’ indebolire l’avversario, ma non si
tratta di vincerlo bensi’ di convertirlo, di realizzare la giustizia e la riconciliazione. L’effetto congiunto di una sostenuta ed eroica resistenza
attraverso la nonviolenza e i risultati positivi ottenuti mediante il suo lavoro e servizio costruttivi, possono provocare l’adesione dei non
impegnati (la cui influenza puo’ essere decisiva).
C. Puo’ esservi diversita’ di vedute sul fatto di allargare gli obiettivi dell’azione o del movimento, o invece di concentrarsi su un obiettivo
dominante. Le due strategie hanno ognuna il proprio merito. Di solito non si decide, al riguardo, sollecitati automaticamente da una questione di
principio, ma basandosi sul proprio giudizio o sul “senso della situazione”.
D. Cio’ a cui si tende non e’ ne’ la vittoria in se’ ne’ la disfatta dell’avversario nel senso angustamente personale o organizzativo, ma una
trasformazione dei rapporti tra le parti interessate: cio’ all’interno di una certa struttura sociale, ovvero tra gli individui e i gruppi che
agiscono in essa, o ancora in un nuovo ordine sociale. La vittoria sarà quella della giustizia e della dignita’ umana. Questa trasformazione nei
rapporti deve, dall’inizio alla fine, restare il momento centrale, la ragion d’essere dell’intera iniziativa, conformandovi l’atteggiamento sia interno
sia esterno del gruppo dell’azione.
E. Una lotta prolungata puo’ essere necessaria, poiche’ antichi torti non sono rapidamente riparabili, ne’ gli sfruttatori rinunciano facilmente al
profitto dei loro sfruttamento. Allora si accentua il bisogno di organizzazione; ma l’organizzazione tende a perpetuare se’ stessa e, di
conseguenza, a perpetuare la spaccatura tra i gruppi contendenti. Gli aderenti alla nonviolenza devono sforzarsi di trascendere i confini della
lotta in atto, e di portare a stabilire rapporti costruttivi tra le parti interessate.
F. “La forza della verita’ e’ una forza ben piu’ grande delle armi o delle prigioni, piu’ stimolante della gloria o della paura, del successo o del
denaro, piu’ persuasiva di ognuna delle idee con le quali gli uomini cercano di allargare il proprio “ego” e di darsi un’importanza indebita nelle
manifestazioni esterne della loro vita, Essa trionfa sull’oppressione, dissolve la paura, scuote il cuore del potente, rinvigorisce i muscoli del
debole”.
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